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Il Napoli non ha sofferto, ha gestito la partita. Come fanno le grandi squadre

Il Napoli a Bologna ha fatto ciò che voleva, ha subito la loro pressione e poi ha vinto. Non ha più fretta di chiudere le partite. È una squadra decisamente più matura

Il Napoli non ha sofferto, ha gestito la partita. Come fanno le grandi squadre
Sarri dà indicazioni a Callejon a Bologna

L’Olanda di Cruyff

C’è un’immagine che mi è rimasta impressa.

Era il 38esimo minuto del primo tempo, con il risultato ancora sullo 0 a 0. La difesa del Napoli, benché sotto pressione, esce palla al piede con un disimpegno sontuoso fatto tutto di precisissime giocate. Non si trattava di una giocata leziosa, ma di una giocata straordinariamente consapevole ed efficace per quel momento della partita.

Il fatto che gli osservatori più seri paragonino il Napoli alle grandi squadre del passato è dovuto anche a questi momenti all’interno delle partite.

Paragonarla all’Olanda di Cruijff, come ha fatto Fabrizio Bocca di Repubblica sulle pagine del blog calcistico più commentato d’Italia, non deve far sorridere più nessuno in Italia. Il Napoli che viene avvicinato alla “Clockwork Orange” di Rinus Michels, lo deve alla cura dei dettagli e dei meccanismi di gioco che Maurizio Sarri ha infuso in questa squadra.

Un allenatore che ha chiaramente indicato alla società la strada da percorrere (al di là del malcontento di molti tifosi per il mercato estivo), ovvero il mantenimento degli stessi giocatori per fortificare ancor di più automatismi mandati a memoria.

Non sorprendano le vittorie nei secondi tempi

I commenti del dopo partita sono stati pieni di “partita sofferta” e “partita difficile”.

Io credo proprio di no. La rivoluzione sarriana del 2017-18 consiste nell’essere riusciti a convincere la squadra che, quando è necessario, non si deve avere fretta di chiudere le partite.

Non ci dobbiamo sorprendere se il Napoli ha vinto alcune partite nei secondi tempi. Molto dipende dalle strategie degli avversari, e quest’anno il Napoli mostra una grande capacità di adattarsi senza ansia e pazientemente alle scelte avversarie.

Delle due l’una, c’è chi prova la tattica attendista e viene puntualmente punito, vedi Verona e Nizza, e c’è chi cerca di fare paura al Napoli aggredendolo e correndo a tutto campo, mettendolo chiaramente più in difficoltà, almeno inizialmente. Queste ultime squadre devono però mettere sul piatto della bilancia il grande dispendio di energie che puntualmente viene pagato nella ripresa. Cosa che è successa ad Atalanta e Bologna. Prepariamoci ad assistere a molte partite con lo stesso tema. A nessuno conviene aspettare che il Napoli faccia per primo il suo gioco.

La difesa reparto fondamentale

Proprio per i motivi di cui sopra, il reparto fondamentale di questa annata sarà proprio la difesa ed i suoi automatismi. La capacità di resistere agli assalti iniziali degli avversari più aggressivi sarà fondamentale per chiudere i primi tempi, se non in vantaggio, almeno con il risultato ancora aperto. Contro il Bologna ci ha pensato prima Pepe Reina, e poi la tranquillità di tutto il reparto.

Dopo un lungo percorso fatto di innumerevoli distrazioni difensive, di disimpegni fatti con leggerezza (magari solo perché certi movimenti non erano stati ancora interiorizzati) e costati a volte intere partite, il Napoli sta entrando oggi in una fase nuova.

Con ulteriori miglioramenti anche gli avversari più forti potranno fare poco contro questo Napoli, le cui azioni partono quasi sempre dalla difesa se non direttamente dal portiere, come le più grandi squadre nella storia del calcio.

Tanto per ricordarne una, la già citata Olanda, le cui azioni offensive iniziavano proprio dal portiere Jan Jongbloed.

Il Napoli ha fatto ciò che voleva

Pertanto affermare che il punteggio di 0 a 3 è per il Bologna una punizione eccessiva, significa negare che il Napoli alla fine ha fatto ciò che voleva. Sapeva di dover subire la pressione dei felsinei sin all’inizio e come sempre, anche attraverso le sostituzioni come sempre azzeccatissime, ha chiuso la partita quando ha ripreso il predominio del campo. Così fanno le grandi squadre, così ha fatto il Napoli. Per ora tutti coloro che fino a maggio scorso parlavano di un Napoli bello ma perdente, di una squadra poco cinica, sono serviti.

Naturalmente tutto andrà verificato in partite contro squadre di maggior spessore, ma tutti gli indicatori mostrano che il Napoli è una squadra finalmente matura.

Cinque vittorie su cinque in stagione

Senza tornare sui numeri di gol fatti e subiti, sulle vittorie consecutive, in assoluto ed in trasferta, vorrei solo ricordare che molto raramente il Napoli ha vinto le prime cinque gare della stagione.

Di recente è successo al primo Napoli di Benitez (2013-14), con quattro vittorie in campionato ed una in Champions League contro il Borussia Dortmund. Il Napoli fu poi fermato dal Sassuolo in casa.

L’anno precedente, l’ultimo di Mazzarri, il Napoli vinse invece le prime quattro, tre in Serie A ed una in Europa League.

Nella famosa stagione 1987-88, annata nella quale il Napoli iniziò a ritmi infernali, gli azzurri vinsero le prime 6 gare giocate, Però le prime cinque furono di Coppa Italia, che ancora iniziava per tutti ad agosto, contro Modena, Livorno, Udinese, Padova e Fiorentina, più la prima di campionato a Cesena. Il Napoli fu fermato alla settima dal Real Madrid al Bernabeu, anche se dopo in campionato infilò quattro vittorie consecutive. Queste però includono la vittoria a Pisa a tavolino (sul campo 1-0 per i toscani). Ma all’epoca la responsabilità oggettiva era ancora un caposaldo della giustizia sportiva, e tante volte il Napoli ne era stato vittima negli anni precedenti.

Fin qui le analisi, fin qui i numeri. E finalmente mercoledì sarà Champions. Sarà il momento di verificare la dimensione reale di questo Napoli, una squadra che ormai gioca a carte scoperte. Non si può più nascondere. Soprattutto in Europa, dove il gioco del Napoli ha forse più estimatori che in Italia.

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