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I dieci fantasisti più forti della storia del Napoli

Da Musella a Maradona, passando per Improta, Esposito e i “nuovi” Hamsik e Insigne, storia di mezze punte e numeri dieci della storia del Napoli.

I dieci fantasisti più forti della storia del Napoli
Quando si parla di classico “10” può andare bene un pò di tutto ma attenti alle insalate miste, soprattutto nel calcio moderno. Regista avanzato, trequartista, mezzapunta, rifinitore, mezzala sinistra, “quello che sa tirare le punizioni”. Negli anni ne abbiamo sentite e dette di tutti i colori ma in questa sede abbiamo preferito metterli tutti in una sola pentola, quella del “fantasista”.  Chi è costui? Il fantasista è il calciatore che parte dalla trequarti di campo, con caratteristiche prettamente di offesa, cercando di portare la squadra a segnare. Costui può alternare la finalizzazione, come una punta vera, alla costruzione del gioco, come un centrocampista/regista.

Il fantasista può essere molto fisico  (vedi Antognoni, Mancini) ma anche mingherlino (vedi Insigne ma anche Baggio, Del Piero), agile, veloce, bravo nel dribbling. Egli gioca solitamente alle spalle delle punte, è dotato di un importante bagaglio tecnico e molto spesso nel suo repertorio sono presenti giocate di alta classe che fanno divertire il pubblico. Tutte queste caratteristiche le abbiamo stranamente individuato in due dei giocatori del Napoli attuale, Insigne e Hamsik, e quindi di diritto, per quanto hanno dimostrato finora sul campo, rientrano in questa speciale classifica.

10. Musella Gaetano – 1960-2013  (68 presenze – 13 gol)

La sua prematura fine ha accresciuto il rimpianto per un giocatore tecnicamente bravo, sopraffino, talentuoso ma che apparve sacrificarsi poco per il calcio. Poteva esplodere e non lo fece ma spesso deliziò con giocate di puro calcio ‘brasileiro’. Giocava in strada nel suo quartiere e subito lo paragonarono a Rivera, la trafila nelle giovanili azzurre fu breve perché Di Marzio lo fece debuttare a 18 anni in serie A. Nell’anno dello scudetto mancato, il 1980-81, fu protagonista con 5 reti, alcune in trasferta che valsero la vittoria a Firenze e Torino. La sua rimane una storia bella ma incompiuta.

9. Esposito Salvatore – 1948  (127 – 6)

Laureatosi campione d’Italia con la Fiorentina di Pesaola nel 1969 maturò ancora coi viola prima di passare al Napoli nel 1972 e aprire un bel ciclo il cui culmine arrivò con gli anni di Vinicio. Elegante a vedersi, correva anche molto per essere un “10”, proteggeva la palla e sapeva sempre come smistarla con passaggi filtranti. “Ciccio” prendeva palla da Juliano o Orlandini e poi inventava il passaggio per la coppia Clerici-Braglia. Le straordinarie stagioni con Vinicio gli valsero la convocazione in Nazionale dove debuttò, convocato da Bernardini, a Mosca contro l’URSS. Col Napoli conquistò la Coppa Italia 1976 e la Coppa Italo-Inglese sempre nel 1976.

8. Improta Giovanni – 1948  (131 – 15)

Presentato alla stampa come il nuovo Corso, Improta ne ricalcò le orme col suo magico e fatato sinistro. Anche quando scendeva in campo sembrava un piccolo lord inglese, elegante, raffinato e preciso. Abile nelle punizioni, ma soprattutto sui rigori, fine dicitore di gioco, sapeva cucire la manovra e tentare il colpo finale in prima persona o per l’attaccante meglio piazzato. Il baronetto di Posillipo, dove è nato e vive tuttora, avrebbe potuto dare molto di più al suo Napoli. Si dice che non funzionasse la sua intesa con Juliano che ne avallò la cessione alla Sampdoria. Poi diventò l’idolo di Catanzaro prima di un’altra stagione al Napoli in cui finalmente diventò capitano della squadra della sua città a cui avrebbe voluto legarsi a vita.

