Napoli chiude la serie e prenota un posto per l’ultimo atto dei playoff: a Montecatini basterà una vittoria per raggiungere la Serie A2.
Spogliare un’emozione in descrittivi tecnicismi è renderla piatta; è non cogliere il lato sottile della bellezza, quello che da solo racchiude il motivo per cui lo sport ci fa innamorare.
Gara 3 a Palestrina, nel catino della città laziale, che pronti via subisce l’onda d’urto di una Napoli incazzata. La serie la vogliono chiudere subito, i briganti partenopei, che già al casello hanno lasciato pagato per Montecatini. Nessuno ferma i visionari, quelli che a settembre erano pazzi e incoscienti a pensare in grande, ma a giugno ridono con in tasca il pass per la Serie A2.
La Ge.Vi. Napoli lascia acceso il microfono ai tenori ed il primo do di petto parte dall’ugola di Aristotele Maggio – se ad ogni causa corrisponde un effetto, ad ogni sua giocata corrispondono due punti. Alla lezione di filosofia si accomoda da bravo bimbo anche Nikolic con lo zio a fargli da chioccia e Napoli sfonda che è una meraviglia. Il primo quarto è un festival di canestri, di percentuali alte (6/8 dall’arco) rispetto a gara due è un’altra musica e il primo periodo va in cantina su 20-36 per i blu. Al rientro non cambia l’inerzia, Rischia e Drigo ci provano ma è ancora lo Zio a raccontare favole per addormentare i padroni di casa e Napoli tocca quota più diciannove.
Il senso di famiglia
La folla impazza, i laziali contro gli arbitri, i napoletani sono una festante comitiva in fila ai barbecue di pasquetta, uno spettacolo che rende ancora di più il senso di questa famiglia allargata che è il Cuore Basket Napoli. Il secondo periodo si chiude con Napoli a più dodici e la testa negli spogliatoi si svuota un po’ di quel sapore di impresa che oramai sembra cosa fatta. Palestrina è squadra di valore, rientra e subito si rifà sotto, e Napoli è costretta a far sedere Maggio, Mastroianni e Barsanti per problemi di falli. Et voilà l’uomo del Quarten Latin di Paris, colui che si siede, suona e cambia gli occhi alle persone, sa che quest’anno ha allenato una squadra nella sua interezza, sa che ogni singolo elemento è dentro la gara, ed ogni singolo soldato è pronto alla battaglia.
Un coach bravo è colui che sa trasmettere a tutti il suo sapere e quindi ecco che l’impasse Napoli la supera con il bullo reggino tutta sfrontatezza, Bruno Rappoccio che realizza due liberi come se fosse nato ad Helsinki, con Nando Matrone l’impavido guardiano del faro e con l’elfo spiritato Murolo!
La giostra perfetta
Napoli è una giostra perfetta che offre a tutti il giro gratis per sedersi al tavolo dei protagonisti! Ma Palestrina non è morta, gli arbitri vedono contatti che nemmeno ad un concerto pogato dei 99 Posse, o nella cumana alle 2 del pomeriggio e rientra con uno straripante Montanari. Il terzo quarto si chiude 55-60. L’ultimo periodo è da incubo. Gli dei del basket questo caffè all’Olimpo lo vogliono far desiderare ancora a lungo ed ecco che con un parziale di 6-0 i laziali si riprendono il match e restano attaccati alla serie. Time out, il coach vuole parlarci su. Antisportivi come se piovessero, hanno messo i sigilli al Bar e il tiratore lucchese lascia tutti a bocca asciutta ma ci sarà, eccome se ci sarà!. Brenda firma il più cinque Palestrina ma Napoli dalla lunetta proprio con Barsanti li riprende e sbaglia con Matrone il tiro del sorpasso.
L’overtime
Si va all’overtime sul 74 pari e Palestrina mette subito la freccia mentre Napoli non riesce a sbloccarsi. Si arriva a due minuti dalla fine con Palestrina in vantaggio, ma dall’ufficio il ragioniere rimette i bilanci a posto e prima pareggia poi sorpassa i laziali. Domenico Marzaioli, per tutti sua calcolatrice! Raccoglie un assist del Barsa e firma il sorpasso. Difesa mostruosa su Pederzini e Nikolic la chiude dalla lunetta. Finisce 79-83. Napoli ha scavato la galleria dell’arte che porta diritto in Toscana alle final four, e li servirà solo una vittoria per sancire il ritorno in Serie A.
Gli dei hanno messo già la macchinetta sul fuoco, il 10 giugno si giocherà per la storia. Una squadra guidata da un coach Pulp non poteva non essere sensazionalmente thriller e passionale, folle e razionale, amante e fedele, cinica e sentimentale. Napoli ritorna, e da adesso in poi, tutto ciò che resta è gioia.