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Cuore Napoli Basket, Era de Maggio e si va a gara 5: Cassino violata (78-74)

Napoli vince di nervi, col cuore, e porta la serie all’ultima partita – da giocare al Palabarbuto. Roberto Maggio è l’uomo in più.

Cuore Napoli Basket, Era de Maggio e si va a gara 5: Cassino violata (78-74)

Signori prego, da questa parte, sedetevi e chiedete scusa a chi credevate morti. Non è finita finché non è finita, non è calato il sipario finché ci sarà un solo attore ancora in scena, ad attirare lo sguardo di qualche spettatore Napoli c’è, vince a Cassino, pareggia la serie (2-2) e porta i laziali a gara 5, al Palabarbuto, senza gabbie, a visuale libera per ammirare l’onda azzurra che li accoglierà a braccia aperte. 74-78 col brivido anche stavolta ma è il trend della serie che viaggia su questi binari.

La partita

Partono forte i partenopei, ma meno forte rispetto alle tre precedenti, e paradossalmente questo è un bene, perché la spina si stacca facilmente con i parziali larghi. Mastroianni mette una tripla, lo Zio è incazzato, guarda i suoi tifosi in un container come anime in plexiglas, e avvisa tutti. “Stasera non voglio fare tardi, voglio la bella e senza extra”. Segna e cala rimbalzi insieme al bimbo slavo che oramai guappeggia nel pitturato come dal perimetro. I laziali si affidano ai soliti Bagnoli e Petrucci, ma Napoli è presente e trova in Marzaioli l’efficacia e la puntualità, di un ragioniere impeccabile. Nessuno vuole tirarsi indietro, tutti briganti che hanno lasciato dietro ala collina un popolo a cui avevano promesso gara 5.

Quindi colpo su colpo, come in una gara di freccette in un pub in trentino, Napoli risponde a Cassino, e all’intervallo si va sul 35 38. Il terzo quarto comincia con i padroni di casa che accorciano e addirittura si portano in vantaggio con una tripla di Sergio, Barsanti mitraglia ma Napoli vede i fantasmi presenti oramai come munacielli di famiglia da tre partite, ed il coach, dunque, trova il ghostbuster giusto, Alessio Ronconi che si appiccica a Petrucci come un operatore di call center di turno alle due del pomeriggio.

Roberto Maggio

Ronconi, un capolavoro strategico di tale Francesco Ponticiello di Sant’Antimo, un coach che vede il mare, e ti spiega esattamente dietro l’orizzonte quante case ci sono, i pedalò sulla riva li contano tutti. Petrucci soffre, Cassino ne risente ma tiene, quando il capitano ferma le riprese del film già visto due giorni prima e decide di cambiare il finale. Roberto Maggio è il custode di una fede, il guardiano del Graal, il templare che impavido sfida legioni pur di difendere il proprio sogno. Ne segna ventinove signori, due dei quali con un cross-over che lascia Bagnoli sul posto a chiedersi dove fossero le giostre, perché sembrava al parco giochi.

Roberto è stato il defibrillatore che ha tenuto in vita il battito del Cuore Napoli, il finale negli ultimi tre minuti è scritto dalla bomba di Mastroianni, l’airone, e dalla glaciale tenuta mentale di capitan Maggio, che come promesso ci porta a gara 5. Mercoledì a Fuorigrotta ci sarà un palazzo a grondare entusiasmo, a tenere su le gambe stanche di una serie infinita, non sarà facile ma in quest’Era de Maggio niente è impossibile.

“’E diceva, core, core! Core mio luntano vaje…”

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