7. Dirceu José Guimaraes – 1952- 1995  (30 – 5)

Oggi lo ricordiamo soprattutto per il sacrificio che dovette fare il Napoli per affiancare una punta a Maradona. La società puntò su Daniel Bertoni e le strade del brasiliano e degli azzurri si divisero. Prima di venire al Napoli aveva già giocato 3 Mondiali, aveva un’esperienza da veterano ed era celebre per le sue ‘castagne’ su punizione. Dichiarò di avere 31 anni ma correva e orchestrava la squadra come un ragazzino, con i suoi riccioli, la sua andatura brasiliana ed inventava sempre qualcosa con la sua fantasia. Calciava benissimo le punizioni, spesso di potenza, ed una volta fu calcolata la velocità : 130 km all’ora! Poi una carriera in squadre minori fino all’Ebolitana: lo stadio della cittadina campana è dedicato proprio a lui. Morì a 43 anni a Rio d Janeiro quando la sua Porsche fu investita  da una Chevrolet.

6. Amadei Amedeo – 1921 – 2013  (171 – 47)

Sebbene Amadei fosse romano fino al midollo, a Napoli ci ha trascorso 11 indimenticabili anni, sei da giocatore e cinque da allenatore. Il Napoli prese il “fornaretto” dall’Inter per aprire un ciclo vincente negli anni ’50 e per combattere l’egemonia degli squadroni del Nord. Fu prima punta centrale, con Kriezu all’ala, poi formò un fantastico quartetto d’attacco con Pesaola e Vitali alle ali, Jeppson centravanti e lui ad orchestrare il gioco. Amadei tirava bordate formidabili e vedeva, anzi intuiva, dove sarebbe finita la palla prima degli altri. Fu sempre appoggiato da Lauro al quale impose quasi di far fuori Vinicio e Pesaola, suoi presunti rivali.

5.  Insigne Lorenzo – 1991  (168 – 40, dati da aggiornare)

Impiegato quasi sempre a sinistra e da esterno, è uno dei giocatori più versatili e moderni di questi anni. Capace di svariare su tutto il fronte d’attacco ma sempre con la fantasia al potere, Insigne è stato svezzato da Zeman, Benitez  gli ha insegnato a fare la fase difensiva, con Sarri è esploso. All’occorrenza secondo attaccante  ma soprattutto playmaker capace di mandare in gol le punte azzurre con passaggi filtranti, rapidi scambi, assist. Nonostante il  baricentro basso, ha colpi da campione, ha un dribbling secco ed ubriacante, fulmineo nello scoccare il tiro, abile a liberarsi della marcatura avversaria. Col Napoli, fino ad oggi, ha vinto una Coppe Italia nel 2013-14 ed una Supercoppa Italiana nel 2014. La presunta voglia della “10” di Maradona lo consacra ‘fantasista’.

4.  Zola Gianfranco – 1966  (105 – 32)

Zola rimane forse l’acquisto migliore del Napoli di tutti i tempi nel rapporto qualità-prezzo. Pagato solo 300 milioni alla Torres da Moggi, fu l’erede designato di Maradona il quale, una domenica a Pisa, approfittando dell’assenza di Careca, scese in campo con la 9 pur di dare la 10 al piccolo tamburino sardo. Zola, viso vispo e furbo da sardo, sotto una massa di capelli simil caschetto, in campo dava i numeri, quegli stessi che aveva imparato da Maradona cercando di rubargli il mestiere ed ogni piccolo segreto in allenamento. Per questo i suoi gol non erano mai banali, calciava di destro e di sinistro e tra serpentine e dribbling, punizioni nel sette, incantò i napoletani che non lo hanno dimenticato. Fu ceduto per esigenze di bilancio al Parma in cambio di 9 miliardi più Bia. Col Napoli ha vinto lo scudetto 1989-90 e la Supercoppa Italiana nel 1990.

