Oggi il segno distintivo è tra chi è tatuato e chi no. E poi in questo calcio del terzo millennio ha trionfato l’internazionalismo proletario.
Anche Maradona
Carissimo Lucarelli che peccato che lei non abbia vissuto nel secolo scorso. Diciamo negli anni Settanta e Ottanta. Quando esisteva una maggioranza silenziosa che aveva vergogna di dirsi democristiana e c’erano decine di migliaia, milioni di giovani, intellettuali, professionisti che votavano falce e martello.
Lei avrebbe potuto fare tranquillamente coming out e vedersela in campo con i grandi di quel secolo. A partire da Maradona. Sa che orgoglio per noi avere un campione, un mito del calcio per giunta comunista.
Oggi il segno distintivo è il tatuaggio
Oggi ho la sensazione che lei è arrivato fuori tempo massimo. Certo c’è la Brigada Mauricio Sarri che si appella al Sarrismo, malattia infantile del Guevarismo, anche se proprio in questi giorni lui ha dato prova di revisionismo accelerato quando ha detto di volere più soldi. Però ci può stare.
Oggi il segno distintivo che fa la differenza è tra chi è tatuato e chi no. E poi in questo mondo del calcio del terzo millennio ha trionfato l’internazionalismo proletario. Spagnoli, latinoamericani e Paesi dell’Est hanno invaso i nostri campi di calcio. Sono poche le eccellenze italiane. E andare da un Marechiaro Hamsik e parlargli di comunismo mi pare fuori luogo.
Lasciamo in pace quel passato
Senta Lucarelli lei esagera quando dice che essere normali è anormale. I suoi colleghi calciatori per fortuna partecipano alla vita sociale. Sa che Marechiaro è un ottimo sponsor delle iniziative anticamorra?
Non ho nessun rimpianto di una stagione che non c’è più. C’è stata, rifarei e rivivrei tutto quello che ho fatto è vissuto ma ora lasciamo in pace quel passato.
Lucarelli a noi basta poco per essere felici. Un gol di Ciro Mertens, di Lorenzigno. Una Champions è uno scudetto. San Gennaro pensaci tu e abbraccia per noi Enrico Berlinguer (e Valentino Parlato).