Il croato fa parte della stessa scuderia di Zielinski e Diawara, è un potenziale simbolo del progetto: può diventare più forte di Allan, ma va verificato.
Uno per tutti, tutti per Rog
20,66. Al minuto 57′ di Juventus-Napoli, l’età media del centrocampo del Napoli era di 20,66 anni. Una media fatta su tre calciatori. Quella al primo minuto, per dire, era di 23 anni esatti. E Hamsik ne ha 29.
Un pezzo su Marko Rog, sul suo esordio da titolare vero, deve iniziare per forza così. Perché Marko Rog, in ritardo (lo diciamo prima, si prepari Sarri), rappresenta meglio – meglio anche dei suoi giovanissimi compagni – la scelta fatta dal Napoli la scorsa estate. La scelta del talento, del talento giovane.
Ce l’abbiamo fatta, a vederlo in campo. Ne è valsa la pena, forse non è valsa aspettarlo così. Maurizio Sarri si è fatto convincere, ce l’ha presentato al meglio e in un certo senso ha ragione lui. Però, noi pensavamo e pensiamo: tra il 28 febbraio, tra l’altro a Torino contro la Juve, e quello che avrebbe voluto De Laurentiis, c’è una via di mezzo. Una partita da titolare in campionato (Napoli-Pescara?), qualche ingresso in più dalla panchina. Certo, col senno di poi è facile parlare. Però come dire: è quello che abbiamo visto ieri sera a farci pensare. A farci pensare che Sarri, forse, ha diluito troppo i tempi. Se questo è Marko Rog, Marko Rog avrebbe potuto giocare qualche partitella in più.
Niente trionfalismi
Il titoletto di questo paragrafo deve essere una parola d’ordine, ora. Nel senso: Marko Rog ha dimostrato di poter stare in campo accanto ad Hamsik, Diawara, contro Pjanic, Khedira e (soprattutto Chiellini). Non c’è dubbio. Ma non ha dimostrato ancora nulla di tangibile. Ovvio, non si possono prendere 90′ di gioco per giudicare un calciatore in senso assoluto. Però, come dire: l’inizio, il vero inizio, è promettente. Rog appartiene allo stesso campionario tecnico di Diawara e Zielinski, ha le potenzialità per poter diventare importante nelle rotazioni di questa squadra.
Dopo il Genoa, l’ultima sua (effimera) comparsata, scrivemmo che l’idea di trasformarlo in un vice-Callejon era tangibile, stuzzicante. Oggi ci aggiungiamo una cosa semplice semplice: Rog ha tutto per poter rappresentare, da qui a un periodo di tempo medio, un’alternativa validissima come mezzala. In un processo di upgrade della rosa, Rog può impersonare tranquillamente Allan. È più forte di lui dal punto di vista tecnico, e ha il fisico e la garra per poter diventare più bravo in interdizione.
Della serie: acquistando “un altro Rog” o “un altro Zielinski” a fine anno, il brasiliano ex Udinese può essere tranquillamente accompagnato all’aeroporto di Capodichino destinazione “Ovunque”. Noi vogliamo bene ad Allan, l’anno scorso è stato fondamentale. In alcuni frangenti, lo è stato anche in questa stagione. Ma Zielinski ha dimostrato che lì, in quello spazio di campo, ci può stare lui. Ieri sera ha iniziato a dimostrarlo anche Rog. Senza trionfalismi, ma si può dire: se questo è Marko Rog, Marko Rog può diventare più forte di Allan. E Allan, a quel punto, può essere ceduto. Arrivederci e grazie.
La verifica
Lo step successivo è capire se questo Marko Rog può essere Mark Rog sempre, e davvero. Non possiamo chiedere a Sarri, e infatti non lo faremo, di buttare a mare le gerarchie e di schierarlo da titolare dalla prossima partita. Di dimenticare Allan, di retrocedere Zielinski dietro il croato, questo no, ma di credere anche lui davvero nel ragazzo. Di credere e cedere definitivamente a questo bellissimo (e insano, per la piazza di Napoli) progetto di talento e speranza. Qualcosa si è visto, ieri sera. Esce Hamsik, entra Zielinski. Il centrocampo del futuro in campo. Hamsik ci sarà rimasto male per i primi 30-40 secondi, poi avrà pensato pure lui che questa è la strada giusta.
Ecco, continui così Sarri. Che il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette: porta ancora troppo palla, è apparso dentro la partita solo fino a quando ha tenuto fisicamente, non ha avuto un posizionamento sempre ottimale. Il primo Rog ha dei limiti che però sono delle ipotesi sul futuro. Sono dei margini di miglioramento. Maurizio Sarri può e deve verifica dove può arrivare il ragazzo. È il suo compito, potrebbe essere anche un suo divertimento. Lui, esattamente come i tifosi (do you remember Pavoletti?), devono farsi forza di questa prestazione e utilizzarla come merce di scambio morale quando la prossima prestazione sarà negativa. Non promuovere o bocciare, ma aspettare. Saper aspettare. Ci sono delle volte in cui non ce n’è bisogno (Milik), altre volte invece è necessario (Pavoletti, appunto).
E poi c’è Rog, che è un’attesa diversa: forse troppa per farlo entrare, ma Sarri sta rimediando e ha il tempo per poterlo fare. La stoffa c’è, è stata tagliata bene. Ora va confezionato il vestito. Scollato, audace, fuori dai canoni della moda. Le rivoluzioni non sono mai indolori, ma spesso portano ai migliori cambiamenti possibili.