3. Hamsik Marek – 1987  (452 – 113, dati da aggiornare)

La personalità che a volte gli ha fatto difetto ormai è acquisita, tecnico ed elegante nei movimenti con e senza palla, per il ruolo che ricopre, trequartista e regista avanzato, Hamsik resta un gran realizzatore. In progressione e negli inserimenti è fortissimo, è ambidestro, veloce e rapido nel muovere la palla, nel gioco di Sarri è a suo agio. Capitano riconosciuto, miglior giocatore slovacco praticamente ogni anno, è passato tra Benitez, Mazzarri, Reja e Donadoni ma con Sarri ha trovato la sua dimensione. Ormai è ad un tiro di schioppo dal record di gol di Maradona, Napoli avrà un altro piccolo re. Col Napoli ha vinto due Coppe Italia, nel 2011-12 e 2013-14 ed una Supercoppa Italiana nel 2014.

2. Sivori Omar – 1935-2005  (63 -12)

Accolto come un idolo alla stazione di Mergellina, dopo essere stato fatto fuori da Heriberto Herrera alla Juve, Pesaola lo chiamò al Napoli e Lauro lo comprò per due motori navali alla Fiat più 70 milioni. Il tunnel all’avversario era il suo vizio, la sua malattia (ma a volte ne faceva più di uno allo stesso giocatore) a cui non riusciva a rinunciare coi suoi calzerotti abbassati e provocatori. Piroettava e ‘giocolierava’ con Altafini ma insegnò moltissimo a tutta la squadra, soprattutto a livello di professionalità. Con lui il Napoli si piazzò terzo, quarto e secondo e quando sembrava giunto il momento dell’assalto al tricolore ci fu la scazzottata del 1968 a Napoli con la Juve. Quella sera stessa disse basta e tornò a Buenos Aires.

1  Maradona Diego Armando – 1960 (259- 115)

Il numero uno dei numeri uno è lui, cosa dire più di quanto sia stato già detto. Maradona, strappato al Barcellona dopo una trattativa infinita, per 13 miliardi di vecchie lire, in sette anni di Napoli ha segnato 115 reti (coppe comprese) in 259 gare complessive, ha vinto due scudetti, una coppa UEFA, una Supercoppa Italiana, una Coppa Italia ed è stato lo scugnizzo forestiero più acclamato nella storia del Napoli. In campo ha mostrato fantasia, gol impossibili, passaggi incredibili, rabone e colpi ad effetto. Dribblava con movenze armoniose,  accarezzava la palla, mostrò una coordinazione fuori dal normale. Maradona era tutto questo. Velocità, potenza, ritmo, sincronismo, scioltezza e precisione. Fuori dal campo ribelle, guascone, un po’ bugiardo, paladino di un popolo che sembrava stesse aspettano proprio lui. Perciò il napoletano pianse due volte, quando Diego arrivò e quando dovette scappare una notte di marzo del 1991.

 

La prima puntata, sui portieri, è stata pubblicata il 10 novembre 2016
La seconda puntata, sui terzini destri, è stata pubblicata il 4 gennaio 2017
La terza puntata, sui terzini sinistri, è stata pubblicata il 19 gennaio 2017
La quarta puntata, sui liberi, è stata pubblicata il 14 marzo 2017
La quinta puntata, sugli stopper, è stata pubblicata l’11 giugno 2017
La sesta puntata, sui mediani, è stata pubblicata il 17 giugno 2017
La settima puntata, sulle ali destre, è stata pubblicata il 25 giugno 2017
L’ottava puntata, sui registi, è stata pubblicata il 2 luglio 2017
La nona puntata, sui centravanti, è stata pubblicata il 9 luglio 2017
Foto archivio Morgera
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