Posta Napolista / Lo stadio in concessione è una soluzione, altrimenti Napoli e i suoi tifosi devono fare i conti con la realtà economica che ben conoscono
Non è un’azienda di beneficenza
Una riflessione su ciò che è il rapporto tra il Napoli calcio ed i propri tifosi mi ha riportato a rivedere il famoso video in cui ADL a muso duro ricorda al bolso Palummella dove si trovasse dodici anni prima. Ma il passaggio importante è appena qualche secondo prima quando il presidente sostiene che c’è una perdita netta annuale d’indotto di circa 120 milioni di euro. Volendo fare la tara a questa cifra possiamo dire che siano 90 milioni di euro. Il Calcio Napoli non è un’azienda di beneficenza, cosa che sfugge alla maggioranza dei clienti che vogliono acquistarne i servizi. Tantomeno viene tutelato dall’amministrazione cittadina, che anzi me avversa l’operato. La società di De Laurentiis deve cercare di massimizzare il profitto ogni che le proprie azioni generano.
Ci vorrebbe lo stadio di proprietà
Gli introiti a nero (colore preferito dell’economia cittadina) legati alle partite del calcio Napoli arrivano a 90 milioni di euro annui. Cioè due partecipazioni alla Champions consecutive. In che modo la società viene tutelata? I 90 milioni a chi vanno? Imprese a conduzione familiare, gazebo e paninerie ai limiti delle condizioni sanitarie, abusivi di ogni guisa, provider di scommesse. Insomma tutto quel sottobosco camorristico che pasce, con buona pace della Guardia di Finanza.
La domanda è: come poter drenare nelle casse del Napoli questa montagna di danaro? La prima risposta, ed unica, è quella dello stadio di proprietà, ovvero in concessione. Avere lo stadio in concessione per il Napoli significherebbe riuscire almeno ad incassare dai propri clienti annualmente 70 milioni di euro. Questa somma avrebbe un impatto enorme sulle casse del Napoli.
Ci sarebbe poco meno di un Higuain venduto all’anno. E sappiamo che il Napoli quando ne ha la possibilità i soldi li investe, ed anche in maniera discreta, checché ne pensi il proprio allenatore, bravo a valorizzarli però. In realtà il Napoli non ha potere di drenaggio. I clienti azzurri preferiscono sciarpe, maglie e gadget contraffatti. Maggiormente economici. Maggiormente alla portata della città di Napoli, tra le più povere d’Europa. Più povera anche di Sofia. Ma ci basta guardare “Castel dell’Ovo” per sentirci ricchi ed orgogliosi.
Lo scontento e poco più
I clienti azzurri non mancano, però, di far sentire il proprio scontento per il “topppleier” che non è arrivato per colpa del presidente. Ben si guardano dal rimpolpare le casse societarie. Giustamente la società è disinteressata a clienti cosi poco capaci di spendere. Da dire inoltre che i prezzi che Calcio Napoli sui propri prodotti di marketing, sono irrisori rispetto ai club con cui pensa di concorrere il tifoso medio (Bayèrn, Rèal, Uventùs, Sangermen).