“Hanno meritato loro, complimenti”. Gasperini è un allenatore sottovalutato. I due gol di Caldara sembrano en deja-vu.
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C’è un numero uno, fino a questo momento, che è l’unico ad essere imbattuto contro il Napoli. Si chiama Etrit Berisha, ha quasi 28 anni e mai, nell’arco dei centottanta e più minuti che hanno visto gli uomini di Sarri farsi irretire in una climax ascendente di di mal di testa, capogiri e gastriti, dall’uomo contro uomo predisposto da un Giampiero Gasperini che resta uno dei tecnici più sottovalutati dell’italica pedata. L’atipicità della doppia sconfitta rimediata ad opera dei terribili imberbi orobici risiede in una considerazione semplice che viene spontanea a fine partita. Considerazione che non consiste nel classico “Abbiamo dominato ma siamo stati sfortunati”, classico mantra dei (pochi) passi falsi della splendida macchina sarrista ma “Hanno meritato loro, complimenti”.
La proverbiale intensità
Ed è così. Perché oltre ad aver preparato la gara nei minimi dettagli, totalizzando tutti e undici gli effettivi nella doppia fase, confermando appieno l’identità tattica degli esterni alti (Conti e Spinazzola) entrambi autorizzati ad andare contemporaneamente a supportare la fase offensiva, eleggendo a indispensabile un centravanti come Petagna, che poco è determinante in ciò che si vede e molto in ciò che non si vede, l’Atalanta ha vinto la partità grazie alla proverbiale intensità. Intensità che ha, di fatto, irretito il Napoli ancor più oggi rispetto alla gara di andata, dove gli automatismi nerazzurri non erano ancora bene oliati e molto fece un Napoli in giornata no. Per caso, si disse.
Possesso palla al di sotto della media stagionale
In realtà, ogni squadra ha la sua bestia nera. E se il Napoli, macchina da gol, non riesce a gonfiare in due partite la rete atalantina occorre vedere se, al di là del caso, esistano delle ragioni più profonde. E che gli azzurri abbiano sofferto, portati dagli avversari a snaturare la propria manovra, è un’osservazione che scaturisce anche dalla presa in considerazione del dato del possesso palla: 58% vs 42%. Chiaramente sotto la media stagionale.
Al cospetto di un avversario che, partendo da un’impostazione difensiva “alta” e da una coppia di interni di centrocampo costantemente dediti alla doppia fase, riuscendo sia a consentire alla difesa a tre (non a cinque, a tre!) di allargarsi sugli esterni, sia alla coppia Conti-Spinazzola di spingere con continuità. Ma soprattutto, appare evidente che, anziché metterla sui duelli individuali in senso stretto, Gasperini abbia chiesto ai suoi uomini di anticipare i diretti avversari mantenendosi a qualche metro per leggere le linee di passaggio (aspetto che chiunque voglia mettere in crisi il Napoli deve tenere conto) e ripartire.
Il primo gol di Caldara ricorda quello del Palermo
Eppure nei difetti palesati dal Napoli, specie sui gol subiti, sono emerse delle serialità su cui Sarri dovrà lavorare per evitare di tornare con la mente, in futuro, a gol subiti in fotocopia.
Ad esempio, non vi ricorda il primo gol di Caldara quello preso ad opera del Palermo? Calma, so già dove volete arrivare. Se pensate che il gol subito sia un problema di stile di marcatura – e sono in pochi a comprendere la scelta della zona totale sui calci da fermo – è bene specificare da subito che la scelta della zona totale appare quella corretta e che anche noi avremmo applicato perché, nel momento in cui si va ad affrontare elementi alti e forti di testa, è opportuno coprire lo spazio per bruciare l’avversario sull’anticipo. Invece, ciò che ci appare come un aspetto su cui occorre lavorare è la ragione per cui, quando l’azione si sviluppa da sinistra verso destra lo scivolamento a coprire difficilmente va a buon fine. In entrambi i casi, il grande assente risponde al nome di Elseid Hysaj, che non segue i compagni di reparto nello scivolamento e manca l’intervento, consentendo agli avversari di intervenire e realizzare.
Il secondo di Caldara quello dello Spezia
Secondo gol di Caldara, lente d’ingrandimento su Diawara e rapido flashback sul primo turno di Coppa Italia, quando il Napoli fu opposto allo Spezia. In entrambi i casi, l’esterno mancino avversario (qui Spinazzola) è in fiducia in situazione di 1vs1 contro l’avversario diretto, che ha necessità di un aiuto da parte del compagno che interviene a rimorchio, nello specifico Diawara. Appare inspiegabile come il guineiano, nel momento in cui è sul punto di intervenire arresti la corsa aspettando sul posto l’avversario che, a quel punto, trova luce di passaggio per il rimorchio sul compagno che interviene e realizza. Giusto, in tal caso, focalizzare l’attenzione sull’ex regista bolognese che del veterano ha la personalità e del ventenne la (non)consapevolezza di dove correre e perché correre.
Ma è opportuno, allo stesso modo, focalizzare l’attenzione sul crearsi di situazioni di palla scoperta che, quando il centrocampo perde le misure e la difesa non sale, rendono il Napoli piuttosto vulnerabile. Maksimovic ha ancora problemi a tenere la linea, così come Zielinski assieme ad Hamsik crea potenziale disequilibrio. Ma si tratta di situazioni in cui è l’intero meccanismo di squadra, basato sulla necessità di mantenere una linea difensiva alta che consenta il pressing, a saltare.
Non facciamo tragedia inutili e inopportune
A maggior ragione quando, come stasera, a parte sprazzi di un Insigne in versione vox clamantis in deserto, la prestazione è stata insoddisfacente per tutti. Riprova ne è che puoi cambiare anche tre moduli (Sarri, partendo dal 4-3-3 è passato al 4-2-3-1 con il solo Milik ed al 4-4-2 con il Pavoloso accanto al polacco) ma se l’avversario è più forte (almeno stasera) e – vista la scarsa mole di occasioni create in superiorità numerica – la serata non è quella giusta c’è poco da fare. Peggio ancora è fare tragedie inutili ed inopportune. Anche perché con la teatralità dell’equazione sconfitta=tragedia sarebbe il caso di darci un taglio.