Cosa resta del doppio confronto con la Juventus, la stucchevole vicenda dell’infantile Higuain e una piccola lezione sul mercato, del Napoli e delle altre.
Appena 36 giorni fa si scrisse di analogie tra le sconfitte di Madrid e Torino, entrambe per 1-3 ed entrambe arrivate con il Napoli rimontato ed incapace di tenere il campo per 90’ contro squadre più forti. La gara di ieri sera partiva esattamente con le stesse condizioni del ritorno contro il Real al San Paolo. Il Napoli doveva cercare di vincere con almeno un paio di gol di scarto, e contro una squadra dall’organico sulla carta superiore al suo.
Ecco, se vogliamo guardare ancora una volta il bicchiere mezzo pieno, questa volta il Napoli sull’1-2 non ha mollato, non si è scaricato mentalmente. Probabilmente il merito è stato del gol (abbastanza casuale invero) di Mertens, cosa che non riuscì 30 giorni fa contro gli spagnoli. Però stavolta anche dalla panchina sono arrivati segnali diversi. Si è sperato, più che creduto realmente, di potercela ancora fare, magari ancora con l’aiuto della buona sorte, ma in ogni caso la bandiera bianca è rimasta nel cassetto fino al 96’. L’ennesimo segnale di crescita e di consapevolezza.
Era un’imrpesa complicata
L’impresa era onestamente complicata già prima del fischio d’inizio. E una volta in campo, la Juventus ha dimostrato per l’ennesima volta di possedere le caratteristiche di squadra camaleontica, così come era stata definita tre giorni fa.
La capacità di Allegri e dei suoi uomini resta quella di saper cambiare approccio ed atteggiamento in funzione delle necessità. E In entrambi i casi il tecnico livornese ha ottenuto ciò che serviva alla sua squadra. Tecnicamente in tre giorni ha portato a casa appena un punto su sei, ma alla fine del tour de force partenopeo si ritrova mezzo scudetto in tasca ed una finale di Coppa Italia conquistata.
Perché le partite di Coppa si giocano su 180’, è inutile girarci intorno. E più che tirare in ballo ancora una volta l’episodio dell’andata con il rigore non dato al Napoli e subito dopo dato alla Juventus, ripenserei con rimpianto al non aver cercato di bloccare la partita di Torino sull’1-1 e alla scelleratezza di attaccare in 9 come se non ci fosse domani, facendosi prendere in quella occasione da quell’ansia di prestazione di cui raccontò Massimiliano Gallo. Magari imparando dalla Juventus come si possa, in alcune occasioni, diventare utilitaristici. Perché, anche se non esiste controprova, con un 1-1 a Torino poi in finale ci sarebbe andato il Napoli.
I soliti errori
Anche ieri sera, e purtroppo questa statistica si arricchisce di nuovi numeri, ci sono stati numerosi disimpegni errati. Troppi forse. Anche se è ormai chiaro che questa carenza, forse necessaria per far ripartire l’azione rapidamente, è ancora più evidente contro avversari che pressano come ha fatto ieri sera la Juventus. Per fortuna il Napoli è stato graziato dagli attaccanti bianconeri. Tutti tranne lui. Che ieri è sembrato particolarmente motivato. Ha iniziato il suo show nel riscaldamento, quando, forse stanco dei fischi, ha cercato di convincere il popolo che il presidente del Napoli era l’unico responsabile del suo addio.
In verità le esternazioni e le sceneggiate dei fratelli Higuain, con tanto di tweet, mi paiono plateali ed infantili, fatte ancora una volta per spostare l’attenzione dal vero problema: i denari.
Presidente, progetto, voglia di vincere. Non credo a nulla di tutto questo. Si tratta di soldi, com’è giusto che sia in questo calcio in cui, pur incassando contratti che basterebbero a salvare il PIL di molte nazioni meno sviluppate, guadagnare meno di altri colleghi toglie il sonno. Anche ieri sera in TV, sui media e sui social network si è parlato e scritto di clausola rescissoria, il più delle volte a sproposito. Come se essa fosse di fatto già una cessione.
Cos’è la clausola
I calciatori sotto contratto con clausola rescissoria sono moltissimi, anche molti top-player. Non mi risulta cambino squadra così di frequente. Anche perché andare via senza clausola rescissoria è altrettanto facile. È sempre una questione di volontà del calciatore di andare via. E dell’acquirente di comprare.
Perché alla fine si tratta solo di un prezzo da pagare. Con o senza clausola. In tanti fingono di dimenticare che i presidenti non sono padroni dei calciatori ormai da un bel pezzo, e i calciatori (e i procuratori) che rispettano i contratti sono quasi estinti. Higuain avrebbe fatto ferro e fuoco per andare via anche senza clausola. La Juventus sarebbe stata sempre l’unica a pagare. Il presidente non si sarebbe potuto rifiutare di fronte ad una mega-offerta e la contemporanea volontà del calciatore di non restare a Napoli. E la colpa sarebbe stata sempre di De Laurentiis, anzi molto di più.
La realtà della rosa
E naturalmente subito dopo la partita è iniziato lo stucchevole giochino di immaginare dove sarebbe oggi il Napoli con il suo vecchio centravanti. Sinceramente mi pare una questione di lana caprina. Un centravanti da almeno 20 gol il Napoli ce l’ha, è costato fatica, ma ce l’ha. La squadra segna quanto e più dell’anno scorso, e senza l’addio di Higuain il Napoli non avrebbe una rosa così completa come quella attuale.
Qualcuno mi spieghi allora quali sono i punti persi dal Napoli che l’argentino avrebbe fatto invece guadagnare in questo campionato. Dettagli precisi delle partite non vinte, così magari tiriamo fuori i numeri della scorsa stagione per capire che in alcune partite, nonostante i 36 gol realizzati, Higuain, da solo, non fu in grado di farci vincere con i suoi gol. Senza per forza poi finire a due anni fa, altrimenti il confronto sarebbe ancora più impietoso.
Succede anche alla Juventus
È difficile ammetterlo, ma Higuain è la ciliegina sulla torta di un meccanismo già rodato, ha aggiunto forza in una squadra già fortissima di suo. Resta un grande finalizzatore, ma credo che l’uomo in più della Juventus sia molto più spesso Paulo Dybala. Si vede dalla sua motivazione, dalla sua furbizia, dalla cazzimma che mette in campo, dalla carica che lui, sei anni più giovane, dà al suo compagno e connazionale più famoso (per ora).
Vedremo come la Juventus riuscirà a non farlo andare via. Si, perché, anche se nessuno se ne accorge, anche la Juventus ogni anno perde qualche suo campione. Senza per questo indebolirsi o perdere il consenso dei suoi tifosi. O per questo divenire protagonista di infinite discussioni mediatiche. Invece quando si parla del Napoli c’è ancora qualcuno che tira in ballo Lavezzi e Cavani. Come se il Napoli non fosse una squadra in continua crescita e miglioramento. Non basta mai fare risultati migliori degli anni precedenti. La domanda alla fine è sempre la stessa: “cosa manca per vincere?”
Mi aspetto a breve un forum su dove sarebbe oggi il Napoli se non avesse lasciato andare via Dzemaili, Inler, Pandev e Paolo Cannavaro.