Le biografie stagionali: Kalidou Koulibaly ha le qualità per puntare ai livelli più alti, paga (ancora) momenti di vero e proprio blackout mentale e tecnico.
Fino a nove, poi da nove a dieci
Kalidou Koulibaly, se forziamo un po’ la chiave di lettura e scrittura del Napoli, rappresenta proprio il Napoli. Un grande calciatore, un grandissimo calciatore. Che gioca in una grande, grandissima squadra. Ma che però ha dei difettucci che sembrano quasi di fabbrica tanto paiono inevitabili, non migliorabili, non superabili. L’anno scorso, per l’appuntamento con le nostre biografie stagionali, dedicammo a Koulibaly un titolo significativo (“Da pacco a mostro”) e scrivevamo così:
Koulibaly è stato uno dei cinque migliori difensori puri di questo campionato, insieme a Bonucci, Manolas, Acerbi e Miranda. Tra tutti questi, l’azzurro ha una cosa importantissima dalla sua parte: l’età, il tempo. Koulibaly ha solo 24 anni, 25 tra un mese esatto. Sarri l’ha trasformato in un gigante difensivo, migliorandone movimenti, attenzione e concentrazione. Il resto delle doti facevano già parte del suo carnet. In prospettiva, Koulibaly è il miglior difensore del campionato e assolutamente all’altezza di un club che punta a vincere la Champions, non solo a giocarla.
Ecco, oggi ci sentiamo di riscrivere la stessa cosa. Dovremmo cambiare solo il numero di anni, aumentato di un’unità. Per il resto tutto uguale, senza togliere quel “in prospettiva” che fa la differenza con Sergio Ramos, Hummels, Piqué probabilmente Bonucci. I grandissimi, insomma. A cui KK può guardare, per imparare la dote decisiva a fare il salto di qualità: mantenere la concentrazione per evitare gli errori grossolani. Come quello contro la Roma, in uscita; come quello contro il Chievo, un pessimo calcolo di traiettoria del pallone; quello a Madrid lo includiamo, anche se di fronte c’era Cristiano Ronaldo. Proprio per questo, lo includiamo: CR7 è l’avversario abituale di quella gente a cui Koulibaly deve puntare. È arrivato a nove, ora deve guardare al dieci. Il passo più difficile.
I numeri
Il giudizio della stagione di Koulibaly, al di là del discorso complessivo, è comunque positivo. Kalidou è l’uomo dei record difensivi, alias il calciatore con il maggior numero di interventi di tutto l’organico. 8 in media per partita, 214 in totale. La posizione nella classifica del campionato (26) è bassa solo perché è difficile fare interventi difensivi quando il pallone ce l’ha quasi sempre la tua squadra.
Anche in questo fondamentale, Koulibaly mete insieme dei buonissimi numeri: il suo 89% di precisione nei passaggi è la terza quota dei titolari propriamente detti, dietro Diawara e Jorginho. Prima di lui, difensori che hanno giocato di meno (Maksimovic, Chiriches, Strinic) e Marko Rog. Dimostrazione che il Napoli non cambia identità quando cambia i calciatori, e l’identità passa anche dalla capacità di Koulibaly di giocare il pallone. Il francosenegalese è il secondo in Serie A per accuratezza negli appoggi: prima di lui, con il 92%, tra i calciatori con un certo numero di partite, solo il samdoriano Skriniar.
Il resto è dominio fisico, con il 57% di duelli aerei vinti, l’83% dei take-on e il 54% di accuratezza nei tackle. Insomma, le qualità e il talento di Koulibaly non si disperde, è percepibile in tutte le forme e in tutti i momenti del suo gioco. Un gran difensore, fondamentale nel Napoli per la sua capacità di recupero e per le letture preventive. È tornato anche al gol, quest’anno, in una partita però già macchiata (se non compromessa) da un suo errore in appoggio. Ecco, rivedere quel match lì, contro la Roma, con tante cose buone e uno svarione grave serve ad aprire il discorso sulle prospettive di Kalidou.
Le prospettive
L’abbiamo scritto qui: magari il Chelsea offrisse 60 milioni per Koulibaly. Una provocazione, ma circostanziata. Perché Koulibaly non è il miglior difensore del mondo, probabilmente è il migliore che non sia già in un top club di quelli veri. Dalla Juventus in su, fermo restando che per noi KK è inferiore al solo Bonucci, tra i bianconeri. E la pensa così, più o meno, anche il Daily Telegraph.
Le prospettive di Koulibaly riguardano quella che è la sua percezione lontano da Napoli, dall’Italia. Lì, dove girano i soldi veri e dove una squadra potrebbe spendere per portarselo via. Probabile che, in questo momento, Koulibaly non dia ancora la sensazione di poter valere l’investimento che servirebbe per acquistarlo. E questo è un applauso alla politica del Napoli, che attraverso una politica contrattuale sagace ed efficace è riuscita a blindare questo calciatore – ripetiamo, fondamentale per il gioco di Sarri – fino all’arrivo di un’offerta sconsiderata. Di quelle che ti permettono di reinvestire su circa cinque progetti di Koulibaly. Che, lo ricordiamo, è arrivato dal Genk per 11 (!) milioni di euro.
Al momento, come confermato da Satin anche oggi, poche ore fa, Koulibaly resta al Napoli perché è del Napoli. È un patrimonio di questa squadra e di questa società, amministrato benissimo e gestito ancora meglio. L’unica cosa da capire, a questo punto, è quella del passaggio da nove a dieci, della conferma definitiva: è possibile? Koulibaly ha le capacità di cancellare quei black out di concentrazione che ne minano – talvolta – il rendimento? La speranza, per il bene del Napoli, è che la risposta a queste domande sia un convinto “Sì!”. A quel punto, però, toccherebbe al Chelsea – o chi per esso – decidere se fare la follia. Per un difensore perfetto, oggi lo è potenzialmente, ci sta eccome. Intanto ce lo godiamo noi, che siamo stati così bravi a scoprirlo, aspettarlo, farlo crescere.