Repubblica spiega come una finale scudetto tra due squadre come Venezia e Trento (e come Sassari-Reggio Emilia nel 2015) possa avere effetti benefici sul movimento.
Un discorso sulla competitività
Per chi è italiano e ama il basket, le Finals Nba vinte da Golden State sono state l’apice della stagione. Eppure, anche la nostra finale scudetto pare non essere da meno. Tanto da essere arrivata a Gara-6, con vista sull’eventuale spareggio. E di aver convinto la Rai a occupare il suo prime time (su RaiDue) con uno sport che di solito fa fatica a entrare nei palinsesti.
Stasera c’è Trento-Venezia, primo match ball per i lagunari. Contro un’altra squadra piccola, che qualche anno fa era in Legadue. Insomma, un duello tra piccoli. Proprio come l’ultima volta che la Rai aveva trasmesso il basket in prima serata, era il 2015 e la Dinamo Sassari portò il primo scudetto della palla a spicchi in Sardegna. 1,2 milioni di spettatori, ma per Repubblica quel piccolo grande record è destinato a cadere in caso di nuovo spareggio (gara-7) tra Venezia e Trento. Ovvero nel caso in cui, questa sera, fossero i trentini a vincere la partita.
Nell’articolo del quotidiano romano, si parla di competitività. Se ne sottolinea l’effetto salutare sul movimento, sugli ascolti. E ci si interroga sul fatto che, alla lunga, la forza ritrovata di questi piccoli club possa fare meglio, al basket italiano, rispetto alla presenza di squadre dominanti.
Milano e Siena
In realtà, il basket italiano non è molto diverso dal calcio. Si va a periodi di domini: il duopolio bolognese a fine anni Novanta, poi la Montepaschi Siena, infine Milano. In mezzo, qualche scudetto wild (Sassari, appunto), ma è difficile andare oltre l’exploit. Lo spiega anche Repubblica: «Una vita a pensare alle grandi piazze come indispensabili al movimento e poi, invece, ecco che due provinciali fanno il botto. La questione del resto è vecchia quanto lo sport inventato da Naismith o giù di lì, è meglio un campionato equilibrato tra squadre di piccole città o, di contro, fa meglio al movimento avere una, due squadre dominanti con bacini di utenza superiori?».
Non si arriva a una soluzione nemmeno interrogando Dan Peterson, che spiega come l’ideale sarebbe avere «due poli, Roma e Milano, con sei club che iniziano la stagione potendo sognare lo scudetto». Facile a bellissimo a dirsi, così. Dal punto di vista strettamente commerciale, che poi è quello che fa la differenza, il basket può solo essere felice di questo ritrovato entusiasmo. Perché tra poco ci sarà da ridiscutere il contratto televisivo, e il simulcast Rai-Sky pare poter essere messo in discussione.
Ascolti e audience
I numeri sono importanti, il mezzo milione di gara-5 (tra le due piattaforme) potrebbe essere pareggiato questa sera. A certe cifre, come spiega Repubblica, l’interesse potrebbe aumentare e coinvolgere anche altri broadcaster: «Discovery, con i suoi canali tematici Dmax (in chiaro) e Eurosport (pay) potrebbe avere il sopravvento sulle due attuali padrone dell’etere a spicchi. Della partita, dal punto di vista dei diritti di trasmissione online, sarà anche Tim».
Insomma, il basket tira. E sembra tirare anche quando le grandi (Milano, in questo caso) si prendono un anno di pausa e lasciano spazio ai piccoli centri. Il discorso della competitività di cui sopra, che Il Napolista ha portato recentemente avanti anche per il calcio. Lo inquadra anche Valerio Bianchini, coach campione d’Italia con la Virtus Roma negli anni Ottanta: «L’incertezza regna e l’incertezza porta interesse, curiosità, porta la gente al palazzetto e davanti alla tv», ha detto a Repubblica. Fin quando le big non si svegliano, succede proprio così. Più nel basket che nel calcio.