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Nel calcio italiano conteranno quattro squadre, il Napoli di De Laurentiis deve evitare di essere la quinta

Terza e ultima puntata dedicata al bilancio e ai conti della società. Cosa manca al Napoli per evitare di farsi scavalcare in un futuro prossimo da Inter e Milan.

Nel calcio italiano conteranno quattro squadre, il Napoli di De Laurentiis deve evitare di essere la quinta
Aurelio De Laurentiis

L’importanza dei conti nel calcio attuale

Cinque puntate della rubrica “partita doppia”- 3 novembre, 17 novembre, 30 novembre, 26 marzo e 30 marzo – tre mesi di analisi e studi, una caterva di numeri, grafici e modelli per tentare di andare oltre l’emotività, per cercare di essere temporaneamente razionali piuttosto che “ragionare di pancia”.

Ma la maggioranza dei tifosi del Napoli (tra cui anche noi) si irrita quando si parla di bilanci, organigrammi e business plan, poiché sostengono che l’unica cosa che davvero conta sono i risultati sportivi.

Come dare loro torto, una squadra di calcio dovrebbe avere come obiettivo quello di arrivare più in alto in classifica in campionato e più avanti possibile nelle coppe.

Ma le partite si vincono, nella gran parte dei casi, se in squadra si hanno calciatori più bravi degli altri, allenati da uno staff tecnico migliore degli avversari e con una dirigenza in grado di essere sul pezzo in ogni ambito. E per fare tutto ciò occorre che la società abbia la forza economica sufficiente per pagare i cartellini e soprattutto gli stipendi dei tesserati.

Pertanto disinteressarsi ai discorsi riguardanti i bilanci non è possibile, a meno che non si voglia essere tifosi superficiali, vivendo la propria passione solo nei 90 minuti di gioco delle partite settimanali.

Serve la certezza della Champions

La pioggia di numeri che abbiamo esaminato nelle ultime due puntate ci hanno dato un responso abbastanza chiaro: il Napoli con la certezza di partecipare ogni anno alla Champions League può mantenere il livello di competitività attuale. Ma questa certezza, ahinoi, non c’è se pensiamo che, se il campionato finisse oggi, gli azzurri sarebbero destinati ad un preliminare sulla carta molto complicato.

Ritornando al famoso incontro con Fassone, raccontato nella prima puntata, non dimenticherò mai le parole con cui ci salutammo. Il direttore generale mi disse che per colmare la differenza con le squadre di prima fascia necessitavano tre successive qualificazioni in Champions per stabilizzare i ricavi.

Senza Champions il Napoli sarebbe costretto ad importanti cessioni per ottenere quelle plusvalenze che andrebbero a coprire la mancanza di questi introiti.

Sia in un caso, sia nell’altro, un aumento delle entrate da alcune delle voci che abbiamo esaminato (biglietti e abbonamenti, sponsor vari) darebbero al Napoli la tranquillità di non vivere la mancata partecipazione alla Champions League come un inevitabile ridimensionamento, così come diventerebbero soldi da investire sul miglioramento della qualità della rosa, in caso di qualificazione ai gruppi della Coppa con le “grandi orecchie”.

La mancanza di uno stadio di proprietà

Resta grave la mancanza di volontà di effettuare degli investimenti per dotarsi di un impianto di proprietà, elemento diventato imprescindibile per entrare nell’elite del calcio europeo, ma che sembra non interessare in alcun modo la proprietà del Napoli. Anche se, ad onore del vero, nel nostro paese i plastici degli stadi rimangono spesso tali per la scarsa managerialità dei dirigenti sportivi ma anche per la ottusità delle burocratiche istituzioni. Giusto per dare un senso a ciò che diciamo, la Juventus ha messo a consuntivo 51 milioni di ricavi da stadio nel 2015-16 contro gli 11 dell’ultimo anno di esercizio con l’Olimpico come stadio di casa.

In Italia, al momento ci sono solo tre stadi di proprietà di società (Juventus, Udinese e Sassuolo) che per la costruzione-ristrutturazione e acquisto dei diritti di superficie hanno sostenuto investimenti rispettivamente di 145 milioni, 30 milioni e 6 milioni (ma per il Sassuolo la proprietà è della Mapei del presidente Squinzi)

Non dimenticando che Figc e Credito Sportivo (controllato all’80% dal ministero dell’Economia) hanno firmato l’anno scorso una convenzione che mette a disposizione di club, Comuni o privati proprietari o concessionari degli stadi, finanziamenti per 80 milioni di euro, con tassi di interesse agevolati con l’intento di riqualificare gli impianti.

La realtà è che non serve tanto una legge sugli stadi – i casi descritti dimostrano come sia possibile muoversi anche con i limiti normativi attuali – né tantomeno difficoltà di ricorso al capitale di credito quanto un cambiamento di mentalità.

Inter e Milan tornano a fare investimenti

Con Inter e presumibilmente Milan che stanno tornando a fare grandi investimenti sul mercato e con una Roma che pare avere una dimensione societaria internazionale migliore di quelle del Napoli, oltre alla Juventus ovviamente, il grosso rischio per gli azzurri è di diventare la quinta forza in un mondo dove conteranno solo in quattro.

Urge prendere delle contromisure, presto. Qualche consiglio lo abbiamo fornito.

Godersi il momento è tanto doveroso quanto legittimo, non avere lungimiranza potrebbe essere imperdonabile. (3 – fine)

Prima puntata – Il bilancio del Calcio Napoli studiato dal Napolista: siamo sicuri che De Laurentiis sia un pappone?

Seconda puntata – I conti del Napoli / Con questi sponsor e questa politica dei prezzi, dipenderemo sempre dalla Champions.

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