Il presidente ha trasferito il titolo da Agropoli a Napoli. La squadra è in serie B e ha affidato a Dalla Libera il settore giovanile. Una gestione oculata per tornare in alto.
Nasce ad Agropoli
Molte volte abbiamo letto che il basket maschile era tornato a Napoli, che una città con una discreta tradizione cestistica non poteva non avere una squadra di buon livello. E tante volte quei progetti, negli ultimi anni, si sono dimostrati bolle di sapone, scoppiate alla prima difficoltà. Bluff per qualche settimana di visibilità. Progetti senza anima e senza futuro.
Questa volta invece pare che si faccia sul serio. Il Cuore Azzurro Napoli ha una storia che parte da lontano, da qualcosa di più solido come quattro promozioni in cinque anni, anche se a qualche chilometro di distanza.
Il Cuore Azzurro nasce infatti ad Agropoli, e prima di tutto si iscrive al campionato di promozione. Una sana gestione e una discreta competenza consentono alla società di crescere ogni anno per puntare alla serie superiore. Fino alla serie B.
Portare il titolo a Napoli
E una volta in B un’idea folle: portare il titolo da Agropoli, il cui bacino difficilmente potrebbe consentire una ulteriore crescita, a Napoli. Qui sì che si può crescere. Sì che si può provare il più difficile e definitivo salto di qualità, quello dell’ingresso nel basket che davvero conta. Si può provare a salire in Legadue e poi nella massima serie. E perché no, magari provare anche a tornare in Europa.
Manca il main sponsor
Qui c’è un bacino che di basket ha fame da sempre e, quando la squadra c’era ed era forte, riempiva il PalaBarbuto (e prima ancora il Mario Argento), ed è proprio qui che il Cuore Azzurro è tornato a giocare da qualche settimana, nonostante mille difficoltà. C’è la passione, dei dirigenti innanzi tutto, a cominciare da Ciro Ruggiero, il presidente che però avverte: mai il passo più lungo della gamba. Mai conti in disordine. Piuttosto meglio ridimensionarsi. Meglio addirittura tornare ad Agropoli. Qui c’è anche un bacino economico che potrebbe supportare la squadra. Tanti sponsor piccoli e medi sono già arrivati. Manca quello principale, il main sponsor. Da solo non garantirebbe il salto di qualità definitivo, ma aiuterebbe molto.
Del resto a Napoli a questo tipo di gestione ci siamo abituati. Non è più o meno la stessa cosa che, nel calcio, ha fatto Aurelio De Laurentiis? Gestione oculata, conti in ordine ed è diventata una squadra di vertice, la squadra che in Italia da più anni si qualifica per le coppe europee.
L’anno zero
Ecco. Per il basket napoletano quello del Cuore Azzurro potrebbe essere l’anno zero. Come nel calcio si può tentare la scalata ai vertici piano piano, un passo alla volta. E l’inizio appare serio e promettente.
Serio perché se non si è seri non si punta sul settore giovanile. Sono già cinque i campionati giovanili, dagli allievi alla under 20, a cui il Cuore Azzurro si è iscritto. Affidati a un tecnico preparato e che conosce bene l’ambiente per averlo frequentato per tanti anni come Giovanni Dalla Libera, vecchia bandiera del basket partenopeo.
Primo anno promettente
Promettente perché il primo anno a Napoli non è cominciato affatto male. Sotto la guida di coach Ponticiello, la squadra al termine del girone di andata è seconda in classifica e si è qualificata per la final eight di coppa Italia di categoria.
Per una squadra che a inizio campionato puntava semplicemente ad ambientarsi è un risultato straordinario e la società sta pensando anche a un rinforzo per il girone di ritorno, un centro che possa dare fiato al serbo Visnijc, un lusso per la categoria (e lo dimostrano i 17,8 punti e gli oltre 32 minuti di media a partita) ma che a 38 anni non può garantire la freschezza atletica di un ventenne.
Insomma. Rispetto alle ultime esperienze questo progetto è assai diverso. E come tale, sia pure ancora con una punta di scetticismo, viene percepito in città. Il pubblico si sta avvicinando e il primo obiettivo, quello del raggiungimento dei playoff per la promozione in Legadue appare a portata di mano, basta crederci: dirigenti, squadra e città.