Anno 1971. Protagonista la squadra allenata da Tonino Zorzi e trascinata da Fucile e soprattutto dall’americano Williams che divenne l’idolo del palazzetto.
Gli anni Settanta
Era il primo anno degli anni ‘70 in Italia, il sessantotto stava per esaurirsi e Napoli come il resto del paese si apprestava ad entrare nel decennio più controverso della storia italiana. Da lì a poco si sarebbero costituite le Brigate Rosse, il Vietnam era nel bel mezzo della battaglia, e da lì a tre anni Pinochet avrebbe preso il Cile. L’Italia battè la Germania in quel famoso 4-3 ed il Napoli calcio acquistava Dino Zoff mentre a fine anno Altafini con tredici reti sarebbe stato il capocannoniere della squadra.
Zorzi, Tonino ‘o Paron
In questo periodo scoppia in città anche la passione per la pallacanestro e a contribuire a tale moda sportiva fu senz’altro il grande trionfo della Fides Partenope Napoli che ad aprile del 1970 alza al cielo la Coppa delle Coppe. Allenata da Tonino Zorzi detto anche Tonino ‘o Paron, sconfisse in finale la Ja Vichi-Clemont perdendo l’andata in Francia 64-60 e ribaltando il risultato in un palazzetto gremito fino all’orlo con un perentorio 87-65.
Manfredo Fucile senza i tre punti
Per molti, è stata la squadra che più di tutte ha lanciato il seme della palla a spicchi nella città partenopea. In cabina di regia c’era Remo Maggetti che dopo aver vinto due scudetti ed una coppa intercontinentale con Varese indossò la canotta partenopea per poi terminare la carriera a Caserta, cosi come Giovanni Gavagnin. C’era lo scugnizzo di casa, Manfredo Fucile, tiratore infallibile dall’angolo laddove non esisteva ancora la linea da tre punti e pertanto le prodezze dall’arco valevano sempre due punti.
Jim Williams
Poi c’era lui, l’idolo indiscusso Jim Williams, pivot, attrazione, fromboliere, trascinatore, idolo. Perché a Napoli i tifosi che si tratti di calcio o di pallacanestro sanno sempre riconoscere le stigmate del campione e lo adottano. Americano, in quegli anni in cui l’America divideva l’opinione pubblica lui la univa in un solo coro, quello che dal Mario Argento si alzava ad ogni sua giocata. Si narra che appassionati d’occasione, curiosi, o poco informati, non conoscendo le regole, arbitrariamente applicassero quelle del calcio, protestando ad ogni fischio e pretendendo calci di rigore random, ma c’era sempre il più informato che urlava “’O scè se chiammano tiri liberi”.
Nei bar
Non c’è uomo di basket a Napoli che non ricordi Jim Williams. In una città ebbra di calcio, quella fu la scintilla che per la prima volta accese definitivamente il focolare del gioco della pallacanestro. Ad Altafini e Zoff, si alternavano nei discorsi ai bar, tra fernet, caffè e Sisal anche dibattiti accesi su questo sport sconosciuto che stava portando Napoli in alto. Jim Williams resta colui che insieme agli altri ha alzato la palla a due della nascita popolare del basket e ha segnato per sempre una generazione che abilmente ha saputo trasmettere e far crescere le piante di questo meraviglioso gioco. Era il 1970, in Hit Parade c’era la Formula Tre con “Questo folle sentimento”. Appunto, cosi folle, che nessuno dalla città può e deve mai far cessare, cosi come il ricordo di chi c’era quando la Fides Napoli alzò al cielo la Coppa delle Coppe, l’unica squadra meridionale a vincere un trofeo internazionale.