È il giorno dello spagnolo: una parata mostruosa nel finale, ma anche una prestazione perfetta. Come leader difensivo, ma anche come estremo difensore e basta.
Definizioni
In una conversazione di redazione di quelle veloci, del postpartita impregnato di lavoro, sono uscite diverse definizioni per Pepe Reina. Ve ne riportiamo alcune in senso sparso, tipo pillole di Trapani. Con l’elenco puntato, che fa figo
- Reina oggi ha fatto una parata mostruosa
- Reina oggi è stato finalmente un portiere, nel senso che è andato oltre la sua prestazione classica di regista difensivo.
- Reina è stato un supereroe
- Reina ha messo il completino nero per scimmiottare Jascin. Gli è riuscito perfettamente.
È tutto vero, ovviamente tranne l’ultima. Quella è una forzatura da foga e godimento. Le altre, in un certo senso, non sono lontane dalla realtà. La prima non ha bisogno di essere spiegata. La sequenza filmata dell’intervento su Koulibaly, perché è su Koulibaly, va contemplata senza interruzioni giudiziali. Bisogna trovare solo una didascalia. Ci abbiamo pensato, l’abbiamo trovata:
Reattività. Olio su tela
Questo è uno di quei casi in cui Caressa rende.
La seconda definizione è ampia, e contiene un po’ tutta la narrazione che sta intorno a José Manuel Reina. L’abbiamo scritto mille volte, non ci siamo stancati e lo ripeteremo. Il Napoli è una squadra che gioca in un certo modo. Per giocare in un certo modo, ha bisogno di undici giocatori di movimento in campo. L’undicesimo è Reina, sempre. Anche oggi, nel bene come nel male. Nella nostra “Guida ragionata all’acquisto del nuovo portiere del Napoli“, scrivevamo così:
Pepe Reina, più che agire da portiere-e-basta, gioca come un vero e proprio libero vecchio stampo. Un ultimo baluardo di controllo e gestione dell’area, eccezionale (e fondamentale) nella lettura preventiva delle uscite, nel chiudere sul lancio lungo o comunque nella copertura della porta a distanza dalla linea.
Aggiungevamo che nessuno, in Italia, gioca come lui. Concetto espandibile anche al Napoli, del resto. Nessuno in Italia gioca come il Napoli. Tanto che, anche lo stesso Sarri, in occasione di alcuni errori del suo portiere, l’ha sempre difeso a spada tratta. Sa che Reina è indispensabile, al Napoli, per quello che è prima che per quello che fa. Carisma, leadership e forza mentale. Poi, questa cosa del portiere-libero. Infine, le parate. In ultimo, un po’ il punto in cui è sempre difettato un po’. Il punto che a volte si adombra un po’, che gli si è sempre adombrato un po’, e che non gli ha permesso di diventare il portiere del Barcellona, del Real Madrid, del Manchester United. Cioè, il Liverpool e poi il Napoli e il Bayern Monaco. Quasi il meglio che c’è.
Ecco, oggi il suo difetto è stato solo presunto. La parata mostruosa di cui sopra, certo, ma anche altri interventi importanti. Intanto il colpo di piede dopo la parata mostruosa. Importantissimo, efficace. Poi la smanacciata su tiro di Perotti, quattro passi fuori la porta a coprire lo specchio e poi il balzo a schiaffeggiare il pallone. L’uscita su Salah. Basterebbe, sì, in effetti non c’è altro. Accontentiamoci (?), va.
Supereroe, ovvero Napoli-Inter memories
Roma-Napoli is the new Napoli-Inter. 2-1 contro 2-1, doppietta contro doppietta (Mertens vs Higuain, gol nel primo e gol nel secondo tempo), gol nel finale contro gol nel finale con sofferenza discendente (Liajic vs Strootman), super intervento a recupero quasi esaurito. Con tanto di aiuto del palo, a fare gemellare la somiglianza. Pochissime altre volte, Pepe Reina ha saputo colpire così tanto l’immaginazione dei tifosi del Napoli e degli appassionati. Dire roba da supereroe non vuol dire esagerare, ma dare una giusta definizione sovrumana a quello che abbiamo visto oggi. Un riconoscimento che, se vogliamo, risarcisce Reina dalle cose brutte dette (recentemente, a volte anche giustamente) su di lui. Criticare quando di deve, esaltare quando si può. Oggi è il giorno giusto.
Domani, ovvero l’equilibrio
Ripensiamoci, domani, quando Reina farà un’altra cappellata. È successo, succederà di nuovo. È Pepe Reina, e Pepe Reina è un destino. Il destino di unire quando si parla di lui fuori dal campo, almeno nella e per la città in cui gioca; il destino di dividere quando si parla del semplice atleta e basta, una dimensione che condanna gli errori. Ma che non deve dimenticare il peso tecnico, tattico e di senso di un calciatore di altissimo livello che ha sposato Napoli. E che oggi è valso due punti fondamentali su un campo difficilissimo. Ha recuperato una parte degli errori precedenti, ci sta. Nel mezzo, è stato e ha fatto ciò che serve a questa squadra. Potrebbe, o meglio dovrebbe già bastare per avere la nostra gratitudine.
Ps. Non ci siamo dimenticati del completino nero. Anche se siamo una redazione quasi esclusivamente maschile, possiamo dirlo: Pepe Reina è un gran figo, e questo nero l’ha aiutato in tal senso. L’ha potenziato. In fondo, sempre meglio dell’arancione Tratto Pen. Ha portato pure bene.