Talento puro, centrocampista completo, sette gol nelle ultime quattro partite con il Tottenham. E un interesse già conclamato da parte dei grandi club.
Wonderkid
Vent’anni, e già 159 presenze da professionista. Con 45 gol. Più altre due reti in 15 presenze con la nazionale inglese. Ovviamente, quella maggiore: non c’è stato il tempo di giocare con le selezioni giovanili. La storia numerica di Dele Alli fa impazzire già così, da sola. E invece è solo un supporto statistico ad una roba ancora più incredibile, più importante. Dall’enorme portata internazionale. Quando in redazione ci siamo detti “facciamo un pezzo su Alli?”, qualcuno non lo conosceva. Un altro ha ribattuto: “guarda che siamo su livelli top, già ora. Real Madrid, Manchester United, Manchester City. A vent’anni appena compiuti”. Non c’è altro modo, forse, per spiegare il concetto di wonderkid: bambino meraviglia.
Un gol della stagione scorsa, che non è niente male.
Milton Keynes, poi il Tottenham. Dele Alli ha avuto una carriera che è un’ascesa, rapida e fulminante. In due stagioni vere, la chiamata dalla Premier (e da un club di lusso come il Tottenham) e il posto da titolare. Poi, altre due stagioni da 20 gol complessivi. Oggi, siamo a 7 gol nelle ultime 4 partite con la maglia degli Spurs. Più 6 tackle vinti, e 62 passaggi completati (i match di riferimento scendono a 3). La sublimazione del tutto è arrivata ieri sera, nel derby contro il Chelsea di Antonio Conte. Una squadra che veniva da 12 vittorie consecutive, e che ne ha presi due. Dal Tottenham, dal suo campione fatto in casa.
Ieri sera.
La sublimazione, sì. Perché parliamo di due gol di testa realizzati da uno che di mestiere farebbe il centrocampista. O meglio il trequartista dietro l’unica punta, ma che comunque non fa l’attaccante. La completezza, dunque: nel match contro la prima in classifica, il Tottenham la sblocca e la vince con due reti di posizionamento e inserimento, segnate da chi – di solito – si occupa di cucire il gioco offensivo. Tutto questo, per dire una cosa che abbiamo già detto. Per confermarla. Siamo davvero di fronte a un top player assoluto. Che ha soli vent’anni, che ne compirà 21 il prossimo anno. E che è un calciatore già fatto e finito.
Un po’ il discorso dei 28 milioni per Gagliardini che abbiamo fatto ieri. Un calciatore così, con 15 presenze e un gol nelle coppe europee (il gol è in Champions, ça va sans dire), quanto vale? E quanto varrà, dopodomani, quando il City o il Real Madrid avranno bisogno di un centrocampista di inserimento e penseranno a lui? Per Transfermarkt, siamo sui 20 milioni di euro. Ovviamente, non basterebbe il triplo, soprattutto oggi, per portarlo via a Pochettino. Un tecnico che, durante la prima stagione con Alli in squadra, lo definì (già) così: «Dele è un giocatore speciale, che ha forza per giocare da area ad area ma ha anche grande tecnica. Quando gioca da numero 10 ha movimenti da attaccante, ma quando è utilizzato come numero 8 o 6, si muove come un centrocampista difensivo». Anche lui si è fatto sedurre dalla completezza.
Sviluppo
Ora, ovviamente, arriverà la parte più difficile. Quella divisa a metà tra le voci di mercato e la necessità di confermare ovunque, sempre e comunque, questo talento (effettivamente) smisurato. Una ricerca semplice su Google, “Dele Alli transfer”, rimanda a una miriade di articoli con i soliti noti coinvolti. Ovvero, Dele e il Tottenham – e vabbè, per forza. Poi, ecco Real Madrid e Manchester United. E il primo pezzo che leggiamo, subito, è 50 milioni di sterline. Ovvero, al cambio di oggi, poco più di 50 milioni di euro. La valutazione di Transfermarkt riscritta due volte, con maggiorazione.
Insomma, siamo di fronte a un ragazzo che può segnare un’epoca. Un top player vero, già riconosciuto, già presente nella narrazione del calcio di altissimo livello. Titolare agli ultimi Europei, stella riconosciuta della squadra che, durante lo scorso campionato, è arrivata seconda nel campionato più bello del mondo. Lo stesso club per cui il nostro Marco Ciriello faceva il tifo l’anno scorso, contro il Leicester. Scriveva così:
Se fossero due libri: il Tottenham sarebbe un romanzo complesso e avvincente con una trama forte e una lingua innovativa (il meccanismo delle false ali sta alle note di David Foster Wallace), mentre il Leicester sarebbe un romanzetto di formazione con punte di sentimentalismo e una lingua elementare con personaggi da favola (Vardy, sì ancora lui)
La lingua innovativa, anche se Ciriello non lo dice apertamente, la parla pure Dele Alli. Anzi, lui la insegna. La lngua del calcio. E la insegnerà ancora per tanto tempo, dall’alto di un talento smisurato e incredibile. E di un’età che gli consentirà di essere ancora in campo, per esempio, ai Mondiali del 2030. Tra tredici anni. Sembra un’eternità, non lo è. È il pallone di oggi, e Dele Alli è il meglio che c’è. A livello assoluto.