Report statistico al termine del girone d’andata: maggior numero di conclusioni verso la porta, maggior possesso assoluto. Manca la giusta concentrazione in alcuni periodi di gioco.
Dati sparsi
Come sta il Napoli? Bene, lo dicono i risultati. In realtà, sta ancora meglio. La squadra azzurra ha confermato e consolidato le sue statistiche, quelle che descrivono al meglio la sua identità. La squadra frizzante dello scorso anno è diventata ancor più frizzante. La squadra di possesso dell’anno scorso è ancora la squadra che gioca meglio il pallone dell’intera Serie A. Le differenze con l’anno scorso stanno solo nei gol subiti, compensati però dall’aumento di quelli fatti. Da qui si legge e si interpreta il minimo distacco rispetto alla prima edizione del Napoli di Sarri (tre punti appena), a cui si è saputi accoppiare il passaggio del turno in Champions da primi del girone. Non è poco.
Leggiamole, queste statistiche. Poi approfondiamo. Il Napoli ha il miglior attacco e la miglior manovra offensiva dell’intera Serie A. È la squadra che passa più volte e meglio il pallone. E, nonostante sia solo la quinta miglior difesa del campionato, subisce meno tiri di tutti (tranne la Juventus).
Attacco
Il punto cruciale del discorso-Napoli, e pure giustamente dopo l’addio di Higuain. La squadra di Sarri, come preannunciato precedentemente, non ha solo il miglior score del campionato (42 gol segnati, media ben superiore ai 2 gol per match). Ma, soprattutto, ha anche la miglior manovra offensiva della Serie A. Lo leggi da due dati precisi e particolari: le conclusioni per match e i gol in situazione di open play, azione manovrata. Sarri e i suoi ragazzi sono primi in entrambe le graduatorie specifiche. I tiri a partita sono infatti 17,9. Ovvero, 0,5 in più della Roma, 0,7 in più dell’Inter e 2,1 in più della Juventus. I gol in open play sono invece 34.
Proprio in quest’ultima “classifica”, il Napoli di Sarri scava un solco importante con tutte le avversarie. L’Inter, seconda squadra per gol su azione manovrata, si ferma a 26. Sono invece a 24 Juventus e Roma. Una differenza abissale. Che, unita ai sei gol su calcio piazzato (sesta quota del campionato, prime Atalanta e Juventus con 11 e 10) e ai due penalty, permette al Napoli di mantenere il suo primato offensivo. Nonostante l’addio di Higuain, nonostante l’infortunio di Milik. Nonostante tutto, verrebbe da dire. Lavorando sul campo e con i suoi calciatori, Sarri ha trovato la formula giusta per garantire alla sua squadra gli stessi risultati realizzativi dell’anno scorso. Non era facile.
Post scriptum
La mancanza di Milik in questa stagione. Secondo i dati non è verificata, almeno dal punto di vista offensivo. Il Napoli, infatti, ha tirato di più e meglio in assenza del centravanti polacco. Dalla prima alla settima giornata (Atalanta-Napoli, ultimo match con Milik a disposizione), la shot accuracy ha raggiunto quota 44% su una media tiri per match di 12,8. Dalla settima alla 19esima giornata, il Napoli ha una percentuale di precisione del tiro del 53% su una media di 14 conclusioni ogni 90′.
Possesso
609 passaggi corti per match, un’accuratezza dell’87% e la più bassa lunghezza media dei passaggi dell’intero campionato (17 m). Più, se volete, la percentuale media di possesso per partita (58%). E il totale di scambi riusciti, 12160. Un predominio totale, netto, del Napoli in queste classifiche. Una specie di dittatura del passaggio, dato che la seconda squadra per numero di scambi riusciti (l’Inter) arriva a 9189.
Il Napoli è costruito così, gioca così. Si esprime attraverso la trasmissione del pallone. E non teme confronti da questo punto di vista, anche perché la tecnica di base è la caratteristica più comune in tutti i calciatori dell’organico. Da sottolineare anche il terzo posto per numero di occasioni create tramite assist o passaggio chiave (250, dietro Roma e Inter, rispettivamente a 254 e 252). Una squadra dal movimento di palla orizzontale, o comunque sincopato, come il Napoli, riesce quindi a finalizzare in avanti la sua propensione al possesso. Ovviamente, però, anche qui le caratteristiche dei calciatori incidono sul computo: la squadra di Sarri è prima per short key passes, ovvero passaggi corti che portano a un’occasione. Sono 11,6 a partita.
Difesa
Le dolenti note, o forse no. I 22 gol subiti sono effettivamente tanti. Quindi, come spiegato anche dal nostro analista Fabio Fin, il vero problema del Napoli è qui. Solo che – come potete leggere anche nel pezzo che vi abbiamo linkato -, il problema del Napoli non è la tenuta difensiva. Sono le statistiche a confermarlo: solo la Juventus, tra le altre 19 di Serie A, concede un numero inferiore di conclusioni rispetto agli azzurri: 8,1 contro 9,7.
Da questo numero, più che difficoltà oggettive del Napoli in fase difensiva, emerge invece l’inclinazione della squadra di Sarri a offrire occasioni comode all’avversario. Quindi, all’errore individuale grave. Non si spiegherebbero altrimenti le 19 reti su 22 incassate dall’interno dell’area. Solo 3 gol, infatti, sono arrivati tramite tiri da fuori. Di questi, due in una sola partita (a Firenze, la doppietta di Bernardeschi con punizione deviata).
L’interpretazione di questi dati è semplicissima: il Napoli difende bene, di squadra, tiene perfettamente la linea. Tranne che in alcuni momenti di vero e proprio blackout. 6 reti subite sono arrivate da calcio piazzato, ma solo quella contro l’Udinese è frutto di un errore nella lettura della situazione. La deviazione di Bernardeschi, l’errore di Reina contro il Torino, il pessimo rilancio di Ghoulam a Torino: tutte situazioni in cui sfortuna o strafalcioni individuali hanno portato al gol avversario.
Mentalità
Qui, soprattutto qui, nella gestione di questi momenti, risiede la crescita di mentalità ricercata, auspicata, richiesta a gran voce da Maurizio Sarri. I punti che mancano sono soprattutto in queste difficoltà momentanee, cicliche e non riferibili direttamente alla disposizione in campo o all’atteggiamento. Quello, lo dicono i numeri, è giusto. Come la strada intrapresa.