Sulla Gazzetta dello Sport scrive della liturgia della sepoltura e spiega perché lui non ha dubbi: sarebbe un omaggio, non un oltraggio

Come Montanelli
Nel dibattito sulle maglie in generale e sulla 10 del Napoli in particolare, interviene Roberto Beccantini sulla Gazzetta dello Sport. Il celebre giornalista non ha dubbi e scrive:
Riesumare la maglia numero dieci del Napoli non significa bestemmiare Diego Armando Maradona. E nemmeno rubargliela spiritualmente. Sempre che il destinatario accetti – potrebbe non farlo per pudore, per paura, per timidezza – il trasloco sarebbe solo emblematico, allegorico, e comunque giustificato o giustificabile da elementi non secondari:
1) Lorenzo è bravo;
2) Lorenzo è napoletano di culla e d’istinto;
3) Lorenzo ha 26 anni, l’età giusta perché osi e perché noi si osi con lui scommettendo sulle sue referenze.
Beccantini fa l’esempio di Montanelli e della sua rubrica con i lettori sul Corriere della Sera. «Alla sua morte – scrive – il compito venne affidato ad altre firme».
La liturgia della sepoltura
La liturgia della «sepoltura» è stata così adottata e diffusa. È un’operazione di nostalgica gelosia che la militanza, i risultati e il talento hanno reso quasi morbosa in termini societari e, qualche volta, addirittura sociali. Piace persino a chi non piace.
Tornando alla missione di Insigne, le idee di Maurizio Sarri ne hanno liberato la fantasia. Visto il gol al Bernabeu, da scugnizzo impertinente? E l’ultimo al Liechtenstein: palleggio, piroetta, destro? Coraggio, allora. Diego resta unico. E la sua maglia pesa, peserà sempre. Cederla a Lorenzo, però, non sarebbe un oltraggio: sarebbe un omaggio.