La squadra di Donadoni ha tirato in porta più del Napoli, ma non ha costruito molte occasioni pulite. Per il Napoli, il 50% delle conclusioni sono diventate gol.
I numeri (che mentono, a volte)
Che ci crediate o no, ieri sera il Bologna ha tirato più volte del Napoli verso la porta. Per i rossoblù, 17 conclusioni tentate. Di queste, 10 sono state respinte o sono finite fuori lo specchio della porta. Le altre 7 sono state intercettate da Reina, ad esclusione del tap-in vincente di Torosidis. Il Napoli, invece, ha tirato 14 volte verso la porta. Quindi, ha una percentuale di conversione che praticamente non ha eguali in Serie A, su un numero di tiri così elevato: il 50% delle conclusioni sono diventate delle reti, non sono solo finite nello specchio della porta. Un dato che sale ancora, se consideriamo che gli interventi di un portiere bolognese (Da Costa ha sostituito Mirante) sono 2. Quindi, su 14 tiri 9 sono entrati nello specchio.
Cosa ci dice questo dato? La differenza rispetto al match contro il Palermo, semplicemente. La costruzione di una semplice conclusione verso la porta è una cosa completamente diversa rispetto alla creazione di occasioni pulite. I 10 tiri senza esito del Bologna ci spiegano che i numeri a volte mentono. O che vanno contestualizzati, comunque: la mancanza di precisione o l’intervento degli avversari hanno neutralizzato in partenza questi 10 tentativi, gli altri 7 sono stati bloccati da Reina e quindi erano “bloccabili”. Ergo, al di là di interventi prodigiosi (il rigore, la parata sul tiro di Krejci in occasione del gol di Torosidis), il Bologna non ha costruito molte occasioni pulite. Ha creato molto gioco nella zona offensiva, questo sì. A volte basta, a volte no. Al Napoli, contro il Palermo, non è bastato. E anche al Bologna ieri sera.
Il Bologna gioca a calcio
Nel postpartita, Sarri ha spiegato che il Bologna visto ieri sera è stata una squadra diversa rispetto al Palermo. Una squadra che ha provato a giocare a calcio. Vero. I rossoblù hanno tenuto di più il pallone, rispetto al Napoli, nella metà campo avversaria (44% contro 41%); hanno mantenuto un baricentro più alto rispetto agli avversari (53 m contro 48 m); hanno recuperato più palloni nella metà campo avversaria (2 contro 0). Il Bologna ha mostrato un atteggiamento aggressivo e proattivo, completamente diverso rispetto a quello del Palermo. Solo che, fatalmente, ha pagato la grande differenza di qualità assoluta dei suoi calciatori, soprattutto in due aspetti: la costruzione fluida del gioco e la lettura di alcune situazioni.
I dati e alcune immagini spiegano queste differenze: nonostante un possesso palla sostanzialmente pari, il Bologna ha avuto un’accuratezza nei passaggi più bassa rispetto al Napoli (85% a 87%) e un numero di key passes inferiori (9 a 11). Da qui la costruzione di occasioni forzate, il discorso di cui sopra. Nei frame sotto, gli errori di lettura.
Primissimi secondi di gioco. Il 4-3-3 del Bologna rivela subito il suo atteggiamento aggressivo: il tridente d’attacco inibisce, o comunque prova a farlo, la costruzione bassa del Napoli. Il resto della squadra è molto alto in campo, vuole mantenere una grande l’intensità del pressing ed “entra”, letteralmente, nella metà campo del Napoli. Una scelta coraggiosa, che però perde di efficacia difensiva se commetti errori di lettura come quello sul gol di Hamsik (sotto).
