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“La Maschera”, un segno della Napoli che si muove

Il gruppo napoletano la “Maschera” proviene dalla periferia nord-est di Napoli con un sound riconoscibilissimo pieno di ritmica e creatività

“La Maschera”, un segno della Napoli che si muove

C’è una Napoli che si muove

Che si affida alla musica per tornare ad urlare, a schiarire la voce all’identità, a riprendersi la scena culturale che le è sempre appartenuta.

C’è una Napoli che si sta scrollando da dosso l’etichetta neomelodica in cui era caduta, rischiando di segnare per sempre una tradizione secolare di arte musicale. In questo palco che ha il gusto di vicoli, integrazione, tufo, piazze si esibisce anche il gruppo La Maschera. Che in maniera naturale ha rimesso sulle bocche dei partenopei motivi in lingua madre, con un sound popolare di eccellente fattura. La loro musica crea immagini serene anche dove tratta tematiche scottanti come il disagio sociale lasciato raccontare da un prete nel pezzo da brividi “’A cunfessione”. Oppure “Te venga ‘a cercà” inno ad una multiculturalità che è sempre appartenuta a Napoli e alla capacità di accoglienza innata, di ospitalità e apertura mentale che discende direttamente dalla Magna Grecia, genitrice della Polis da cui tutto ebbe inizio.

Il nome del gruppo pare voler essere un connubio tra la sacralità del teatro rappresentato appunto da una maschera e la volontà di nascondere le ipocrisie, i luoghi comuni. E poter finalmente raccontare la realtà a Napoli come in un’altra metropoli, semplicemente senza per forza ricorrere a facili entusiasmi commerciali.

La band è composta da Roberto Colella, voce e chitarrista, Vincenzo Capasso, trombettista, Eliano Del Peschio bassista, Marco Salvatore batterista, Roberto Guardi percussionista e Alessandro Morlando chitarra solista.

Le loro canzoni entrano dentro

Si canticchiano e restano sospese a richiamare una tradizione, quella della canzone classica napoletana, ma rivisitata in chiave moderna e decisamente eccellente.

I testi sembrano essere impregnati di quel buonismo Eduardiano che lasciava sempre sperare in una criticità risolvibile, in una soluzione possibile. “E’ cosa ‘e niente je me ne vaco p’a strada mia/te porte din’t ‘o vicolo ‘e l’alleria/ tanto cchiu nera da mezzanotte nun po’ veni”.  Parole che dimostrano come sia ritornata al centro del discorso l’ottimismo di questa terra, la volontà di ripartire ponendo al centro la propria identità, la propria lingua che trasforma le becere alchimie mediatiche in un inno di liberazione artistica che finalmente prende luce.

C’è una Napoli che sta riscoprendo il centro del mondo musicale, e su questo nuovo Odeon 2.0 la Maschera saprà essere protagonista, conquistando anche la sfera nazionale., perché:“ è na voce c’allucca senza fa rummore, e smaniosa nun se ne vo ij”

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