Città fantasma e fallimento? Il sabato e la domenica non si può passare. Non sappiamo se sia un vantaggio anche per l’erario. Tra i clienti anche un ex ministro.
C’è anche un ex ministro
Il ministro, uno di quelli che contavano ai tempi in cui i competitor si chiamavano Prodi, Berlusconi e D’Alema (sic!), è sudato e beve dalla bottiglia di plastica. Il caos intorno è amplificato dal caldissimo pomeriggio domenicale di fine giugno. Auto parcheggiate sulla spiaggia e a ridosso della scogliera, scooter che occupano il marciapiede a perdita d’occhio. Locali pieni di gente che si ristora dopo la giornata in barca. Ormeggiatori e marinai che scaricano valigie e borse frigo adoperate nel week end in barca. Parcheggiatori che “governano” l’ingovernabile. Nisida, quella che una canzone di Bennato considerava un’isola, oggi assomiglia a una bolgia dantesca. Anzi, è la materializzazione dell’Arsenale di Venezia descritto nei versi divini del Poeta.
La domanda rivolta all’ex ministro della Repubblica mi è uscita spontanea:
– Secondo lei i privati hanno realizzato qui a Bagnoli quello che il pubblico ha solo sognato e progettato?
– Non lo so. Onestamente non lo so.
La risposta è disarmante e non ammette repliche. Forse ho rivolto all’ex ministro la domanda buona, quella che secondo i manuali di giornalismo contiene già in sé la risposta.
Ma non era tutto fermo?
Ma qui non era tutto fermo, bloccato dall’inerzia di politici ed amministratori? I 200 ettari di terra tra Posillipo, Nisida e Cavalleggeri non rappresentavano l’esempio di una Napoli “sfaticata”? Di una Campania immobile? Di un Sud che aspetta e non si dà da fare?
Le polemiche che ciclicamente investono questi luoghi si sciolgono come il mio ghiacciolo ai 40 e passa gradi della canicola. Il commissario straordinario, la cabina di regia, articoli e servizi sui media, pezzi dello Stato che vanno in conflitto con altri pezzi dello stesso Stato. Miliardi di lire e poi milioni di euro buttati. Il fallimento delle amministrazioni comunali che si sono succedute dalla seconda metà degli anni Novanta a tutt’oggi. Una città fantasma dove si aggirano gli spettri delle fabbriche e del movimento operaio.
Niente di più falso. Venite tutti a Nisida nel week end. Venite a vedere la Napoli imprenditoriale che realizza il sogno dello sviluppo turistico mentre gli uffici tecnici litigano e i magistrati sequestrano. Venite a vedere le bufale che vi hanno propinato sotto forma di inchieste giornalistiche che narrano di un’area abbandonata a sé stessa.
È tutto un brulicare di gente e affari
Il ponte che ha creato l’istmo e collega la terraferma col Lazzaretto, è tutto un brulicare di gente e affari. Percorrendolo in direzione del carcere minorile, sulla destra, la costruzione del vecchio Lido Pola è oggi un centro, con annesso banchetto, che sotto l’insegna stilizzata con vernice spray “Bene Comune”, vende biglietti per la serata sul mare che si prospetta molto animata. Un profilo social https://www.facebook.com/lido.pola/ annuncia le iniziative estive, ma durante i mesi più freddi dell’anno è disponibile, per modica cifra, anche collegamento pay tv per vivere e condividere socialmente le partite del Napoli di Sarri che, si sa, è un compagno.
Melting pot notturno
Al piano di sotto non poteva mancare un enorme parcheggio, gestito da signori più vissuti, che la mattina è usato da coloro che vanno in barca e la sera da quelli che si barcamenano tra i locali notturni della zona. Almeno 6 in pochi metri quadri, uno accanto all’altro per un mix di generi musicali e tendenze. Un melting pot notturno che, se solo fosse conosciuto come meriterebbe, farebbe accorrere qui studiosi da tutto il mondo. Blocco della circolazione permettendo.
Lasciando da parte i risvolti sociologici, quest’area sarebbe degna delle attenzioni degli economisti da Nobel.
Qual è il volume di affari che muove quest’industria del turismo e del tempo libero? Forse un’analisi approfondita spiegherebbe il balzo in avanti del Pil campano.
Il porto turistico montato e smontato in una settimana
Poco più avanti si accede ad un porto turistico che sta lì a dimostrare come l’imprenditoria napoletana non abbia rivali quando bisogna realizzare e gestire un’opera. Basta che non si sappia troppo in giro.
Lo scalo, che per un semestre pullula di imbarcazioni da diporto, viene montato (fine aprile) e smontato (fine settembre) nell’arco di una sola settimana. Neanche in Cina o negli sceiccati arabi riescono ad operare in tempi così stretti. Anche qui c’è una fiorente industria turistica con relativo indotto. Tutto realizzato a dispetto di una pianificazione urbanistica e al netto di polemica sulla colmata a mare, sui metri quadri da destinare a parco, sulle spiagge libere o destinate ai vip e sul chi e sul come si dovesse realizzare il sogno e gli slogan dei sindaci dell’ultimo ventennio.
La riconversione industriale è reale
Uscendo da Nisida e dall’ombra della collina di Posillipo, sulla sinistra, c’è Cavalleggeri. Un rettilineo da percorrere come un viaggio fino al termine della notte e della città. Qui si affacciano Città della Scienza con annesso Planetario, il Circolo Ilva, l’Arenile e, arrivando al Dazio, una Casa del Popolo che nei fine settimana si trasforma in discoteca popolare.
Qui la riconversione industriale è reale, la si tocca, la si vede e la si sente. Solo che è stata realizzata dai privati e si nasconde dietro una cortina di caos.
La prossima volta che leggete di polemiche sull’immobilismo a Bagnoli non fidatevi. Qui c’è gente che lavora giorno e notte e che, mentre nei Palazzi si chiacchiera e si litiga, ha trasformato l’acciaio in oro.
Se n’è accorto anche un ex ministro.