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Sacchi: «Napoli e Sarri già nella storia, crescita culturale del pubblico che applaude»

Sacchi scrive sulla Gazzetta: «Il calcio del Napoli esce dalla nostra ortodossia, con un trofeo importante sarà un’impresa».

Sacchi: «Napoli e Sarri già nella storia, crescita culturale del pubblico che applaude»
Arrigo Sacchi

L’opinione sulla Gazzetta

È il giorno dell’elogio sperticato, della standing ovation scritta. Ci pensa Arrigo Sacchi, che dalle colonne della Gazzetta dello Sport invia un vero e proprio telegramma di congratulazioni a Napoli. Attenzione: non al Napoli, ma Napoli. Inteso come corpo unico, città e squadra, per il comportamento avuto quest’anno. Leggiamo: «Il Napoli arriva terzo in campionato e viene osannato dai propri tifosi come se avesse vinto lo scudetto; Sarri ha l’onore di ricevere nel salone del Coni il prestigioso premio Bearzot, per lo stile e la bellezza del suo calcio. Ma questa non è l’Italia dove importa soltanto vincere anche senza merito? Il Paese dove si glorificano più i risultati che non il modo in cui vengono ottenuti? I tifosi del Napoli danno a tutti un segnale importante di crescita culturale e sportiva, che valorizza l’impegno e la bellezza a prescindere dal risultato finale».

Sacchi sembra davvero colpito dal Napoli. Estasiato, verrebbe da dire. Usa parole grosse, portanti: dominio, gioco, divertimento, bellezza, generosità, ammirazione. Anche «delle tifoserie avversarie». Certo, quest’affermazione non è proprio perfettamente tarata sulla realtà, basta vedere ciò che è successo a Genova qualche giorno fa. Ma qui si parla di campo. Un discorso di gioco talmente elevato che porta questa squadra ad essere «già nella storia».

Descrizione

Un passo in cui Sarri descrive il gioco del Napoli: «Gli uomini del maestro Sarri, uno dei migliori allenatori del mondo, hanno dato spettacolo in tutti gli stadi con una crescita di gioco e un dominio totale impressionante. L’armonia, i sincronismi, la fantasia collettiva, i movimenti senza palla hanno permesso varietà e fluidità di manovra, che hanno consentito un inimmaginabile progresso tecnico, individuale e di gruppo. Ciò ha aumentato l’ottimismo, la creatività e l’autostima di tutti, come dimostrano le esplosioni di Mertens e Insigne, riserve fino a due anni fa, i miglioramenti di Hamsik e Callejon, la crescita dei giovani».

Il cambio di passo rispetto alla tradizione: «Il calcio del Napoli esce dalla nostra ortodossia: si vince da protagonisti assoluti, non soltanto con la difesa e il contropiede, ma con il dominio totale del pallone e del campo, grazie al lavoro, alle idee e alla convinzione. In pratica, è molto meglio dominare invece che subire. Quando gli azzurri, oltre a regalare spettacolo e divertimento, riusciranno anche a vincere un importante trofeo compiranno un’autentica impresa, ma ciò non si può programmare». Su questo, Arrigo pare essere d’accordo con Sarri. Anche su questo. Ma gli apprezzamenti di questo pezzo possono già bastare. Fanno piacere già così.

 

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