Stride il contrasto tra gli eventi di questi giorni. L’archeologia industriale ha un valore, ma in un contesto che ha preso decisamente un’altra direzione.
La città dell’eterno dibattito
La Juventus presenta il suo logo a Milano e Napoli comincia a celebrare il trentennale del primo scudetto con Maradona al San Carlo. La Juventus è al centro di analisi sulla trasformazione auspicata da Andrea Agnelli da squadra a brand, e a Napoli si discute del ruolo che potrà avere Maradona in società come ambasciatore. Un amico ha aggiunto che alla Juventus hanno graziato Allegri e Sarri fu messo alla gogna per le sue frasi su Mancini. Obiettiamo che l’osservazione non è pertinente. Respinta.
Abbiamo provato, noi del Napolista, a non recitare il solito ruolo. E in parte ci siamo riusciti, almeno lo speriamo. Abbiamo scritto pochissimo di Maradona. Siamo andati persino a vederlo al San Carlo ma non abbiamo avuto cuore di scriverne. Uno spettacolo che ahinoi non ci ha sorpreso. Ma non è questo il punto. L’auspicio è che nella stesa sera a Napoli, con lo stesso seguito, possano esserci Maradona, la musica techno, Naples 44 e tanto altro. Senza dibattiti. Utopia. Maradona è come Bagnoli, la new entry Nalbero, camorra sì camorra no.
Difficile dar torto a Mughini
Quel che stride, e fa male, è questo sguardo della Juventus – e non solo della Juventus – rivolto al futuro. E il nostro perennemente rivolto al passato. È dura tar torto a Mughini. Sembra una barzelletta. Stiamo per festeggiare un avvenimento di trent’anni fa. Avevano ragione quelli che a noi ignari diciassettenni sembrava dicessero una colossale cazzata: “Questo giorno sarà ricordato anche tra cinquant’anni”. Vabbè sì, tanto tu sei vecchio e non capisci niente.
È un pezzullo annoiato, questo, perché si avverte la pesantezza della ripetizione fine a sé stessa. Magari bisogna solo sedersi e accettare la realtà. E la realtà è che domenica al San Paolo, al termine di Napoli-Pescara, la sala stampa era semivuota. Gran parte dei giornalisti era da Maradona. Napoli terzo in classifica, agli ottavi di Champions contro il Real Madrid, nei quarti di finale di Coppa Italia, nella top twenty del ranking Uefa. Dall’altra parte Maradona. E vince Maradona. Tanto a poco. De Laurentiis era pure in prima fila al San Carlo. Si è spremuto tutto: il figlio, Sinagra, Ferlaino. Sembra una telenovela. A questo punto, ci dicesse qualcosa dello scudetto 1988, almeno quello potrebbe interessarci.
Va bene l’archeologia industriale. Siamo favorevoli. Ma dev’essere uno spazio dedicato in un luogo rinato che ha preso un’altra direzione. Non può essere il motore della nuova impresa. Altrimenti c’è qualcosa che non va.