Audizione all’Antimafia. Le riunioni a casa di Dominello padre. Il figlio gestiva il bagarinaggio degli ultras. «Da magistrati, non c’erano elementi per indagare la Juventus. Da cittadini, ciascuno si fa la propria idea».
Abbiamo deciso di pubblicare ampi stralci dell’audizione all’Antimafia, dei pubblici ministeri che conducono l’inchiesta Alto Piemonte, sulla infiltrazione della Ndrangheta a Torino. Nessun commento, da parte nostra, ma solo un lavoro di sintesi discorsiva delle audizioni.
L’inchiesta parte dalla mafia rumena
PM PAOLO TOSI: «Abbiamo iniziato ad avere le prime informazioni relative a un interessamento della criminalità organizzata di matrice ndranghetista all’area sportiva riconducibile al commercio illegale di biglietti delle partite della Juventus in un contesto del tutto inaspettato, cioè occupandoci, attorno al 2012-2013, di una associazione mafiosa rumena. Ci siamo così imbattuti in alcuni esponenti che avevano deciso di costituire un gruppo di tifo organizzato e di partecipare alle partite della Juventus con il nome di Templari, che era riconducibile alla codicistica che utilizzavano all’interno del loro sodalizio. Infatti avevano un tatuaggio tipico dei Cavalieri di Malta. Perché ci siamo imbattuti nell’interesse del crimine calabrese attraverso i rumeni? Perché un collaboratore di giustizia rumeno ci dice che tra gli affari del sodalizio c’era anche un’attività relativa alla cessione a terzi di abbonamenti per partecipare alle partite della Juventus e che questa attività era stata condotta dal gruppo previa autorizzazione di criminali di origine calabrese, con i quali il sodalizio rumeno trattava stupefacenti».
Cambiano gli assetti di potere tra gli ultras juventini
PM Monica Abbatecola: «Uno dei filoni di indagine sulla ‘Ndrangheta a Torino, “comanda Rosarno”, ci porta alla famiglia Dominello che si è resa protagonista della infiltrazione nel settore della biglietteria della Juventus. Siamo al 2013, e attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, emergono interessi ad aprire nuovi gruppi ultras prendendo il posto probabilmente dei “Bravi Ragazzi” che sono stati soppiantati a seguito dell’arresto di Puntuorno».
«Non ė un’attenzione del tifo puro ma di costituire gruppi ai quali vengono assegnati biglietti, inizialmente solo per gli striscioni che entrano gratuitamente e poi una serie di biglietti, su cui qualcuno evidentemente pratica un sovrapprezzo, e di qui il bagarinaggio che non è un reato di per sé (ma per la giustizia sportiva è una pratica censurabile, ndr). Nel corso della indagine viene individuata un’ampia dotazione non soltanto ai gruppi ma anche a determinati soggetti tra i quali spicca Rocco Dominello».
Perché la Ndrangheta viene chiamata in ballo? Rocco Dominello solo figlio di un padre malacarne, incensurato per mafia fino a quando non viene indagato in questo procedimento? E allora perché quando si tratta di riunire tutti i capi ultras per condividere strategie e biglietti si va a casa dell’ex autista del boss Antonino Pesce, Saverio Dominello, padre di Rocco?
Tutto viene deciso a casa di Dominello (padre)
PM Monica Abbatecola: «Vanno a casa di Saverio Dominello perché Rocco non si muove in autonomia. Si va da Saverio Dominello che è una persona del tutto estranea alla movimentazione dei biglietti. E il figlio Rocco si difenderà come il grande tifoso inserito in Juventus da Fabio Germani, personaggio del tifo organizzato».
Precisa l’altro Pm torinese sentito dall’Antimafia Paolo Toso: «Dopo la famosa riunione a casa di Saverio Dominello, chi commenta gli esiti di questa riunione a bordo di un’auto dice: “Adesso abbiamo l’autorizzazione e siamo coperti sia dentro che fuori lo stadio, e possiamo fare i nostri affari”. Questa autorizzazione ci è sembrata identica all’autorizzazione ricevuta dai romeni quando andarono in Calabria, era una autorizzazione calabrese anche questa, della stessa matrice.
