Le biografie stagionali: Milik ha fatto vedere che, con lui in campo, il Napoli può funzionare. L’anno prossimo sarà una freccia importante nella faretra di Sarri.
Innamorarsi presto
Arkadiusz Milik ci aveva messo poco, pochissimo, a fare sua Napoli. A conquistarla, a lasciare che il ricordo di chi aveva lasciato l’azzurro potesse essere sostituito da una nuova speranza. Erano bastati 7 gol nelle prime 9 partite, la sensazione che con lui la squadra di Sarri poteva ancora esistere, eccome, spostandosi un po’ dagli equilibri trovati con Higuain. Era un Napoli leggermente diverso, era il Napoli di Milik. Il polacco aveva iniziato la stagione interpretando a modo suo il ruolo di centravanti aggregativo, trasformando la regia offensiva tecnica di Higuain in un gioco di sponda più elementare ma comunque centrale nella costruzione dell’azione. E poi, ovviamente, occupando l’area con la sua presenza fisica, migliore di quella del Pipita ma (ovviamente) meno scaltra in fase di conclusione.
Era bastato poco perché il Napoli cambiasse intorno ad Arek, giusto un adattamento iniziale e poi via, in testa alla classifica. Sì, lo stop di Bergamo arrivò con Arek in campo ma vicinissimo al gol (gran parata di Berisha su splendida conclusione mancina), ma il Napoli era vicino alla Juventus ed aveva trovato un suo equilibrio tattico. Poi l’infortunio in nazionale, che peccato. Da lì in poi è nata un’altra stagione, ma questo c’entra poco con la biografia stagionale di Milik. Che è tornato che il Napoli era definito in un altro modo, e non ha saputo/potuto incidere. Un gol, a Sassuolo, per evitare la sconfitta. Qualche minuto sparso in campo, ma poca roba. Arkadiusz, quello vero, tornerà l’anno prossimo. Ne parleremo dopo, intanto gustiamoci quel poco che abbiamo visto. L’anteprima che ci ha fatto sognare, almeno un po’.
I dati
Arek Milik sta tutto in un dato: quello della shot accuracy, il valore percentuale di tiri nello specchio su quelli tentati. Il centravanti polacco tocca quota 81%. Ovvero, possiamo rintracciarli che purtroppo sono pochi: 13 tiri nello specchio su 16 tentati. Più altri 6 bloccati dai difensori. Una cifra mostruosa, una precisione chirurgica. In pratica, quello che serve al Napoli per cercare di concretizzare la grande mole di gioco prodotta in ogni partita. Il nuovo centravanti studiato da Sarri per sostituire Higuain era un ruolo perfetto per Milik, che veniva a proteggere e giocare il pallone in zone lontane dall’area tenendo corta la squadra e poi concludeva verso la porta. Concludeva bene verso la porta, come questo dato dimostra.
Il gioco di sponda di cui abbiamo accennato diverse volte si legge nelle 6 occasioni create in Serie A in 551 minuti di gioco, nell’assist decisivo e nel passaggio chiave messi insieme nei 200′ in Champions League. La media è semplicissima: ogni 100′, qualcosina in meno, Milik crea un’occasione da gol. Un numero perfetto per il Napoli 2017 prima maniera, che poi si è evoluto con Mertens in una squadra ancora più veloce e verticale in zona offensiva. Milik è stato, anche statisticamente, il punto mediano tra l’attaccante moderno e quindi modernamente inteso nel 4-3-3 di Sarri (Higuain docet) e la prima punta mobile impersonata alla perfezione da Dries Mertens. Un altro ruolo, un’altra interpretazione. Che ha strutturato il Napoli e ha escluso Milik da questo finale di stagione. Che ha aperto il discorso sulle prospettive.
Le prospettive
L’abbondanza di soluzioni e calciatori può essere un problema? No, non lo è. Non deve esserlo, se hai l’ambizione di giocare un campionato di vertice e di giocare la Champions League da protagonista, di nuovo. Ecco perché Milik sarà una risorsa fondamentale, per il Napoli. Nonostante Mertens, accanto al belga, il Napoli 2017/2018 dovrà avere due versioni diverse ma paritetiche, quella con il centravanti e quella con il belga, due alternative tattiche da far ruotare intorno alla ricerca del risultato. Abbiamo la prova provata che il Napoli di Milik funziona. Abbiamo la certezza verificata che il Napoli di Mertens può essere devastante. Sarri, probabilmente, ha l’attacco più vario della Serie A accanto a quello della Juventus. Bisogna sfruttarlo secondo tutte le sfaccettature.
Proprio il tecnico azzurro l’ha fatto intendere sempre, in tutte le conferenze stampa in cui si è parlato di Milik: Arek tornerà davvero con noi l’anno prossimo. Ecco perché oggi non è a casa sua, in Polonia, a giocare l’Europeo Under 21. Perché a Dimaro ci sarà bisogno di capire come costruire un Napoli che possa gestire e sottendere al tre più uno, a Milik, Insigne, Mertens, Callejon e Hamsik. Ci sarà bisogno di capire come mettere insieme un potenziale offensivo potenzialmente devastante, confermato in blocco sul mercato interno e pronto – dopo un anno di lavoro e avversità – a detonare. Milik, ancora una volta, rappresenterà la novità. Abbiamo visto un trailer, ora ci resta da guardare il resto del film. Vediamo se il lungometraggio mantiene le promesse dell’anteprima.