Il commento al campionato di Nello Mascia che non dimentica il calciatore del Crotone Andrea Nalini: il Vardy italiano. E ora come cazzo faremo fino a ferragosto?
FALLI DA DIETRO – 38A GIORNATA
È una festa d’amore.
Perchè lui è la romanità.
È la carbonara e il Colosseo. È Belli e Pinelli. È Sordi e Fabrizi.
È l’eroe del popolo con la naturalezza ironica che avrebbe incantato Pasolini.
Il cucchiaio a Van der Saar fu un atto di fedeltà a un’idea di calcio da cortile
E mentre lui saluta tutti con la figlioletta in braccio, scorre il film dei ricordi.
I primi gol d’altri tempi.
Con quei palloni che non ci sono più. Pesanti di fango ai quali lui riusciva a dare sorprendente leggerezza.
Dovette adattarsi a quei nuovi palloni. Dovette studiare nuovi modi di colpirli.
Non fu facile. Neanche per lui che pure ebbe da sempre una naturale confidenza con la palla. Una confidenza infantile, da cameretta, o da partitella sotto casa.
Il cucchiaio a Van der Sar nella semifinale degli Europei del 2000.
Storia del calcio contemporaneo. Non solo per la bellezza del gesto tecnico. Ma per l’irrisione alla responsabilità, l’incoscienza, l’istinto da bullo buono, il carattere beffardo e scherzoso.
Per la fedeltà a un’idea di un calcio infantile e giocoso da cortile.
Carpe diem
Perugia, nell’anno dello Scudetto.
Antonioli sbaglia l’uscita regalando a Saudati il gol del pari. Lui serafico va sotto la Curva sangue-oro che fischia il portiere e grida: «Ahò, ma che state a fà? Sèmo primi, sèmo».
E poi il “Vi ho purgati ancora” contro una Lazio stellare del 99, dopo un gol rabbioso che sanciva una vittoria inattesa.
E poi il selfie sempre contro gli Aquilotti, di un paio d’anni fa, che fece il giro del mondo.
E poi la schiettezza dopo l’assurda ingiusta sconfitta a Torino nell’era Garcia. “Con le buone o con le cattive la Juventus vince sempre. Loro dovrebbero fare un campionato a parte”.
E poi “Francesco, allora carpe diem”. E lui: “Scusa, ma l’inglese non lo mastico”.
Il secondo Papa Emerito di Roma
Piange il popolo Sangue-Oro. E saluta il suo secondo Papa Emerito.
Non amo la retorica e mi commuovono molto di più altre cose.
Le sbroccate fuori onda di quello dei pacchi, ad esempio. O l’intervento di Gentiloni sul clima al G7 di Taormina. O lo sforzo titanico del governo di reintrodurre i voucher.
Ma ho amato molto anch’io il suo magico esterno misto di nitroglicerina e talento. E il suo stare al mondo con innato senso dell’humor a difesa di un’identità. La sua coerenza e la sua fedeltà a una bandiera.
Un’ingiustizia negare a Mertens il titolo di capocannoniere
Ritorniamo sulla terra. Certo che senza quel palo dei grifoni, altro che festa d’addio. Ma doveva finire così.
Tutto è concesso. Anche il mani del Ciclope di Sarajevo.
Che nega, tra l’altro, il primato dei gol al Fiammante Fiammingo.
E questa è un’ingiustizia.
Perché se si dovesse dare il premio al miglior giocatore del campionato non avrei dubbi. È lui, Dries Mertens.
Si chiude. Con negli occhi le meraviglie degli Elfi dei laghi e delle colline di Prospero-Sor Tuta.
E con un po’ d’amaro fra i denti, per essere l’unica squadra al mondo ad aver beccato le due finaliste in Champions.
Il miracolo della Favorita
Si chiude. Con negli occhi il miracolo della Favorita.
Gli Aquilotti panormiti, già retrocessi – per via del famigerato paracadute, una regolaccia tutta italiana per approssimazione e squilibrio – avrebbero tutto l’interesse di lasciar vincere i Nipoti di Farinata degli Uberti. Ci guadagnerebbero quindici milioncini netti netti. E invece no. Decidono di giocarsela. E di onorare il calcio.
È un miracolo autentico, sorprendente e insperato.
Che riscatta un po’ un campionato molto discutibile per i molti casi sospetti.
E quello dello Scida
È un miracolo che si sovrappone a quello che si consuma allo Scida.
Dove gli Squali rabbiosi spennano le Aquile di Ponte Milvio e conquistano una salvezza da favola.
Aveva promesso di andare in bici da Crotone a Torino, Davide Nicola. Promessa che rispetterà volentieri.
“Ci vorranno – ha detto – tra i sette ed i dieci giorni”. 1.300 km, non una passeggiata.
Ma sarà un Giro d’Italia certamente più entusiasmante del Centenario appena concluso in un tripudio di noia cosmica.
Il Vardy italiano
L’impresa del Crotone ha un nome.
Si chiama Andrea Nalini.
Eccolo l’eroe.
È il Vardy italiano Andrea. Un ragazzo semplice che ama giocare a calcio.
Giocava nei dilettanti nel Villafranca. E nel frattempo si diplomò in perito meccanico. Andò a lavorare come saldatore nella ditta Cordioli. Poi come magazziniere nel reparto wurstel di una nota azienda.
Finalmente lo nota la Salernitana, ed ecco la svolta verso il calcio vero.
Ieri la sua doppietta ha sancito un’impresa che resterà nella storia.
Onore a Claudio Marchisio
La più bella vittoria ergastolana di quest’anno è Claudio Marchisio.
Onore a te, per il sincero coraggio civile, Principino.
Si chiude.
E buonanotte al secchio.
Come cazzo faremo fino a ferragosto?