Appunti tattici sul gioco a tre Insigne-Hamsik-Ghoulam (Strinic), il luogo dove il Napoli costruisce gran parte delle sue azioni offensive.
Con i cinque gol rifilati al malcapitato Torino, a due giornate dal termine del campionato il Napoli di Sarri ha stabilito il suo massimo storico di reti segnate nei tornei a venti squadre (86). Elemento chiave di questo record è stato il lavoro esercitato dalla catena sinistra, dove operano Ghoulam (o Strinic), Hamsik e Insigne. Insigne è il secondo cannoniere della squadra dopo Mertens, avendo realizzato 16 gol. Ma l’esterno napoletano si segnala anche per i 10 assist prodotti. Hamsik aggiunge 11 reti e 9 assist mentre Ghoulam, pur non avendo ancora segnato, ha comunque prodotto 3 assist. Due assist per Strinic, la sua naturale alternativa. Ma il valore della catena mancina dei partenopei va al di là dei numeri. È infatti da questa zona che partono la maggior parte degli attacchi napoletani. Ma come funzionano i meccanismi offensivi della parte sinistra dell’undici partenopeo di Sarri?
Non solo cross
La squadra, in fase offensiva, cerca immediatamente la profondità, attraverso i movimenti in verticale dei tre riferimenti offensivi. Anche gli interni di centrocampo cercano spazio fra le linee e in profondità, soprattutto Hamsik, che è il classico box-to-box midfielder, abile anche ad abbassarsi per aiutare Jorginho (o Diawara) nella fase di impostazione.
E’ una filosofia particolare di attacco alla difesa chiusa e bassa, cioè quel tipo di difesa che il Napoli si trova spesso ad affrontare essendo la squadra di Sarri il più delle volte protagonista della partita tramite un elevato possesso palla che finisce per schiacciare gli avversari nei loro ultimi trenta metri di campo. Infatti, il Napoli non cerca tanto lo sfondamento esterno tramite cross (pur essendo questa una soluzione a disposizione degli azzurri…) quanto la penetrazione tramite scambi rapidi sul corto o palle filtranti per i giocatori che si inseriscono per attaccare l’area.
L’importanza degli halfspaces
In questo senso assume particolare rilevanza l’occupazione degli half-spaces, cioè delle zone di campo intermedie fra la zona centrale e quella esterna, così come fanno gli allenatori che ricercano superiorità posizionale come Pep Guardiola o Jurgen Klopp. Pur non essendo una squadra che attua un gioco di posizione, anche il Napoli va ad occupare questa particolare zona di campo grazie ai movimenti a entrare degli esterni e a quelli in avanti delle mezzeali.
Ecco quindi che, a sinistra, si può notare la presenza di Hamsik nell’half-space sinistro ad un livello di campo più basso e quella di Insigne ad uno più alto a seguito del suo taglio dall’esterno all’interno del campo. Questo movimento ad entrare di Insigne libera la corsia sinistra per la corsa in avanti di Ghoulam (o di Strinic, come nel caso del frame sotto) allo scopo di garantire ampiezza e profondità all’attacco partenopeo.
A questo punto si innescano tutta una serie di possibili combinazioni quali, ad esempio, lo scarico esterno su Ghoulam; l’uno-due fra Hamsik e Insigne; l’uno-due e la ricerca del terzo uomo tramite appoggio su Mertens etc…
L’opzione Callejon
Una particolare soluzione è quella del cambio di campo su Callejon. Sfruttando il sovraccarico di giocatori avversari sulla sinistra, in zona palla, il Napoli è bravo nel cambiare velocemente campo verso l’esterno destro che viene così a trovarsi in situazione di uno contro uno o potenzialmente anche smarcato. Questo tipo di soluzione ha dato i suoi frutti consentendo allo spagnolo di segnare ben 13 gol. Alcune squadre hanno cercato di ovviare a questa soluzione tattica spezzando la linea difensiva e tenendo l’esterno sinistro più lontano dai centrali per contrastare più da vicino Callejon. É chiaro come questa soluzione finisce però per rompere la linea difensiva lasciando buchi centrali che Mertens e i due interni di centrocampo sono solitamente abili a sfruttare.