Il ritorno del centravanti polacco, raccontato in maniera personale dall’autore di #HovistoMilik. È come quando #rivedi la tua ragazza dopo tanto tempo.
L’attesa del piacere
Ho aspettato molto. Non volevo portare sfortuna, quasi mi sentivo in colpa solo di pensare al pezzo di #HorivistoMilik prima di averlo davvero #rivisto. A un certo punto, cioè oggi, non ce l’ho più fatta. L’errore che sto commettendo ha avuto più fasi di gestazione: le conferme sparse su un suo ritorno in panchina a Bologna (qui), un video sulla pagina Facebook del Napolista, la rilettura di alcuni episodi di #HovistoMilik, una fortunata rubrica che andava in onda dopo ogni partita che Milik mi faceva impazzire. Qui potete leggere la puntata pilota, le altre cercatevele da voi che io ho da fare. Devo scrivere di Arek.
Non sono riuscito più a frenarmi, ad aspettarlo almeno in campo, o addirittura a segno. No. Non ci sono riuscito, ho ceduto. Oggi, all’antivigilia di Bologna-Napoli che è il ritorno di Napoli-Bologna. Me la ricordo, quella. Pallonetto dolcissimo col sinistro, una specie di saetta da fuori area. Finì 3-1, la risolse lui. Arkadiusz sta tornando, avevo troppa voglia di scriverlo. Di scriverne.
Higuain
Ho amato Gonzalo Higuain. Dal primo momento che ha messo piede a Napoli, perché veniva dopo Cavani ed era più forte di lui. Era più forte perché giocava al pallone e non al gol, che sono due cose completamente diverse. Chi li ha visti dal vivo, o comunque per bene, sa di cosa parlo. Ora mi lancio in un’analisi per cui qualcuno mi odierà o mi considererà presuntuoso. Sticazzi. In amore e in guerra tutto è permesso, e questo pezzo è un pezzo d’amore.
La mia analisi è la seguente: ho amato visceralmente Higuain fino a che non ho realizzato che amavo l’idea di Higuain. Un calciatore del Real Madrid che viene al Napoli, che si mette al servizio del Napoli, che segna per il Napoli e passa il pallone ai compagni meno piazzati. Anche i compagni giocano nel Napoli. Succedeva tutto questo, il primo anno. Io mi godevo Higuain, ma la natura di Higuain è venuta fuori piano piano. Andato via Benitez, arrivato Sarri, è esplosa. Questione di blasone, di esaltazione tecnica e fideistica, non lo so. Comunque, Higuain ha iniziato a giocare al gol e non più al pallone. A quel punto, io ho continuato ad amarlo. Perché ha fatto 36 gol, e mi ha fatto commuovere a ogni esultanza. Ma è diventata più una roba alla Cavani, più una corsa solitaria che poi ti trascina la squadra in alto per inerzia.
Una convenienza triangolare, io-Pipa-Sarri. Ma è cambiato qualcosa, per me. Me ne accorgevo durante le partite dello scorso anno, che gli urlavo “non ti arrabbiare, non ti arrabbiare e gioca a pallone cazzo”. E mi innervosivo perché lui si innervosiva, se Insigne sbagliava la misura del passaggio. Se Jorginho non lo serviva sul piede. L’idea di Higuain era cambiata, almeno la mia idea di Higuain. La parte finale del nostro amore è stata inerzia, non era più una cosa di vero cuore. Con Milik è un’altra cosa, e non c’è modo che possa cambiare. Lo so già.
Milik può essere chiunque
Arkadiusz è diverso perché la prima volta che #HovistoMilik ha dato questo pallone qui a Mertens.
Arkadiusz è diverso perché non è un fenomeno assoluto, lo sa pure lui, lo sappiamo pure noi, eppure è perfetto in quello che fa per aiutare questa squadra. Arkadiusz dà sempre l’impressione di sorridere, in campo, che nulla gli pesi e che i compagni siano suoi pari, non suoi aiutanti nella ricerca di un Sacro Graal da cui lui e solo lui potrà bere. Arkadiusz gioca pure male, qualche volta. Eccome, se può giocare male. Come in Atalanta-Napoli, l’ultima partita prima dell’incidente, ha toccato un solo pallone – su cui Berisha ha fatto un paratone della miseria -, poi è scomparso.
Arkadiusz è uno che sa fare molto bene tante cose, tantissime cose, ma è eccellente in poche. Come tanti esseri umani, come me che gioco a tennis (ma male), a calcio (malissimo), a ping pong (decentemente), suono la chitarra (a orecchio, quindi tecnicamente male), guido la macchina (male pure questo), solitamente scrivo (da questo punto di vista non sono da buttare, voglio permettermi), leggo (troppo velocemente), gioco a Playstation (ma voglio entrare col pallone nella porta, sempre e comunque). Arkadiusz Milik ha pregi e difetti. Come me. Non è etereo. Arkadiusz Milik può essere chiunque.
Solo che lui lo fa con l’atteggiamento giusto. Col sorriso, con l’ottimismo, con la gioia di far parte di qualcosa. Con la voglia di migliorare sé stesso e tutto ciò che gli sta intorno. È più scarso di Higuain, ci mancherebbe. Ma più umano, più reale. E le poche cose che fa in maniera eccellente sono quelle che sono servite a questo Napoli, e gli sono mancate durante la sua assenza. Anche se poi, da un certo punto, non ce ne siamo quasi accorti.
Consapevolezze
Certo, ora ci vorrà del tempo affinché lui rientri in campo e ricominci a giocare come faceva prima, ne sono consapevole. Potrei rimanere deluso ma in realtà so già che non lo farò, perché l’amore in qualche modo rende prevedibilmente stupidi. Ho aspettato per dire #HorivistoMilik, ora me ne basta uno qualunque. Almeno all’inizio. Come quando ti #rivedi con la tua ragazza dopo tanto tempo ma la vuoi portare prima a cena fuori, respirare il suo odore in auto, tenerle solo le mani perché stai guidando e quindi puoi giusto guardarla con la coda dell’occhio, rubarle un bacio al semaforo, però velocemente che quello di dietro già bussa. Quando tutta questa situazione finisce, la porti a casa. E allora il suo odore puoi sentirlo come dici tu.
Ecco, io lo so che con Milik andrà così, più o meno. Aspetterò, di rivedere il mio attaccante ideale. Non il più forte, non il migliore in assoluto, ma il mio. Intanto, mi farò bastare quel poco che mi darà, che mi dirà. È la storia di ogni amore, e quello del mio calcio è per Arkadiiuz. #HorivistoMilik, nel video sulla pagina del Napolista, e mi sono venuti i brividi. È stata una bella sensazione. Perché so che sta tornando. E io lo stavo aspettando.