Le biografie stagionali: Allan è passato da uomo fondamentale a ingranaggio delle rotazioni. La sua annata spiega l’upgrade compiuto dal Napoli.
Beneficiare del turn over
Uno dei pezzi più significativi che Il Napolista ha pubblicato durante il finale di stagione è stato quello sui risultati positivi del turn over. Anzi, sul fatto che il turn over sia riuscito a portare un certo gruppo di calciatori al top fino alla fine di una stagione da 50 partite esatte. Di Allan e dei suoi compagni scrivevamo così:
Ridurre il calciomercato alla funzione cessione di Higuain –> depotenziamento della squadra è un esercizio di assoluta ristrettezza mentale. Anzi, il fatto che Allan-Jorginho-Hamsik sia il centrocampo titolare del 9 aprile, e offra un rendimento paragonabile a quello dell’anno scorso, è un’ulteriore conferma della bontà della campagna acquisti del Napoli. Che ha gli stessi punti di quando c’era Higuain, con calciatori (centrocampisti, soprattutto) non spremuti e arrivati vitali, e con alternative di livello, al rush finale della stagione.
Alla fine, il Napoli ha fatto più punti rispetto alla scorsa stagione. E Allan, che alla fine dell’annata 2015/2016 aveva denunciato un declino fisico evidente, è stato fondamentale soprattutto a primavera, nell’ultimo sprint per il terzo posto (riuscito) e per la piazza d’onore (mancato).
I dati
Intanto, le partite giocate. In tutto, 29 in campionato di cui 19 da titolare. Più altre 10 sparse tra Champions e Coppa Italia. Insomma, Allan è rientrato in quel vortice di turn over che, forse per la prima volta nella storia recente (e non solo) del Napoli ha partorito una stagione di co-titolari, lontana dal concetto storico di squadra tipo. Allan è stato affiancato da due calciatori di livello simile, se non più alto, ma con caratteristiche diverse: il tecnico e più offensivo Zielinski, il cagnaccio illuminato Rog. Il brasiliano ha svolto il ruolo dell’equilibratore, dell’interdittore, e anche questo lo leggi nei dati: da mezzala, 115 tackle tentati e il 57% dei take on vinti. Più 25 intercetti e 6 palloni spazzati.
Allan offre un contributo importante nella fase di non possesso, attraverso una fisicità particolare: il profilo tozzo, la corsa breve, la capacità di tenere il pallone incollato al piede nonostante il contrasto con l’avversario. Il suo modo di interpretare il ruolo del centrocampista di fatica aveva rivoluzionato il Napoli l’anno scorso, perché la tecnica di base in realtà non manca: Allan ha una percentuale di tutto rispetto nella pass accuracy (86%, come Albiol e Insigne) e crea anche un buon numero di occasioni offensive. Quest’anno, in tutto, sono state 29. Con 6 assist decisivi. Niente male, davvero.
Le prospettive
Prima di iniziare a lavorare a questo pezzo, abbiamo riletto la biografia stagionale di Allan riferita al 2015/2016. Ci siamo accorti di tante cose. Intanto, che il rendimento di Allan è rimasto identico: 86% di pass accuracy, 39 occasioni create (in 35 partite), un assist in meno. Ma insomma, siamo lì. Ma poi abbiamo letto anche alcune nostre considerazioni, vecchie di un anno. Queste:
L’abbiamo capito, ormai, ma lo ripetiamo: l’Allan delle partite migliori è fondamentale per questo Napoli. Ecco perché, rientra in gioco anche il discorso sul mercato. Acquistare o trovare all’interno dell’organico (Grassi?) un’alternativa reale e veramente subalterna ad Allan (David Lopez non possiede le stesse caratteristiche) diventa necessario, pure per lo stesso brasiliano. Che potrebbe rifiatare nel momento migliore, evitare periodi di difficoltà fisica e quindi tecnica e scongiurare un finale di stagione come questo che ci siamo appena messi alle spalle.
Ecco perché, lo ripetiamo, la stagione 2016/2017 di Allan ha un significato importante. Un significato simbolico, per il Napoli. Nello slot del brasiliano sono stati inseriti due calciatori che servivano. Allan, da calciatore fondamentale è diventato calciatore importante per un’impostazione tattica. Nel senso: nella concorrenza con Zielinski, dentro il brasiliano quando c’è bisogno di copertura e fisicità. Nei momenti in cui il polacco è in difficoltà, atletica o mentale, dentro il brasiliano. La grande squadra, l’upgrade dell’organico.
Il futuro continua così, riparte da qui. Allan fa parte del progetto, e ne farà parte ancora. La prospettiva è che rimanga a Napoli, del resto è un calciatore ancora giovane (compirà 27 anni a gennaio) ed è un elemento perfetto in una rotazione dosata e illuminata. Perché la qualità è alta, la funzionalità tattica pure. Non parliamo di un top player, difficilmente Allan potrebbe ambire a un posto da titolare in una squadra con obiettivi più ambiziosi del Napoli. Però è un giocatore che nel Napoli occupa un ruolo importante.
La prossima sarà una stagione decisiva, per lui: Zielinski, presumibilmente, proseguirà nel suo percorso di crescita; Rog idem. Allan deve continuare a migliorare per poter pensare di rimanere al passo con profili tanto giovani e completi. Diversi da lui, e questa è la forza della grande squadra. Forse più forti di lui, e pure questa è la forza della grande squadra. È il Napoli che cresce. E Allan finisce dietro nelle gerarchie, nel caso. Non c’è niente di male.