La squalifica di diciotto mesi a Izzo (seppure blanda rispetto alla richiesta della Procura) e il caso Parma-Ancona ci dicono ancora una volta che il calcio va moralizzato.
Izzo squalificato per diciotto mesi
Insistiamo. Ci vuole una ventata di moralizzazione nel mondo del calcio. C’è del marcio. Da anni. E non sembra che sia cambiato nulla. Anzi, la situazione rischia di peggiorare. Prendiamo la cronaca di queste ultime ore. Settimana di Passione, di morte e resurrezione. Tre anni dopo, arriva la giustizia sportiva e condanna. Non quanto vorrebbe la Procura federale, che aveva chiesto sette anni, ma il difensore del Genoa Armando Izzo è stato sospeso con effetto immediato per 18 mesi. Altri giocatori si sono presi anni di sospensione, la squadra, l’Avellino, tre punti in meno in classifica, in questo campionato. Nel campionato 2013 e 2014 avevano provato ad organizzare una combine per le partite dell’Avellino con il Modena e la Reggina. Sono stati scoperti. E adesso puniti.
Il caso Parma-Ancona
Domenica scorsa. Campionato di Lega Pro. Partita Parma-Ancona. Vince l’Ancona per 2 a 0. A Pozzuoli ma manche ad Arzano e Mugnano si registrano picchi alti di scommesse. La «bolletta» paga assai e i carabinieri sono andati a sequestrare le matrici nelle ricevitorie e vogliono approfondire i risvolti di quella che sembra una partita truccata. Il calcio scommesse. Malattia che trova terreno fertile. A pensarci fa comodo a molti. Ai professionisti delle scommesse clandestine, ai giocatori di calcio e soprattutto agli scommettitori. Tutti guadagnano.
Salvini e il derby a ora di pranzo
Non soddisfatti, in questa insalata prepasquale ci mettiamo un altro ingrediente. Il leghista Matteo Salvini protesta perché il derby tra le milanesi si gioca sabato di vigilia pasquale a metà giornata, alle 12.30. Bofonchia il leghista che è un orario stabilito per soddisfare i bioritmi dei nuovi padroni cinesi. Peccato che Salvini non abbia speso una parola quando il nostro Maurizio Sarri gridó ai quattro venti che questi orari “territoriali”, che colpivano dalla Roma in giù, facevano schifo ed erano deleteri per i calciatori.
Milano colonizzata e la Fiat (Fca) all’estero
Ma ormai Milano è in mano allo straniero dell’Estremo Oriente. Speriamo che capitali forti e imprenditori sperimentati diventino un segnale di riscossa e di bonifica di un mondo, quello del calcio, sempre più inquinato. Una volta il calcio italiano era un vanto per il Paese. Esportato in tutto il mondo. Con la globalizzazione il mondo si è capovolto. Le cronache raccontano adesso che le riunioni e le assemblee dei soci della Fiat che fu, e che oggi si chiama Fca, si svolgono ad Amsterdam. Insomma tutto sembra un gioco degli specchi. Un labirinto dove è difficile ritrovare non tanto l’uscita quanto l’ingresso nel gioco più bello del mondo.