L’acquisto dell’ivoriano dell’Atalanta è perfettamente coerente con le scelte di mercato fatte. Le migliori per un Napoli in crescita continua.
Ecco Kessié
Franck Kessié. Oggi, 22 marzo, il mercato del Napoli si è svincolato per un attimo dalle infinite discussioni sui rinnovi di Mertens e insigne e ha trovato uno sfogo esterno. In realtà, la radio ufficiale ha parlato anche di Keita Baldé, ma il discorso sul centrocampista ivoriano dell’Atalanta ha fatto più rumore. Ha mosso più persone, ha azionato più voci di risposta.
Noi avevamo già parlato di Kessié. In un tempo recente, recentissimo. Neanche una settimana fa scrivevamo così del giovane mediano di Gasperini:
Un giocatore che più volte è stato accostato al Napoli, così come a tanti altri club anche molto più importanti. Un giocatore che potrebbe essere “interpretato”, nel gioco delle coppie, come co-titolare nel ruolo di interno, ma anche in quello di regista. Attraverso una visione più “moderna” e dinamica del ruolo di centromediano, Kessié riscrive e riscriverebbe il ruolo. Permetterebbe al Napoli di “sostituire” anche Jorginho, aumentando in maniera esponenziale la qualità assoluta del reparto.
Il mercato della coerenza
In realtà, Kessié è un nome ma rappresenta un pretesto per parlare di mercato. Di un certo mercato, di una linea che il Napoli ha sposato l’estate scorsa. E che, diciamocelo, non potrebbe essere più giusta. È quella dei Rog, dei Diawara, dei Zielinski. Calciatori giovani, giovanissimi, eppure fortissimi. Gente che starebbe benissimo al Borussia Dortmund o al Liverpool, per capirci. Il Napoli come il Monaco, la stessa identica categoria di club in riferimento al mercato. I migliori giovani, come ad esempio Conti sempre dell’Atalanta, che finiscono nel mirino.
Un po’ come fa anche la Juventus, che in questi mesi ha finalizzato gli affari Caldara e Orsolini. Solo che i bianconeri possono permettersi anche Higuain e Pjanic (ma solo vendendo Pogba oggi, o forse Dybala domani). Proprio Dybala, appunto. Un novembre 1993 acquistato dal Palermo a luglio 2015. A 21 anni, 22 da compiere, e con una stagione e mezza di Serie A alle spalle. Una scommessa vinta. Così si costruiscono i campioni, quando proprio non puoi acquistarli già pronti. Fecero la stessa cosa con Pogba.
Kessié sarebbe una spruzzata di cemento nelle fondamenta del progetto Napoli. Che, attraverso la cessione di Higuain, si è assicurato la possibilità di avere un organico profondo, ricco di alternative numeriche e tecniche. Soprattutto a centrocampo. Con Kessié, al posto di Jorginho o di Allan, quindi a “sostituire” l’ex Verona o l’ex Udinese in una delle rispettive caselle, la qualità del reparto mediano crescerebbe ancora. In prospettiva, a dismisura. Ma anche nell’immediato. Un po’ quanto già successo con Rog-David Lopez, Zielinski-Grassi, Diawara-Valdifiori. In pratica, il Napoli ha concluso queste doppie operazioni l’estate scorsa. I titolarissimi sono “retrocessi” a co-titolari, i nuovi arrivi sono balzati da subito nell’hit parade delle preferenze. Kessié sarebbe un ragionamento in questo senso. Il suo cemento sarebbe la coerenza con quanto fatto, con un’idea di mercato precisa.
Modello Europa
In molti, i più critici, parlano di “modello Udinese” dei piani alti. Beh, nulla di più sbagliato. Anche perché, nel frattempo, il modello Udinese sforna campioni esclusivamente per rivenderli. Il Napoli ha “sfornato” Lavezzi e Cavani, Higuain si è sfornato da solo, veniva dal Real Madrid. Tre cessioni illustri, e abbastanza “coperte” dal mercato in entrata, in dodici anni. Ecco perché il modello Udinese è un’altra cosa: Insigne e Callejon sono ancora qui, idem per Hamsik o Jorginho o Koulibaly o Hysaj. Lo step complesso è quando si raggiunge o si ritrova lo status di top player. A quel punto, per un Napoli, diventa difficile trattenere i calciatori.
