Da un anno a questa parte, l’ambiente intorno al Napoli è sempre pregno di nervosismo. La squadra, però, è talmente forte da non risentirne. E fa paura.
Constatazione
Noi siamo Il Napolista. Nel senso: sappiamo chi siamo. Le nostre analisi più controverse, apprezzate o disprezzate – quindi più lette – sono quelle che girano intorno al calcio. I media, la città, i rapporti interni ed esterni. Cerchiamo di analizzare tutto, in maniera obiettiva. E oggi, 14 maggio 2017, dobbiamo per forza segnalare una cosa. Si impone. Dopo un’attenta riflessione del prepartita, della partita e del postpartita, constatiamo che la tensione mediatica intorno al Napoli resta a uso e consumo di chi è intorno al Napoli. Non sfiora nemmeno la squadra. Non inficia il perseguimento del risultato per cui questa azienda/istituzione lavora: i risultati sportivi.
Prendiamo l’ultima due giorni. In conferenza stampa, Sarri fa una certa dichiarazione. De Laurentiis risponde poche ore dopo. Ci sono problemi di comunicazione fra i due? Probabile, al di là della strategia comune (evidentemente mancante), un fraintendimento denota sempre un inciampo nel passaggio di parole e informazioni. Non entriamo nel merito, non è questo il punto. La squadra va in campo circa 24 ore dopo e vince 5-0. Per Massimiliano Gallo Torino-Napoli è stata un allenamento. Forse, il miglior modo per descrivere il dominio degli azzurri in casa di una squadra che aveva perso una sola partita nel proprio stadio.
Oggi come ieri
Il resoconto veloce delle ultime ore può essere ampliato all’intero campionato. Le punzecchiature Sarri-De Laurentiis sono solo una parte del tutto. Basti pensare al caso-Higuain, al clamore mediatico di un trasferimento così clamoroso. Non vogliamo citare (intanto lo facciamo) la percentuale di domande sul Pipita rivolte a Sarri o a De Laurentiis in questi mesi, sarebbe scoraggiante. Eppure il Napoli ha fatto 80 punti in 36 partite. Vincendo le ultime due, andrebbe a +4 rispetto alla scorsa stagione. Il discorso di prima: se il giudizio sul Napoli lo dà il campo, vuol dire che questa squadra non si è fatta influenzare da nulla. Semplice, pulito. Al Napoli basta un’altra vittoria per fare matematicamente meglio dello scorso anno. Ci sarebbero anche una Champions (primo posto nel girone, mai successo prima) e un turno di Coppa Italia in più, ma lasciamo stare. Senza Higuain. Nonostante la tensione mediatica post-addio di Higuain.
Sarri
Molte volte abbiamo scritto che a Sarri fa difetto una certa gestione della comunicazione. Alfonso Fasano, nel giorno della consegna della Panchina d’Oro al tecnico di Figline, si espresse così:
La celebrazione del Sarri tecnico può essere assoluta, completa. Poi ci sono i gusti, nel senso che qualcuno apprezzerà o può apprezzare un gioco diverso, più speculativo, più tendente alla ricerca del risultato. Però, i risultati e il criterio estetico di cui sopra dicono che il tecnico Sarri, per l’appunto, resta meritevole di un riconoscimento tanto importante. Diversamente si può dire del Sarri comunicatore. Che diventa fondamentale quando il livello è così alto. Per chi scrive, il tecnico del Napoli è perfetto fin quando si parla di calcio. Il campo è il suo campo, per utilizzare una ripetizione suggestiva.
Come detto, però, c’è anche altro. C’è quella sua parte di comunicazione che non soddisfa appieno, almeno non sempre, che non ha la giusta influenza. Quello che però va capito riguarda il “destinatario” di questa influenza. Non la squadra, intesa come i suoi calciatori. Che figuriamoci se leggono le sue dichiarazioni. Non la società, con la quale esiste un rapporto ben più profondo di quello descritto dai media.
Questo destinatario è l’ambiente che ruota attorno al Napoli. Stampa, in primis. Quindi opinione pubblica. Tifosi, appassionati. Il pubblico, in senso assoluto e totale. Ecco, alcune dichiarazioni non rendono giustizia al lavoro di Sarri sul campo. Magari lo fai per alleggerire le pressioni, nessuno mette in dubbio la buona fede. Ma, ripetiamo: la squadra non ti legge, non ti sente, non viene influenzata dalle tue parole. L’ambiente sì. E questo ambiente vuole sentirsi dire questo. Ma non ne ha bisogno, perché passare da uno a nove è stato fatto. Bisogna passare da nove a dieci, e di mezzo ci sta pure una certa comunicazione.
Il pezzo di oggi
È il senso di quello che abbiamo scritto oggi, appena sopra. Eppure quest’articolo è del 27 marzo. Resta attuale, parla dei destinatari della comunicazione. Gli esterni, appunto. Il Napoli ha dimostrato di non fregarsene, di saper andare oltre l’ambiente. Quello più vicino, quello più lontano.
Anzi, oggi riconosciamo proprio a Sarri un grande lavoro da questo punto di vista. Con la sua intervista a Sky ha rasserenato tutti, spiegando in maniera coerente il suo pensiero (e descrivendo come «buono» il rapporto con De Laurentiis); pochi minuti prima, a Mediaset, aveva effettivamente sbottato. Provateci voi, però, a non farlo quando Riccardo Ferri ti chiede dei «top player sul mercato che servono per migliorare il Napoli». Il discorso di prima: dalla prima alla 36esima giornata, sempre la stessa domanda. Sarri non è stato educatissimo a rispondere (eufemismo). Ma è umanamente comprensibile. La conferenza stampa è un’ennesima perla. Abbiamo applaudito Sarri e il suo cane Ciro.
Con questo Sarri, grazie al suo lavoro di campo e a passerelle mediatiche di oggi, il Napoli ha dimostrato di poter andare davvero oltre tutti i problemi. Quelli che vengono creati dall’interno, quelli che arrivano dall’esterno. Questa squadra fa paura. Per coesione, serenità, bellezza nel gioco ed efficacia. Non è bastato toglierle Higuain. Non sembrano bastare i difetti di comunicazione (che restano). Pare che non riescano ad indebolirla nemmeno certe domande un po’ così di una certa stampa. L’abbiamo scritto sopra. Questa squadra fa paura. Lo ripetiamo. È questa la sensazione di oggi, ma va letta in prospettiva. Anche quella altrui, quella di chi ha un certo interesse a destabilizzarla.