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L’attimo di vergogna di Posavec

Vorrei sottolineare non l’errore in sé ma la reazione. Lo scorso anno il Napoli in casa vinse 16 partite e ne pareggiò 3.

L’attimo di vergogna di Posavec
L'errore di Posavec nel disegno di Fubi

Napoli – Palermo 1 – 1

Due premesse:
– nello sport professionistico non c’è spazio per il buonismo. Quindi togliamoci l’imbarazzo di mezzo: tutti siamo stati contenti per l’errore di Posavec, tutti ne abbiamo gioito, tutti abbiamo pensato se lo fosse meritato.

– un girone fa iniziava questa rubrica (non so ancora bene come definirla): Palermo – Napoli, disegnai l’azione che portò al goal di Hamsik. Nel particolare: l’apertura di sinistro di Zielinski per Ghoulam. Sono un po’ emozionato devo dire, e ringrazio tutti quelli che hanno creduto in nell’idea alla base di questo pezzo.
Veniamo al nostro momento.
È troppo evidente e troppo decisivo.
Quando sono costretto, a causa degli eventi, a dover disegnare un errore non mi piace. È capitato con l’Atalanta, con la Roma e con la Lazio (in Champions anche con la Dinamo Kiev). Tornando alla Lazio: terzo pareggio in casa. Terzo 1-1. Tutti e tre subendo un solo tiro. Non so come catalogare questo dato.
Posavec ha fatto una grande partita, il Palermo non meritava questi punti però ha fatto una partita veramente tosta ma merita il posto che ha. Il Napoli questa partita l’ha persa molto spesso, ricordo ancora Napoli – Chievo 0-1 con Bardi che para l’inverosimile.

L’attimo di vergogna di Posavec

Torno a Posavec, combattendo lo stream of consciousness che mi vuole portare fuori tema per non affrontare questa partita.

La cosa che ho voluto sottolineare nel disegno e che vorrei sottolineare qui, però, non è l’errore in sé.
Vorrei evidenziare la reazione.
Il giocatore, appena si rende conto del suo errore, stringe le gambe, istintivamente, in un gesto di vergogna. Sa di non poter bloccare più il pallone chiudendole, perché ormai è diretto verso la porta, ma lo fa. È un attimo. Quel momento in cui ti rendi conto di aver rovinato tutto e vorresti solo diventare piccolo piccolo, restringerti fino a scomparire.
Quel movimento così umano e empaticamente condivisibile un po’ ti fa dispiacere per il ragazzo (non dimentichiamo che è nato nel 1996). Ma come scritto nella premessa: nello sport professionistico non c’è spazio per il buonismo.
Fatto sta che il Napoli l’anno scorso in casa vinse 16 partite e ne pareggiò 3 (0 sconfitte). Quest’anno abbiamo già peggiorato lo score. L’unico passo indietro quest’anno l’abbiamo compiuto in casa. Questa è la differenza da colmare.
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