Ma non è un problema del Napoli, è un problema dell’Italia. Chiedere a Pogba, Thiago Silva, Vidal, Ibrahimovic, Eto’O. Chiedere proprio a Dybala, magari. Oppure a Hummels o a Mkitharian, ex Borussia Dortmund. A Verratti, a James Rodriguez. Oppure a Mbappé che già oggi viene accostato al Real Madrid. «È pronto per il Bernabeu», scrivono in Spagna. Come se il Real lo avesse già comprato. In realtà è proprio così.
Il modello, quindi, non è Udinese. Ma è un modello Europa. E pure di alto livello. Kessié, negli ultimi mesi, è stato accostato al Chelsea. Se è vero come è vero che Koulibaly è “già destinato altrove”, allora anche i rumors sull’ivoriano dell’Atalanta sono veri. Quindi il Napoli è in piena guerra di mercato col Chelsea, altroché. Un modello Europa, appunto. Pari a pari con le grandi fin quando le grandi non decidono di cacciare il dané pesante, quello che in Italia si sognano tutte. Forse persino la Juventus. Chiedere sempre a Dybala che poi magari rinnova. Vedremo. In estate, scrivemmo di modello Borussia Dortmund, di Napoli rischioso, di modello Football Manager. Si parlava di Tolisso, abbiamo visto che giocatore è. Che peccato non averlo preso. Ecco, Tolisso di luglio è uguale al Kessié di oggi. Stessa prospettiva, stessa narrativa, stesso hype. Stesso progetto-Napoli. Bello, rischioso e contestualizzato.
Parola chiave
La parola chiave è proprio questa: contestualizzazione. Il Napoli è questo perché può far questo, ora. Ed è tantissimo. La strategia di De Laurentiis è stata di potenziare sempre l’organico a disposizione. Sempre e sempre più, ogni anno. Per come è strutturato oggi il calciomercato, l’unica strada per riuscirci (ancora) è quella del player trading. Acquistare giovani bravi, farne campioni, rivenderli (a peso d’oro) quando e se la dimensione Napoli diventa troppo piccola.
È una strada che ha portato il Napoli a nove punti dallo scudetto. Da uno scudetto vinto a 91 punti da una squadra che ha perso una partita su 27, la scorsa stagione. Vincendone 25. Ora, il primo anno di un nuovo Napoli è a dieci punti da una squadra che ha speso 90 milioni per togliergli il miglior calciatore. Come dire: il gap tecnico è ancora quello, nonostante il “furto”. E il Napoli ha un potenziale più alto rispetto a quello della Juventus.
Quindi, bisogna insistere così. È la strada del Napoli. Si può derogare? Certo. Reina è stata una deroga, idem Pavoletti. In maniera diversa, ma per entrambi gli acquisti non parliamo di un’operazione-Kessié. Dovesse succedere con Ibrahimovic o Kompany, due esempi al volo, ben venga. Però l’imprinting è un altro. Il “senso” è un altro, la ricerca della dimensione vincente è un’altra. È l’unica possibile per questa squadra. Per essere competitivi e trovarsi lì, nel caso i top club e i top player abbassassero la guardia. Per un altro tipo di politica, occorre un altro tipo di proprietà. Sceicchi, cinesi come non si sono mai visti in Italia.
O forse ora sì, l’Inter. Suning. Che compra Gagliardini, Gabigol, Joao Mario, Banega. Se c’è distanza da Kessié e Zielinski, Rog e Milik, non è poi così elevata. Il Napoli è quello che dovrebbe e potrebbe essere. E Kessié, qualora dovesse arrivare, sarebbe solo una conferma. Del fatto che questa è la strada del Napoli. Quella buona, quella giusta.