Classico interscambio di posizioni Hamsik-Ghoulam-Insigne. Torosidis segue Insigne, Rizzo segue Ghoulam ma Pulgar perde completamente il movimento ad arco di Hamsik, che dall’esterno (posizione di Insigne) legge perfettamente lo spazio alle spalle del centrale di destra avversario, troppo precipitoso (al centro) ad accorciare per provare l’anticipo su Mertens. In alto, la linea gialla serve a sottolineare lo spazio e il tempo eccessivo concessi da Masina a Callejon. A quel punto, la palla dietro la difesa dello spagnolo è relativamente semplice, il colpo di testa di Hamsik (su cui Rizzo è in ritardo, ma l’esterno non è deputato a questa chiusura, almeno teoricamente) fa il resto.
In un sistema strutturato di pressing alto, soprattutto in partite che si giocano con disposizioni tattiche speculari, è necessario non commettere errori posizionali e di tempo. Ed è fondamentale non perdere il proprio uomo, soprattutto in occasioni di attacco posizionale come questa. Qui, le ingenuità del Bologna rientrano proprio in questa categoria: Pulgar dimentica Hamsik, i centrali sbagliano il tempo su Mertens e la stessa cosa fa Masina su Callejon, attaccandolo tardivamente. In tre passaggi, dispositivo difensivo saltato. E gol. Sulla seconda rete, che indirizza la partita, l’errore è invece più di foga che concettuale: palla inattiva a favore in attacco, il Bologna porta troppi uomini in attacco. Reina fa suo il pallone e rilancia con le mani, lancio di Zielinski e Insigne a tu per tu con Mirante. Il discorso di prima: costruzione di occasioni pulite. In questo caso, è fondamentalmente demerito dell’avversario.
Napoli centrale
Una partita indirizzata dopo sei minuti non permette un’analisi perfettamente calibrata. L’atteggiamento delle squadre in campo cambia necessariamente, il piano partita salta o si esalta. Le due espulsioni già solo nel primo tempo, inoltre, contribuiscono a rendere ancora più complesso e poco indicativo questo esercizio. Quello che è possibile notare del Napoli, comunque, è una tendenza non tipica di questa squadra, che altre volte abbiamo visto durante questa stagione. Per gli azzurri, pochissimi cross dagli esterni: appena 9, 5 dei quali ad opera di Faouzi Ghoulam. Il Napoli ha costruito il 63% del suo gioco nella zona centrale del campo. Sotto, la heatmap.
Anche questo è un adattamento alla contingenza della partita. L’atteggiamento del Bologna, che ha mantenuto una difesa alta e una buona aggressività sul portatore di palla, ha reso molto più semplice l’attacco frontale piuttosto che l’esplorazione di zone di campo più strette. Le fasce, appunto. Non a caso, un gol “normale” della partita, nato cioè da azione manovrata in situazione di attacco posizionale, si sviluppa proprio in questo modo. Attacco palla al piede di Zielinski, Mertens legge lo spazio in profondità alle spalle della difesa e il polacco lo trova dietro una linea sconsideratamente alta. Semplice, elementare.
Giocatori
Due nomi su tutti: Piotr Zielinski e Marek Hamsik. Il primo è stato letteralmente straripante: i due assist, le progressioni, l’assoluta qualità nel trattamento del pallone. E tre palloni intercettati, ovvero una presenza importante anche in fase difensiva. Per Hamsik, invece, prestazione assoluta: il calciatore che ha corso di più per il Napoli (12 km), le tre reti, i 78 palloni giocati (primato in campo) le cinque conclusioni tentate verso la porta. E, soprattutto, l’assoluta sensazione di dominio emotivo e tecnico sul gioco.
Tra gli altri, merita una menzione Nikola Maksimovic. Ovvero, il 94% di pass accuracy su 75 palloni giocati (secondo record della squadra dopo Hamsik) e i 6 interventi difensivi. Forse, la prestazione più sicura da quando è a Napoli. Tra l’altro, in una partita della quale ha fatto parte a sorpresa (anche noi davamo Koulibaly titolare). Difficile chiedere di meglio, anche a lui.