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Maksimovic è l’indecisione tra un domani di gloria e il grave errore di mercato

Le biografie stagionali: la resa di Maksimovic è stato effettivamente negativa, ma gli sono mancati tempo e fiducia. Si può ancora riscrivere il finale.

Maksimovic è l’indecisione tra un domani di gloria e il grave errore di mercato

Il paradosso dell’inseguimento

Nikola Maksimovic, probabilmente, è il calciatore che il Napoli ha inseguito con maggiori costanza e intensità nelle ultime sessioni di mercato. Si è parlato di lui praticamente sempre, tra il 2015 e il 2016. Alla fine, il momento è arrivato. Sul gong di settembre, il difensore serbo è passato al Napoli. Un’operazione costosa, costosissima, qualcuno ha sempre scritto e sostenuto che sarebbe stato Chelsea se non fosse stato Napoli. Lo voleva Conte, lo hanno voluto altri grandi club. Per questo, forse, il prezzo di mercato è stato così alto.

Il dibattito stagionale intorno alla figura e al rendimento di Maksimovic non si è mai fermato, anzi. Meno il calciatore serbo giocava (e ha saltato tutte le ultime dodici di campionato), più salivano i rimpianti per quei “25 milioni buttati sul mercato”. L’anno scorso la prima tranche di 5 milioni, per il prestito; quest’anno, il riscatto obbligatorio a quota 20. In mezzo, 12 presenze totali e 1026 minuti di gioco. Il calciatore più inseguito di tutti è stato il settimo giocatore di movimento meno utilizzato di tutto l’organico. Dietro di lui, gli infortunati storici Milik e Tonelli e l’acquisto di gennaio Pavoletti.

Sì, la fiducia è stata effettivamente blanda. I 25 milioni investiti per strapparlo al Torino, finora, non sono stati assolutamente ripagati. Non sono giustificabili, anche e soprattutto in relazione al rendimento. Perché Maksimovic non ha avuto un ruolo da protagonista per un motivo preciso: quando è stato schierato, per necessità, non ha convinto. Non è riuscito a dare l’impressione di essere solido, aderente al gioco, ai meccanismi oliati di una difesa sofisticata ma impegnata pochissimo. Ci sono tante attenuanti, ma ne parleremo dopo. Per il momento, registriamo il flop della prima stagione. Non possiamo non farlo. Anche alla luce dei dati.

I dati

A fare la differenza sono le statistiche di squadra: Maksimovic è stato titolare in tre delle quattro partite perse dal Napoli in campionato. Due volte al posto di Albiol (Atalanta/1 e Roma), un’altra al posto di Koulibaly (Atalanta/2). Nella partita di Firenze, in cui è entrato al posto di Chiriches (0-1 siglato da Insigne all’intervallo), il Napoli ha subito tre gol. In Champions League, il fallo di mani a Istanbul che poteva costare carissimo in chiave qualificazione (al rigore di Quaresma rispose Hamsik).

Non si tratta di scaramanzia, ovviamente. Si tratta di prestazioni non felicissime, di automatismi non memorizzati e quindi non consolidati. Non che Maksimovic abbia sbagliato tutto, certo non è solo colpa sua. È che però il serbo non era ancora pronto a giocare ad ottobre, quando c’è stato bisogno di lui. È che dopo quel mese maledetto il Napoli ha dovuto fare punti sempre, non ha potuto concedersi esperimenti per riscrivere la difesa. Per provare a inserire davvero il calciatore. Maksimovic è rimasto indietro, schiacciato dalla mancata conoscenza della squadra e da un talento che puoi leggere nelle giocate personali ma non in quelle collettive.

Sì, perché in realtà Maksimovic ha degli ottimi numeri difensivi: 5 eventi di media a partita tra intercetti, blocchi e palle spazzate, il 57% dei duelli individuali vinti. E anche un ottimo dato di pass accuracy, 92%. Una quota in linea con il Napoli, ma i dati interpretabili in maniera positiva si fermano qui.

Le prospettive

Qui dove entra in scena il gioco in relazione con i compagni di reparto, fondamentali perché un difensore possa rendere bene. Maksimovic è sembrato spesso poco sincronizzato con la linea, soprattutto con il suo compagno centrale; in fase di impostazione tende a portare troppo palla, ingolfando il possesso e non permettendo alla squadra di salire armonicamente; la prima costruzione è troppo elementare, un difetto che in caso di sostituzione di Albiol diventa visibile.

Possiamo partire da queste considerazioni negative per parlare delle prospettive del calciatore, che però vogliono essere un tentativo di ribaltare il concetto di flop. Perché ci sono le attenuanti, come detto sopra: la preparazione saltata o comunque non vissuta accanto ai suoi compagni di reparto; il background tattico precedente, da sempre impostato a un gioco completamente diverso (tra difesa a tre e difesa a quattro c’è un mondo di differenza); la diversa impostazione mentale nella gestione delle due fasi di gioco. Maksimovic non è sembrato scarso, quanto non adatto al Napoli. Così può nascere l’ottimismo.

Perché le doti ci sono, si vedono, si percepiscono. Ma vanno modellate per il Napoli, attaccate con la colla del lavoro di preparazione iniziale al dispositivo difensivo di questa squadra. Maksimovic è potenzialmente un centrale  dalle caratteristiche mediane tra Albiol e Koulibaly: meno cerebrale dello spagnolo, ma in grado di giocare l’anticipo con pulizia; forte fisicamente, ma meno esuberante rispetto a Kalidou.

Un calciatore con queste premesse tecniche merita una seconda chance. E merita un’educazione all’interpretazione del ruolo secondo il suo attuale tecnico. Merita che Sarri lo provi a Dimaro, poi in partite ufficiali, gli dia l’opportunità di capire cosa vuole. Perché i soldi investiti al mercato possono essere stati un grave errore, finora è così. Ma possono essere ancora trasformati in un grande investimento. Maksimovic, quest’anno, dovrà avere il tempo che l’anno scorso non ha avuto: quello dell’adattamento, quello del gioco. Solo dopo si potranno giudicare, lui e il Napoli che l’ha acquistato.

 

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