Dries primo in classifica davanti a Insigne e a Sarri che però si contraddice su come poter rinforzare questo Napoli
L'esultanza del Napoli a Genova (Cuomo)
Con l’ennesima, straripante, vittoria in trasferta il Napoli archivia la stagione 2016/17. Una stagione per molti versi esaltante, in cui gli azzurri hanno stabilito molti record relativi ai campionati a 20 squadre. Minor numero di sconfitte in assoluto (4), minor numero di sconfitte in trasferta (2), maggior numero di vittorie in trasferta (addirittura 13), vittoria più larga in trasferta (il 7-1 rifilato al Bologna il 4 febbraio), punti fatti (86), punti fatti in trasferta (43), reti segnate (94) e reti segnate in trasferta (50 record assoluto). Il capitano Hamsik è ad un passo dall’essere il marcatore più prolifico della storia azzurra e nella prossima stagione potrebbe superare Bruscolotti per presenze in Serie A. In Europa, inoltre, il Napoli ha vinto per la prima volta il girone di Champions League.
Nonostante la sfilza di record inanellati e, soprattutto, nonostante il record non scritto, ma riconosciuto da tutti, quello del bel gioco, gli azzurri non sono riusciti ad arrivare oltre il terzo posto e dovranno cominciare la prossima stagione con l’incognita dei preliminari di Champions League.
Il bilancio è senz’altro positivo, la squadra nel finale di campionato è apparsa più consapevole dei propri mezzi, tant’è che nel girone di ritorno ha fatto 5 punti più della Juventus e 2 più della Roma. Quel che è mancato per contendere il titolo alla Juventus è da ricercarsi in qualche passo falso in casa (Sassuolo e Palermo) e nei punti racimolati negli scontri diretti con le prime due (4 per il Napoli, 6 per la Roma e 7 per la Juve). Dal girone di ritorno si dovrà ripartire l’anno prossimo, sapendo che nulla sarà scontato e che il punto di forza di questo Napoli, l’impianto di gioco voluto da Sarri, rischia di essere, allo stesso tempo, anche il suo punto debole, visto che immaginare di migliorarlo è sinceramente difficile.
Detto questo, andiamo ad assegnare la maglia sudata per il campionato appena concluso.
Al terzo posto: Maurizio Sarri
i complimenti che ha ricevuto il Napoli quest’anno non si contano. In Italia e all’estero gli azzurri hanno fatto parlare di loro per il gioco spettacolare e la mentalità sempre offensiva. Il Napoli ha messo in difficoltà il Real Madrid finalista di Champions League al Santiago Bernabeu, ha fatto il record di gol segnati dopo aver venduto un attaccante come Higuain e avendo dovuto fare a meno di Milik che ne aveva preso il posto. Sarri ha saputo plasmare la squadra tirando fuori il meglio da ognuno. Dopo una certa riluttanza iniziale ha cominciato a ruotare gli uomini a disposizione in maniera intelligente, ampliando il novero dei titolari da 14 a 16/17 uomini.
Nella conferenza stampa di ieri ha detto che per migliorare questa squadra servirebbe spendere molto. È un concetto che non riesco a condividere a pieno e che lo stesso mister ha più volte contraddetto. Uno dei punti di forza di questa squadra è stato il mercato dello scorso anno. Sono stati giocatori giovani e di talento come Rog, Zielinski, Milik e Diawarà che hanno consentito alla squadra di fare il salto di qualità.
Sarri ha detto più volte che ritiene difficile inserire nel suo contesto di gioco un campione già maturo ed affermato. Forse il suo intento, con questa dichiarazione, era valorizzare la rosa attuale. A mio avviso al Napoli non serve un colpo di mercato ad effetto, ma continuare sulla strada intrapresa lo scorso anno. Sono arrivati i rinnovi di contratto di tutti i pezzi pregiati, si ripartirà da questa squadra e con tre acquisti (un portiere, un esterno destro e un vice Callejon) la rosa sarà più che completa.
