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La Gaiola è Napoli, una bellezza oscura

Ci si ricongiunge con la vera natura di questa città, che è melanconica. Ci raccontiamo come un luogo di vita e di allegria, mentre siamo un sublime racconto della morte

La Gaiola è Napoli, una bellezza oscura
La Gaiola

L’altra faccia del Cimitero delle Fontanelle

Ho visitato, per la prima volta a quarantadue anni ormai suonati, la spiaggia della Gaiola a Napoli. La consiglio a tutti. È, a mio avviso, il vero volto oscuro della nostra città. Direi che la Gaiola è la faccia epigea del Cimitero delle Fontanelle. Un luogo di transito costante, di tutto quanto fallisce nel tentativo di persistere e vive scorrendo.

Col tempo ho iniziato a ritenere un carattere distintivo di Napoli il suo saper rendersi metafora della morte – di quanto si dissipa senza annientarsi del tutto lasciando gli occhi dello spettatore spalancati sull’oscurità che ne proviene, senza ferirli. Un gesto di dolcezza senza eguali, quasi materno. Al Parco Sommerso della Gaiola (tenuto con cura ammirevole da una Onlus che non naviga esattamente nell’oro) ci si bagna in un cimitero straordinario, si usano rovine romane di opus reticulatum come vasche, muri di antiche ville preziose e ormai deserte come fondali.

Sull’isola che si para di fronte all’umile bagnante, fusa e logorata eppure non condannata dal bradisismo, giace un ponte che si tiene su per miracolo, tra due scogli che non conducono più in alcun luogo. Si collega un niente al niente successivo. E la faccia della villa che su questi scogli sorse solo in epoca più recente si nasconde agli occhi del visitatore. Dà sul largo, come il lato oscuro di una luna.

Non siamo città di vita e ed allegria

Visitate la Gaiola. Ci immerge in una bellezza oscura ma mai macabra, similmente alle ossa ordinate e colossali del Cimitero delle Fontanelle. Ci si ricongiunge con la vera natura di questa città, che è melanconica, contempla costantemente una assenza, dal dolore fornisce solo una breve pausa – come cita il nome della collina – ma non ambisce a imporre soluzioni definitive. Così come si può sorridere tra i resti di migliaia di morti delle Fontanelle, si può godere qui ed ora di uno specchio d’acqua creatosi negli anni su milioni di storie spezzate ed annodate, tra colate di tufo poco amiche, come poco amica è la natura che ti guarda nuotare dall’occhio vigile di un vulcano.

La nostra schizofrenia giace nell’eterno paradosso di raccontarci città di vita ed allegria, mentre siamo un vasto, complesso, sublime racconto della morte.

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