Insigne ha segnato di più, ha fatto più assist, tira di più verso la porta. E poi è un emblema del calcio di una volta, quello non teocratico, celebrato da Galeano.
Insigne è meglio ‘e Dybala solo che nessuno lo dice perché il potere mediatico sta tutto da una sola parte. Non ci vuole un genio per capirlo, ma ci vuole poco per affermarlo. Basta guardare i numeri. Lorenzo ha segnato più del bianconero, è stato più decisivo contribuendo con assist e più continuo nell’arco di una stagione. Eppure luminari del giornalismo addirittura l’hanno paragonato a Messi (e detto pure che Ronaldo farebbe la panchina a Torino, ma so altri deliri).
Il buon Insigne quest’anno ha cantato e portato la croce, ha difeso, corso, segnato e offerto birre e taralli ai due compagni di merenda, Dries e José. Dybala ha segnato col contagocce, ma ha la fortuna di giocare dalle parti sabaude e pertanto il tappeto rosso sulla fiducia parte dai club televisivi e finisce sui rotoli di carta in edicola.
Statistiche
In Italia nessuno è come lui, come Insigne, per rendimento, tuttavia in nazionale sembra ospite occasionale, come quello che si mette in lista in discoteca giusto perché ti serve per riempire il tavolo. Qualcuno dice che sia agevolato dal gioco sarriano, ma belli miei si gioca a calcio non a tennis dove l’unicità dell’interprete è insito nella disciplina
Insigne in una speciale classifica di rendimento del campionato di Serie A risulta essere ottavo, con sedici goal realizzati, otto assist vincenti, mentre Dybala solo trentesimo con soli nove goal realizzati e appena sei assist. Insigne calcia verso la porta decisamente di più: centoquindici contro appena sessanta. In questa speciale classifica, guidata da Dzkeo, Dries Mertens è terzo mentre Higuain è quarto..
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Si è parlato di Napoli e del Napoli definendolo con boria “circo” ma qui i trapezisti però sembrano stare dietro alle macchine da scrivere. Se Lorenzo fosse stato bianconero, (chiedo scusa solo per averlo pensato) in questo momento come minimo parlavano di un Pallone d’oro spedito a Vinovo, di un Platini più basso, di un misto tra Messi e Ronaldo, e di titoli del tipo “ Il nuovo Maradona”.
Perché? La Juve è in finale di Champions è quasi campione di Italia ed in finale di coppa nazionale, pertanto i risultati aumentano la celebrazione dei calciatori che li hanno raggiunti.
Piazza Plebiscito
Lorenzo Insigne è una delizia, con quel piede fa tutto, vendemmia anche l’uva per il vino che insieme ai compagni offre alle dionisiache domeniche di estasi partenopea.
Lorenzo ha il diritto, dopo il rinnovo, di prendersi Piazza Plebiscito e organizzare una festa privata con tutte le sue ambizioni, che sono anche le nostre. Ha avuto il coraggio di restare a vita, conscio che nei momenti duri il primo ad essere colpito, sarà lui. Ha il coraggio della gente di queste parti, si è rimboccato le maniche della maglia e ha deciso che deve essere il centro della nuova follia partenopea, da quando Dio ci mandò Diego.
Galeano
«La storia del calcio è un triste viaggio dal piacere al dovere. A mano a mano che lo sport si è fatto industria, è andato perdendo la bellezza che nasce dall’allegria di giocare per giocare». Galeano scriveva nel suo “Splendori e miserie del gioco del calcio” ma Insigne è ancora quel bambino allegro che la domenica scende in campo con il pallone nello zaino accanto al panino.
È quello che rincorre un sasso, un palloncino, o un gomitolo di lana lasciato nel corridoio di casa, perché dove c’è un oggetto calciabile c’è il suo piede a colpirlo. È la lucida follia che diventa sostanza e si proietta sulle pareti della realtà per concepirla come figlia possibile di un futuro vincente. In questo calcio tecnocratico dove tutto sembra maledettamente già scritto, omologato e noioso, Lorenzo è ancora quel bimbo sfrontato con la faccia sporca che esce dalla monotonia e mette a sedere il luogo comune, che profeti in patria proprio non si può.
Il tempo
Insigne è meglio ‘e Dybala, magari l’argentino vincerà già da quest’anno, borghese tra i borghesi, ma il fruscio di un pallone che entra in una rete grande quando un cuore popolare, non lo ascolterà mai, quel suono che appartiene ad una tammorra ribelle che sveglia i dormienti del pallone. Si ama il calcio perché esiste ancora chi lo dipinge in modo autentico.
Insigne è meglio ‘e Dybala, e il tempo nel suo dannato corso, ce lo consegnerà in piedi su un pullman a dirigere la scia delle stelle su una folla festante.