Poi abbiamo osservato il ruolo progressivamente assunto da Rocco Dominello rispetto ai gruppi di tifo organizzato, non essendo lui appartenente a nessun gruppo eppure diventando il referente di tutti i gruppi nella spartizione delle quote di biglietti a cui tutti i gruppi aspirano e che tutti i gruppi utilizzano per la rivendita, ma soprattutto il ruolo che assume all’interno del rapporto con gli uffici della Juventus, dove viene abitualmente ricevuto è utilizzato per almeno un paio d’anni come l’interlocutore, il mediatore, colui che assicura una funzione di cerniera e di equilibrio tra il settore della società che si occupa della vendita dei titoli di ingresso, cioè biglietti e abbonamenti, e i gruppi di tifosi».
I dirigenti della Juventus non sono imbarazzati a spiegare le ragioni della scelta di Rocco Dominello: «Garantiva la tranquillità dello stadio. Evitava conflitti tra gruppi».
Le proteste dei tifosi juventini per i prezzi altissimi
Torniamo alla audizione di Monica Abbatecola. «Le intercettazioni che confermano la nostra ipotesi di infiltrazione sono le conversazioni che intercorrono con due esponenti del settore biglietteria e sicurezza della Juventus, rispettivamente Merulla e D’Angelo, le persone che maggiormente si interfacciano con questo Germani e con Dominello Rocco. In un momento di fibrillazione perché un tifoso svizzero si è lamentato di aver acquistato un biglietto a circa 600 euro, ne fa le spese a livello societario il Merulla, che dirige la biglietteria interna. Viene quindi captata una conversazione tra questo Merulla e Germani, in cui il Merulla, che è in difficoltà con la società dice espressamente a Germani (riferendosi a Dominello, ndr): « Io non so chi sia, cosa faccia, me l’hai portato tu, però questo ha una influenza, non so perché ma ha una influenza particolare».
C’è un particolare che in queste settimane è stato strumentalizzato per confortare tesi innocentiste O colpevoliste. E cioè che la Juventus non è stata ritenuta dalla Procura di Torino parte offesa, cioè vittima dei clan degli ultras.
Non c’è estorsione, un do ut des
Precisa il Pm Monica Abbatecola: «Non averlo fatto è stata una scelta consapevole, ma anche obbligata, perché non abbiamo minimamente traccia di una estorsione perché la Juventus sceglie Rocco Dominello, sceglie di affidarsi a questa persona più o meno consapevolmente secondo la loro rappresentazione, ma di fatto ė una scelta, ce lo dice apertamente il dirigente dell’epoca, il dottor Calvo, dichiarando: “Non ci siamo chiesti più di tanto il perché di questa influenza, di questo essere figura di equilibrio, ma Dominello Rocco ci era utile”».
Prosegue il Pm torinese Monica Abbatecola: «Non c’è quindi veramente margine per configurare l’estorsione, ma nemmeno c’è una possibilità di configurarla parte lesa a seguito della infiltrazione nel settore economico calcistico in senso lato, più specificatamente nel settore della biglietteria, perché anche in questi casi c’è un vantaggio consapevole, che è il movente della scelta della Juventus, laddove viene detto apertamente: “Ci garantiva uno stadio sicuro e a ringraziamento di questo – queste le parole usate – aveva questa dotazione di biglietti” su cui aveva il sovrapprezzo e di qui il guadagno e tutto l’interesse che i clan hanno dimostrato in questo settore».
Il cellulare di Bucci l’ultras suicida
PM PAOLO TOSO: «Il danno al consumatore,allo sportivo è emerso chiaramente quando, dopo il suicidio di questo povero signor Bucci, la squadra mobile ne esamina il cellulare, a quel punto abbiamo accesso alle chat e scopriamo conversazione come queste, in cui un padre di famiglia toscano contatta la società per avere 8 biglietti per lui, il figlio, un amico, i figli dell’amico. E organizzano la gita a Torino, per vedere la Juventus.