Al secondo posto: Lorenzo Insigne
18 gol in campionato rappresentano il suo record personale. Una stagione magica, impreziosita da alcune perle come il gol del momentaneo vantaggio contro il Real Madrid o quello meraviglioso dell’ultima giornata. Se l’attacco del Napoli è stato devastante è in gran parte merito suo. Accantonata la rivalità con Mertens per il ruolo di esterno sinistro (ma è una rivalità che forse tornerà nella prossima stagione con il rientro definitivo di Milik) è apparso più tranquillo e maturo, dentro e fuori dal campo.
Il rinnovo del contratto fino al 2022 non è una certezza granitica, ma rappresenta la certificazione della volontà del giocatore e della società di fare di Lorenzinho un punto fermo del futuro del Napoli. I margini di crescita che si erano visti nelle passate stagioni quest’anno hanno lasciato il posto ad una serie di certezze. Ora la sfida sarà confermarle, a partire dalla doppia sfida del preliminare di Champions ad agosto. Alla consacrazione definitiva di Insigne e del Napoli manca solo una cosa. Sappiamo tutti qual è, ma non lo diremo per scaramanzia.
Mr. Maglia sudata: Dries Mertens
“Su Mertens abbiamo sbagliato tutti, lo avevamo sottovalutato”. Il virgolettato è di Maurizio Sarri alla vigilia dell’ultima di campionato. Chiamato a stagione in corso a reinventarsi centravanti, il belga ha stupito tutti, forse a partire da se stesso. Vicecapocannoniere del campionato ad una sola rete da un veterano come Dzeko, ha segnato più in questa stagione che in tutte le altre messe insieme, togliendosi la soddisfazione di segnare 4 reti in più di chi ha lasciato il Napoli per altri lidi.
L’anno prossimo Sarri avrà il problema di scegliere il centravanti titolare tra lui e Milik. Da quando il polacco è tornato, infatti, il mister non se l’è sentita di stravolgere un sistema di gioco che ha dato ottimi frutti, ma l’anno prossimo tutto lascia pensare che non sarà così.
Dries Ciro Mertens, intanto, si è dimostrato campione vero. Negli anni trascorsi a Napoli non si è mai sentita una parola fuori posto, anche nei periodi in cui la sua partenza dalla panchina era data quasi per scontata. Come per Insigne, la scommessa sarà confermarsi nella prossima stagione, con l’incognita del ruolo (o dei ruoli) che sarà chiamato a ricoprire.
La maglia asciutta per la stagione 2016/17
Sul campo quelli che hanno deluso di più le aspettative sono stati sicuramente Maksimovic e Giaccherini. Entrambi impiegati poco, dovevano essere rinforzi di qualità, ma non sono mai riusciti a scalfire le gerarchie né a dare un contributo significativo. Il croato ha avuto la possibilità di guadagnarsi un posto al sole con l’infortunio di Albiol e con la partenza di Koulibaly per la Coppa d’Africa. Sarri ha dato l’impressione di non essere soddisfatto dalle sue prestazioni e appena ha potuto lo ha relegato in panchina. Giaccherini doveva essere l’alternativa a Callejon, ma quando ne ha avuto l’opportunità non ha saputo dimostrarsi affidabile. Il peggior Callejon della stagione, quello visto tra gennaio e marzo, è stato comunque insostituibile.
In una stagione largamente positiva, però, la vera nota stonata è stata rappresentata da alcune scelte societarie. Il balletto sui prezzi dei biglietti di inizio campionato e la scelta di penalizzare, a conti fatti, coloro (pochissimi per giunta) che avevano sottoscritto un abbonamento sono apparsi incomprensibili. Altrettanto incomprensibili sono state alcune uscite di De Laurentiis (su tutte quella post Real Madrid) e la polemicuccia strisciante con il mister che ci ha accompagnato per tutto il campionato. Il silenzio stampa a singhiozzo, certi tweet provenienti dallo spogliatoio, le polemiche con alcuni giornalisti hanno dato un’immagine del Napoli non all’altezza del rendimento della squadra e delle stesse scelte di un Presidente che ha portato il Napoli a vivere il periodo di vertice più continuo della sua storia.