La rubrica delle lettere del quotidiano sportivo tenuta da Franco Arturi che risponde: «A volte piovono esaltazioni, ma è in atto un piccolo miracolo»

La risposta articolata di Franco Arturi
La rubrica delle lettere di Franco Arturi, sulla Gazzetta dello Sport, oggi si occupa del Napoli. Pubblica la lettera di un tifoso azzurro, Antonio Esposito, che scrive:
Sbaglierò, ma continuo a sentire troppi elogi al Napoli di Sarri. E, badi bene, lo dico da tifoso partenopeo duro e puro. Al quale il coro di ammirazione per il gioco della squadra interessa il giusto nel senso che amerei molto di più una scalata definitiva ai risultati in Italia e in Europa. Anche Mazzarri aveva ottenuto un terzo e un secondo posto: contavano meno? E il terzo di Benitez? Ecco, il problema è che non riusciamo a schiodarci da lì, l’ultimo gradino non lo saliamo mai.
“Il Napoli è un piccolo miracolo”
La risposta del giornalista è articolata. Un po’ dà ragione al tifoso, ma poi conclude il ragionamento ricordando che i complimenti non hanno mai fatto male a nessuno e che il lavoro potrebbe finire col premiare Sarri. Arturi scrive di piccolo miracolo: «Il 4-3-3 diventa in realtà un molto più accorto 4-5-1. Se poi perdi Higuain e quasi nessuno se ne accorge, perché inventi un centravanti come Mertens (che non arriva all’1.70 di altezza) da 34 gol in stagione e le tue partite sono le più richieste e attese dagli spettatori neutrali, be’ potresti anche concludere che è in corso un piccolo miracolo a Napoli».
Ecco i due passaggi di Arturi che isoliamo:
Un po’ la capisco: piovono complimenti, in qualche caso vere e proprie esaltazioni, in particolare negli ultimi giorni. Per esempio Montella: «…Se ti vuoi avvicinare al Napoli, che gioca il calcio migliore d’Europa…». Poi Blanc: «…Sarri ha messo insieme un meccanismo sublime… Avevo cercato di copiarlo al PSG…» Ieri Sacchi: «…Il Napoli gioca il football più divertente, armonioso e convincente non solo in Italia, ma forse in Europa…» Nella mia lunga esperienza di osservatore di cose calcistiche ho verificato che quando fioccano carichi di ammirazione, tende sempre a nascere un venticello contrario, che lei, signor Esposito, in questo momento rappresenta al meglio.
Che m’importano, traduco io, tutti questi applausi se lo scudetto non lo vinco? Io la inviterei a porsi un’altra domanda: con un gioco peggiore o scadente il Napoli avrebbe ottenuto gli stessi risultati negli ultimi anni? E magari una seconda: è salito il livello della sfida negli ultimi anni nei confronti di squadre che possono molto di più sul mercato?
Questa, invece, la conclusione:
Sarri sintetizza: «Difficile che le idee di gioco possano vincere sul potere delle multinazionali». Chi può contestarlo? Io mi terrei stretta questa sua idea di calcio. In primo luogo perché essere lodati da tutti schifo non fa. Secondariamente perché questo sport è abbastanza pazzo e livellatore da premiare anche i lavoratori in tuta.