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Schick, Keita e il Napoli: il ritorno dei “rifiuti eccellenti”

Tra tutte le pretendenti, praticamente mezza Serie A, Schick avrebbe detto no solo al Napoli; Keita vuole la Juve, ma forse andrà al Monaco.

Schick, Keita e il Napoli: il ritorno dei “rifiuti eccellenti”

C’è chi dice no

Era da un po’ che non si parlava del mercato del Napoli in questi termini. Nei termini del “no”, intendiamo. Tante trattative, secondo la narrazione comune, si sono arenate dopo che il calciatore ha deciso di rifiutare l’azzurro. Il caso-Gonalons resterà scolpito nella storia, così come quello di Corentin Tolisso. Ma ci sono stati tanti altri episodi, raccontati in questo senso. Quest’anno è toccato a Patrik Schick e Baldé Keita. Il primo, secondo quanto raccontato dalla Gazzetta dello Sport, avrebbe avuto dei contatti e delle intese di massima con Juve e Inter prima di accettare la Roma – anche se la sua storia è quanto mai ambigua e tormentata. Il secondo, invece, pare vicino al Monaco dopo aver atteso la Juventus tutta l’estate. Dopo aver trattato con Inter e Milan. E dopo aver detto no al Napoli, of course.

Ovviamente rimaniamo ai rumors, ci muoviamo nel campo minato degli spifferi di mercato. Anche se le conferme arrivano da più fronti. In ogni caso, poi, parliamo di rifiuti diversi tra loro. Quello di Schick è motivato più che altro da questioni tecniche, di incompatibilità di ruolo. Un attaccante classe 1996 che non accetta la corte di una squadra che ha già Milik e Mertens non può essere attaccato o demonizzato. Ancora differente il discorso di Keita, promesso sposo della Juventus che ha in qualche modo spinto all’estremo la sua decisione di firmare con i bianconeri. Il suo no al Napoli dipende, secondo noi, da questa dinamica (puramente economica, ovviamente) e dalla stessa ansia di Schick, quella di dover aderire a un progetto che prevede la presenza di Insigne, Callejon e Mertens, più Ounas. E senza il paracadute (anti)morale dello stipendio alto. Per farci capire: Keita non sarebbe stato come Szczesny alla Juventus. Tanto è vero che dovrebbe firmare per una squadra completamente depredata dai top club sul mercato.

Titolarissimi e rifiuti

Ovviamente, non è colpa del Napoli se il Napoli è forte. Anzi, è un merito della società. Certo, l’idea di allungare (ancora) la rosa con calciatori di grande qualità deve essere sempre perseguita, e forse per questo certe situazioni inducono a una riflessione. Per Keita e Schick si parla(va) di calciatori giovani, con un futuro da star, gli eredi perfetti per i trentenni Mertens e Callejon. I nuovi compari di Insigne e Milik, in prospettiva. Con Ounas in rampa di lancio. Il nostro “pensiero” su queste operazioni arenate nasce proprio da queste possibilità di garanzie tecniche e temporali che sono sfumate.

C’entra sicuramente il fatto che il Napoli pare aver varato un progetto tecnico “a numero chiuso”, con un gruppo di riferimento intorno al quale gira il mercato e la tattica di squadra. Come dire: nell’estate dei rinnovi plurimilionari di Insigne e Mertens, non è semplice che due attaccanti dicano subito sì. Ci pensano, specie se hanno offerte economiche e tecniche più sicure, più allettanti. Poi dicono no. Nessun dramma, siamo abbastanza lontani dai casi Gonalons o Tolisso, però il dato è tratto, come il dado del Rubicone. Da qui a un anno, con una probabile rivoluzione tecnica alle porte, il Napoli avrà bisogno di comprare calciatori come Schick e Keita. Che, nel frattempo, saranno in altri luoghi a giocare (presumibilmente bene). Per il momento giusto così. Domani, forse, questi no potrebbero diventare un peccato su cui rimuginare un po’.

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