Nei primi trenta minuti, il City sembrava il Napoli col Sassuolo. Poi il risveglio. Fa più male la marmellata di fichi finita che il gol di Sterling
La nebbia a Napoli non era un presagio
Alle otto del mattino mia sorella mi manda una foto: nebbia a Giugliano. Dopo poco me ne arriva una del Vomero. Si parte sui social, il Vesuvio non si vede, i Colli Aminei non esistono più. Soprattutto l’aeroporto di Capodichino ritarda la partenza di alcuni voli, compresi quelli che dovrebbero portare i tifosi del Napoli a Manchester. Non ho letto niente di tutto ciò come un presagio, ma l’ho registrato come un fatto divertente, mi sono immaginato l’ansia di chi era fermo all’aeroporto e di chi affacciato alla finestra ha esclamato “Dove sta il Vesuvio”. Io ho pensato che se Napoli si prende la nebbia, come minimo, deve mandarmi delle frolle in cambio. La nebbia la cediamo ma vogliamo il riscatto. Comunque, poca cosa, i voli sono partiti.
Vedo una foto del mio amico Vittorio all’ingresso dello stadio del City. Lo invidio molto, lo invidio anche dopo la partita. Io l’ho vista a casa, da solo sul divano, che ha fatto la sua parte. Non ho sentito mio padre, quando la danno in chiaro stiamo ognuno per i fatti suoi, che strana famiglia. Non ho sentito il gruppo “intellettuali sul divano, psicopatici sulle poltrone”, quest’autunno i miei amici si sentono solitari. Vai a sapere, la Champions è una cosa strana, ognuno si inventa un rito. All’inizio del secondo tempo ho schiacciato una zanzara sulla tastiera, che significa? Che a ogni partita ne devo scamazzare una? E in inverno dove le trovo? Sono un po’ questi i grandi temi.
Il gioco di Gerald
Il libro che mi ha procurato più ansia e paura, tra tutti quelli che ho letto, è stato “Il gìoco di Gerald” di Stephen King, tra poco dovrebbe uscire anche il film tratto dal romanzo (se non è già uscito); una storia che metteva davvero paura senza aver bisogno di ricorrere a serial killer sanguinari o robe simili, non dico altro perché è un libro che non merita di essere rovinato dallo spoiler di uno scrittore che ha appena visto la sua squadra perdere e si sta sfondando di biscotti mentre ve la racconta. Le sconfitte non sono un dramma i veri drammi sono i whatsapp della tua compagna che ti ricordano che le relazioni a distanza fanno sì che le marmellate ai fichi finiscano prima del weekend. Caro Sterling, questo tipo di messaggio mi fa molto più male del tuo gol a porta vuota dopo un rimpallo.
Il City sembrava il Napoli contro il Sassuolo
Il Napoli ha vissuto mezz’ora come se stesse leggendo il romanzo di King, il Manchester ha fatto il Manchester con una facilità che forse non si aspettava e infatti, a un certo punto sembrava il Napoli dell’anno scorso quando non le chiudeva contro il Sassuolo, per dire. Poi il Napoli si è ricordato che una partita di pallone è pur sempre (ed è soltanto) una partita di pallone e ha cominciato piano piano a giocarla. Piccoli segnali che hanno portato al fallo del primo rigore.
La storia di questo rigore è molto semplice: il calciatore che prende la rincorsa e guarda in basso quasi sempre sbaglia, e – come in questo caso – sbaglia in malo modo, senza guardare niente, né portiere né porta. Pazienza, così doveva andare, succede.
Poi, però, il Napoli si è svegliato
Qui però è successa un’altra cosa: il Napoli che si stava svegliando non ha voluto riaddormentarsi. Il rigore sbagliato non ha causato attacchi di panico, i nostri calciatori non hanno pensato alla nebbia sul Vesuvio, ma hanno semplicemente continuato a giocare al pallone. Da quel momento in poi è stata un’altra partita, tutto sommato equilibrata, credo che un Napoli un po’ più lucido avrebbe potuto anche pareggiarla.
Siamo tutti Ghoulam
Ghoulam e il secondo rigore. Che spettacolo signori, che grazia, che leggerezza, che bello. Azioni così, ma su, chi non avrebbe voluto farle? Sentire il telecronista di turno “Montieri si invola sulla fascia, salta il primo avversario, si accentra, salta il secondo, entra in area, salta il terzo: è rigore. Incredibile”. Abbiamo perso, lasciatemi sognare. Pensavo che lo tirasse Ghoulam stesso, e invece il ragazzino “Ha guardato tutto lo stadio negli occhi e ha detto – lo tiro io”. (La citazione è da un vecchio pezzo del comico Paolo Rossi su Beccalossi, che però sbagliò).
Si perde contro una squadra più forte, per 2 a 1. Prima della partita ho letto da tifosi troppo ansiosi che ne avremmo presi quattro o cinque o sei o sette e non capivo perché. Non il perché che potesse giustificare il fatto dei potenziali quattro o cinque gol che il Napoli avrebbe dovuto subire ma il perché che spiegasse il motivo di questa autoflagellazione prima del tempo. Ok, siamo napoletani ma non 24 ore su 24.
Vediamo al San Paolo il Napoli cosa sarà in grado di fare, ricordiamo che a quel tempo rientreranno Dal Fiume e Vinazzani, quindi Sarri potrà non mettere né Zielinski né Hamsik né Diawara e così via. Il tifoso sa sempre, io non so quasi mai. Forse non sono abbastanza tifoso ma di pallone ne capisco.
#IoStoConSarri ma voglio il giubbotto di Guardiola (un altro che sa che nelle partite vere le cravatte vanno tenute da parte).