FALLI DA DIETRO / Allegri ha fretta di tornare a casa, mentre il Milanyangh di Montella perde il treno per lo scudetto. La Lazio, invece, riesce a salirci
FALLI DA DIETRO – COMMENTO ALLA 7A GIORNATA DEL CAMPIONATO 2017-18
Niente vertigini.
Il tempo d’imprecare per il piatto di pasta da mangiare alle nove, poi via di corsa allo stadio per la sgambatura mattutina contro i sardi.
Il Pepelato si toglie la maglietta a recuperare l’abbronzatura estiva.
Un assist da Padreterno per Maresharck che si sblocca ed è ora a meno uno da Diego.
Un rigorino puntuale.
Il Fiammante Fiammingo sorride e accompagna gli amici elfi lassù in vetta.
Via dalla pazza folla.
Nella soave solitudine lontana dagli schiamazzi.
Niente vertigini.
Il finimondo a Torino
Di sotto è tutto un brulichio di polemiche.
Il Var è perfetto. Crea confusione magari, chi lo interpreta.
Tranquillo pomeriggio a Torino per 90 minuti. Poi il finimondo.
Esce il Gallo in barella, e l’Italia tutta è in apprensione col fiato sospeso.
Kean a porta vuota manda la palla sulla traversa che poi finisce sui piedi di Cerci.
Dai piedi di Cerci la palla carambola addosso al ragazzotto ivoriano di Vercelli.
E infine si insacca.
L’arbitro Gavillucci annulla. Fuorigioco.
Lo trascinano per i capelli davanti al video. Lui ci ripensa. E si convince che è gol.
Più tardi, nel pacato livore degli studi televisivi, si accerterà che il frame del Var dava il gol delle Giuliette chiaramente in fuorigioco.
L’Intersuning
Var sugli scudi anche a Benevento.
Ed è la settima volta che grazia l’Intersuning.
Annullato il gol di Iemmello sul finale del primo tempo.
Giocano, corrono, si danno da fare, le Streghe.
Un palo, una traversa. Tanto cuore.
Il pareggio lo meriterebbero tutto.
Ma ancora una volta il culo del Parapet ha la meglio.
Arraffa i tre punti. Arraffa la scopa e vola via intabarrato nel suo mantello da pipistrello.
Lasciando in terra le streghe a smadonnare mentre la sua silouetta con luna piena da sfondo evocherà – per chi ne ha voglia – Spielberg e Herzog.
Luis Alberto, quello che non capiva il calcio italiano
Volano alto le Aquile di Ponte Milvio grazie a individualità d’eccezione.
Non solo Milinkovic. Non Solo Leiva. Non solo Ciruzzo il Torrese.
La partita con i ceramisti la vince lui.
Luis Alberto Romero Alconchel, detto El Toque.
Quello che voleva andar via. Quello che non capiva il calcio italiano. Quello che Igli Tare convinse caparbiamente a restare e a riprovarci.
Si inventa una punizione gioiello. E cambia di colpo una partita che non si era messa per niente bene.
Segnerà anche un altro gol, alla Baggio stavolta, a suggello di una partita memorabile.
Quando esce, il popolo laziale è tutto in piedi, a salutarlo come si saluta un fuoriclasse autentico.
Il Milanyangh
È partito un treno con su cinque squadre.
Il Milanyangh su quel treno non c’è salito.
L’Aeroplanino manda in campo tutti i nuovi acquisti per non innervosire vieppiù i già nervosi cinesi.
È il più bel Milan della stagione. I Sangue-Oro sono messi sotto per più di un’ora.
Poi una sciagurata deviazione di Romagnoli consente al Ciclope di Sarajevo il vantaggio, doppiato un minuto dopo dal bis di Bello de Nonna.
La società si affretta a dichiarare piena fiducia al tecnico.
Ma a vedere un gioiello come Suso Jesús Joaquín Fernández Sáez de la Torre, poltrire in panchina a me sale lo sconforto.
Partita vera a Bergamo
“Tanto vince sempre la Juve”.
Sbaglia il pronostico Sor Tuta.
E lo fa sbagliare anche a me.
A Bergamo niente red carpet per gli ergastolani.
Niente inchini ossequiosi.
È partita vera.
E il Var è perfetto. Crea confusione chi lo interpreta.
Senza il simpatico aggeggio sarebbe finita allegramente 3-1 con un gol irregolare generato da una gomitata dello scorrettissimo svizzeraccio.
Con il Var è finita 2-2.
Nonostante la buona volontà dell’arbitro Damato che ci ha provato, poveraccio.
Che altro avrebbe dovuto inventarsi?
Acciughina è fuori dai gangheri.
“Con il Var si rischia che le partite durino troppo”.
Meglio affidarsi all’arbitro che conosce il proprio dovere.
E andare a casa prima.