Quando deve ritirare i biglietti, viene comunicato che non deve ritirarli dalla Juventus, ma sono biglietti che arrivano dal gruppo di tifosi, per cui è previsto un sovrapprezzo, e lui risponde: “Ma io credevo di aver parlato con la Juventus, non con un gruppo di tifosi. Gli viene risposto: “Guarda, ci sono stati dei problemi, comunque tu allo stadio puoi venire senz’altro, versa il sovrapprezzo , che se non ricordo male è pari al doppio, e questo signore alla fine non si reca a vedere la partita perché i biglietti costavano una enormità rispetto a quello che intendeva pagare. Ridotta la capienza dello stadio, che oggi è poco più di 40.000 persone, assicurata la dotazione di un numero elevatissimo di abbonamenti e biglietti ai tifosi, biglietti a prezzo accessibile a chi non può permettersi la tribuna a 150 euro, questi biglietti vengono monopolizzati dalla gestione degli ultras».
No alla linea “non poteva non sapere”
La Procura di Torino non ha mai sposato la linea del «non poteva non sapere» tanto cara, in un certo periodo, ad altre procure come quella di Milano. Questo per dire che anche in presenza di elementi equivoci, la Procura non ha ritenuto di dover indagare dirigenti della Juventus in questo procedimento contro la Ndrangheta a Torino.
PM Monica Abbatecola: «C’è un episodio in cui c’è l’organizzazione di una cena con alcuni esponenti di Juventus. Forse – non vorrei confondermi – doveva partecipare anche Conte, quindi una cena interessante per il tifoso. Ne parla Germani con Rocco Dominello e quest’ultimo si lamenta del fatto di non essere stato invitato e suppone – questo è il senso di quella conversazione – che la ragione possa essere proprio che era presente l’avvocato Galasso e che, difendendo i suoi fratelli, non volesse magari coinvolgerlo e portarlo in questa situazione. Fa anche delle illazioni sul modo in cui conduceva la difesa dei fratelli, ma questo poco importa. A quella cena Rocco non viene invitato. Se siano scelte di opportunità o altro non lo so, ma questo è un dato che ci riporta al punto di partenza sulla zona grigia e sull’opacità. Noi non possiamo andare a giudizio dicendo semplicemente che non poteva non sapere. Questa è la posizione su cui ci siamo attestati».
Trecento biglietti a partita per Dominello
Rocco Dominello, è quanto gli investigatori riescono a estrapolare dal suo computer posto sotto sequestro, ha un giro di affari pari a trecento biglietti a partita. Insomma, per il ruolo di mediatore e di pacificatore della curva, Dominello guadagna, a suo dire, circa tremila euro al mese.
La Procura federale contesta la disnvoltura della Juventus con gli ultras
C’è un passaggio dell’audizione del Pm Toso nella quale l’inquirente riconosce che sebbene non vi sia la prova della consapevolezza dello spessore criminale di Rocco Dominello (visto i precedenti del padre e dei due fratelli), di sicuro c’è «una certa qual disinvoltura che poi è, in termini giuridici, l’oggetto della contestazione della Procura federale. La Procura federale in ambito sportivo contesta questa disinvoltura e tutta questa serie di intese con il tifo organizzato e appartenenti alla criminalità per lo stadio tranquillo, che ė un illecito non penale ma certamente sportivo».
Perché nessun dirigente della Juventus è stato indagato penalmente
Ribadiscono i Pm all’Antimafia: «Noi abbiamo intercettato lungamente D’Angelo (capo della security della Juventus, ndr) per capire se lui, se la Juve fossero consapevoli del fatto che dietro Rocco Dominello ci fosse qualcos’altro. È questo che dovremmo andare a provare in un giudizio, laddove contestassimo a D’Angelo un concorso esterno. Non è che chi ha a che fare con un brigante, perché ha a che fare con un brigante, partecipa dell’attività criminosa del brigante. Può anche essere che sia così ma ha facilità a difendersi dicendo: “Per me quello era Rocco Dominello e nient’altro”, che è esattamente ciò che i dirigenti della Juventus ci dicono. Dunque noi possiamo affermare, sulla base degli accertamenti che abbiamo condotto, che c’è la consapevolezza del rapporto con Dominello Rocco, ma non c’è consapevolezza di rapporti con la Ndrangheta. Possiamo affermare questo da magistrati in un processo. Poi ognuno si formerà sue idee da cittadino».
E già, è questo il problema. Perché le opinioni da magistrato e da cittadino sono così divergenti?