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La Milano del pallone in agonia è uno specchio dei nostri tempi

Proprio mentre il Sud sta ritrovando orgoglio e identità, Milano, la “capitale morale”, vive una crisi senza precedenti. Nel calcio, in una classe dirigente inadeguata.

La Milano del pallone in agonia è uno specchio dei nostri tempi

Problema nazionale

Mamma mia, Milano nel baratro. C’è da essere preoccupati. Quella che è stata la capitale “morale”, poi, con Tangentopoli, “immorale” del Paese, oggi è in agonia. E non va bene. Sarà colpa degli strascichi del “Berlusconismo”, delle lauree leghiste che si volevano comprare a Tirana, sarà che l’industria della moda non tira come prima mentre la coca della ‘Ndrangheta insieme ai subappalti e ai rapporti con le amministrazioni locali funzionano. Ecco, qualcosa dobbiamo fare anche noi perché Milano non sprofondi nel nulla, nelle sabbie mobili dell’assenza di fantasia.

A confronto, noi scoppiamo di salute. Facciamo divertire e ci divertiamo. Prendete i cinesi dell’Inter e del Milan. Mai un sorriso, facce di cera, da Comitato centrale del grande Partito Comunista, w Marx, W Lenin W Mao tse Tung.

La grande sfida

Le purghe, pardon dovremmo dire i ricambi, a fine stagione saranno necessari. Però la crisi delle due milanesi ci interrogano sulla classe dirigente di questo paese. Anni Settanta, Milano erano i Crespi e poi c’erano i Feltrinelli, Eco, Olivetti, Moratti, Rizzoli, Mondadori e via così. Che Milan e Inter, in quegli anni. Rivera e Mazzola incarnavano la grande sfida. L’Internazionale, in tempi di ideologie, metteva insieme ultrà della destra sanbabilina e i comunisti duri e puri (Armando Cossutta docet).

E quanti figli del sud si sono fideizzati alle grandi del Nord, alla Juve, al Milan e all’Inter. Anche per sfuggire alla desolazione, allo spopolamento di un mezzogiorno senza speranze.

L’incertezza

Oggi Invece è calata l’incertezza, l’assenza di un progetto. Pioli, Montella, Icardi, Donnarumma. Sono tutti in crisi, pronti con le valigie. C’è la Juve è vero, la possibile tripletta, è verissimo. Però è come se un destino fosse segnato. Milano è tornata opaca, dopo Expo. È il sud che sta ritrovando orgoglio e identità. La tristezza di San Siro e la gioia del San Paolo, a prescindere da tutto, è una bellezza.

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