Il catenaccio di Spalletti, gli errori di Udine, e le surreali parole dell’allenatore del Milan
FALLI DA DIETRO – COMMENTO ALLA 9A GIORNATA
Sarà emozionante fino alla fine.
Cinque squadre per la vittoria.
Al San Paolo il big match fra le due di testa finisce per omaggiare il ricordo di Gioanbrerafucarlo.
La partita perfetta la costruisce il furbo Parapet con il più puro dei catenacci.
Ferrea marcatura a uomo di Skriniar il maestoso. Che non molla il Fiammante Fiammingo manco nell’intervallo alla toilette.
Ferrea marcatura a uomo al centro, di Borja El Greco su Jorginho.
Ferrea marcatura a uomo di D’Ambrosio sul Pibe di Fratta (“Il figlio di Goldrake”, lo ha icasticamente ribattezzato il Parapet) sulla corsia di sinistra nel derby privato tutto vesuviano.
Se a queste brillanti novità si aggiunge la giornata di grazia del portierone di Lubiana, il gioco è fatto.
Handa sventa quattro nitidissime palle gol.
Una delle quali di puro culo quando lui, acculato appunto, solleva l’alluce destro.
Il quale, a mezz’aria, devia, inconsapevolmente, la ribattuta del Trilly, liberatosi per una volta del gigante slovacco.
Torna alla mente una vecchia partita del gennaio del 1988 quando l’Inter di Trapattoni fermò il Napoli di Diego e Careca con uno zero a zero molto simile a questo.
Ci sono pareggi e pareggi.
Poteva andare meglio, ma poteva anche andare peggio.
E ringraziamo per una volta il Pepelato che annulla una possibile ingiustizia.
Dice Sor Tuta. “Si sta correndo una maratona di 38 Km e siamo solo al nono. Vedremo chi, alla fine, avrà più fiato e gamba”.
Doveri capisce Delneri
Vincono tutte le altre.
Vincono in dieci gli ergastolani al Dacia una partita folle di sviste. Insensata e fuori da ogni logica.
Dubbi su tante decisioni di Doveri che mostra spesso di non capirci una mazza.
Ma è il solo al mondo a capire quello che gli urla Del Neri.
E per questo lo espelle.
Poi una valanga di errori.
Nata fors’anche dal pentimento per aver osato far fuori nella confusione, oltre al mister di casa, anche il Bove croato.
Poi alla fine il dilagare di Khedira, alla prima tripletta, restituisce il sorriso ad Acciughina.
Ma non alla Joya che esce dal campo visibilmente polemico per la sostituzione.
E nemmeno al Gordo Jago che non riesce a segnare nemmeno contro la difesa più imbarazzante dell’orbiterraqueo mondo.
Allievo e maestro
Aleksandar Kolarov è amico e allievo del Ceffo Sinisa.
Il quale pare abbia speso molto tempo a consigliargli come si calcia una punizione.
Il giusto equilibrio fra potenza e precisione.
E il fedele Aleksandar, non appena si è presentata l’occasione, ha voluto dimostrare al suo mentore – non del tutto entusiasta, per l’omaggio – come abbia fatto tesoro di quegli insegnamenti.
E così, con una punizione perfetta, sblocca una partita mestamente destinata al pareggio.
Sangue-Oro un po’ affaticati dopo l’impresa dello Stamford Bridge.
Ma molto compatti.
Perfetti in difesa, sebbene privi dei titolari Manolas e Fazio.
Rientrano, insomma, di diritto nell’esclusivo Club Scudetto.
Ciruzzo e il bullo di Vinovo
Vincono facile le Aquile di Ponte Milvio in forma smagliante, reduci da una settimana memorabile con tre vittorie su tre.
Ormai cominciano a preoccupare le big la facilità con cui vanno in rete, e i meccanismi perfetti con cui si muovono in campo i giocatori.
E poi c’è Ciruzzo il Torrese.
Di cui si parla sempre troppo poco.
Se continua così frantuma la soglia dei 40 gol.
C’è una prima volta per tutti.
Così capita che il Bullo venuto da Vinovo veda per la prima volta in vita sua un rosso.
Continua a non azzeccarne una, Bonucci.
Continua a commettere disastri e a spingere alla deriva una squadra di per sé disastrosa.
L’Aeroplanino è ormai un naufrago e si appiglia al primo relitto che trova sotto mano.
Lui, che è persona perbene, si avventura nello sproposito di affermare che il Var rischia di rovinargli la carriera.
Accendere una pippa infinita sulla volontarietà della gomitata dell’ ”Uomo che sposta gli equilibri”, è un po’ come discutere se le donnine di Weinstein fossero consenzienti o no.
Più opportuno sarebbe interrogarsi sulle cause pratiche di questo fallimento, dalle quali non possono escludersi personali responsabilità.
Non regge neanche il piagnisteo dell’uomo in meno.
Visto come l’hanno rimediata Khedira e compagni al Dacia.
La verità è che, chi doveva, non ha vigilato abbastanza sugli acquisti.
E sarebbe il caso – a questo punto – di lasciar perdere Visco, e fare invece una mozione contro il duo Fassone-Mirabelli.
Intanto Vespa invita Asia a Porta a Porta.
Sarà la prima volta che in studio ci sarà il plastico di un membro maschile gigante.