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Napoli-Manchester City negli occhi dei tifosi

Scrisse Marc Augé «il calcio è sufficiente a dare un significato a tutta la vita». Le speranze, la gioia, le lacrime di chi era al San Paolo

Napoli-Manchester City negli occhi dei tifosi
(Matteo Ciambelli)

Lo stadio come luogo di culto

Secondo Marc Augé, antropologo ed etnologo francese, il calcio non è solamente un rito di massa in senso metaforico: per milioni di appassionati «è sufficiente a dare un significato a tutta la vita». Ognuno col suo rituale mistico, collegato a chissà quale stramba credenza scaramantica. Ognuno col cuore impazzito alla sola visione della cattedrale che, come ogni luogo di culto che si rispetti, è decontestualizzata. Ad esempio, anche chi scrive ha i suoi paletti mistici imprescindibili. Stesso parcheggio – parco San Paolo –, sigaretta fumata nervosamente lungo la breve ed interminabile discesa con lo stadio che sembra ingigantirsi avanti a me, passo dopo passo, stessa birra pre partita, stesso bar, stesso gate d’ingresso. E così via.

Le anime piangenti

Ognuno col suo culto calcistico, come fosse una preghiera. Ognuno così unico. Tutti, però, accomunati da due sentimenti universali: la speranza e la passione. Tra l’altro, altra similitudine collettiva, entrambe smodate. Prendete la serata di ieri, ad esempio. Il “càtino” quasi pieno, ruggente. Usando le parole di Salvatore Biazzo in un vecchio servizio andato in onda per la Rai in epoca maradoniana, lo stadio “ribolliva di passione”. Il City ha vinto, Ghoulam si è infortunato, la qualificazione agli ottavi di Champions League si è complicata pesantemente. A fine partita, dai cancelli gialli e arrugginiti, è fuoriuscito un fiume di anime piangenti e musi lunghi (la maggior parte). A quel punto, mi sono posto una domanda: ci siamo resi conto di esserci divertiti davvero?

Il sorriso di due bambini

All’incrocio con via Terracina, un bus turistico era parcheggiato in divieto di sosta, per scaricare velocemente il suo carico di fedeli. Sul vetro anteriore c’era un cartello che diceva “Mantova”. Tra di loro, due bambini tenuti per mano dai loro genitori si sono voltati con qualche attimo di ritardo verso il San Paolo illuminato. Li ho visti impietrirsi, letteralmente. Avevano gli occhi lucidi ed enormi, fissi sul gigante, molto probabilmente visto solo in tv fino a quel momento. Non gli sarà parso vero o forse gli sarà parso vero anche troppo. Prima di perderli di vista, li ho visti sorridere come si fa la prima volta che andiamo al mare, dopo il freddo dell’inverno.

Una di quelle sciarpe new edition

Più avanti, tra i palazzi, ho incrociato una comitiva di ragazzi completamente “griffati Napoli”. Dai loro accenti, ho supposto fossero pugliesi, non so dire esattamente di dove. Così come quei bambini, avevano macinato un bel po’ di chilometri per partecipare al culto calcistico nella cattedrale ovale di Fuorigrotta. Gli sarà importato poco e niente del caro biglietti, delle condizioni davvero al limite in cui versa lo stadio e dei soldi spesi per essere lì.

Ripenso alle parole di Augé, è stato «sufficiente a dare un significato a tutta la vita». Almeno a quella vissuta nelle 24 ore a ridosso del fischio d’inizio. Ancora, qualche passo dopo, ho incrociato un uomo sulla quarantina, con al collo una di quelle sciarpe new edition, che teneva sotto braccio un signore anziano, sulla ottantina, che ne indossava una meravigliosa in lanetta che avrà avuto suppergiù trent’anni. Entrambi, a passo svelto, si avviavano verso i cancelli della Curva B.

Il San Paolo (foto di Eugenio D’Alessio)

Ci sarà sempre un’altra occasione

Ho ripensato, stamane, a tutte queste immagini. Persone unite dal calcio e dall’amore incondizionato per la maglia. Attirate da una partita del genere da un richiamo fatto di speranza e passione. Ma non solo. Queste persone, ognuna con i suoi riti e le sue storie, sono accorse da chissà quale angolo di città o di mondo, letteralmente per divertirsi davvero. I top player in campo si sarebbero mescolati perfettamente con i gregari, tanto da generare uno spettacolo sportivo – calcistico – di rara bellezza. Azioni coinvolgenti, capovolgimenti di fronte, manovre elaborate e studiate perfettamente, gesti tecnici da rimanere a bocca aperta, cori, colori, bandiere, esultanze per i goal fatti e disperazione per quelli subiti.

Il tutto pompato clamorosamente dalla musichetta iniziale e impreziosito dalle luci dei riflettori che facevano sembrare tutto lucido e scintillante. Alla fine ha vinto il Manchester City, tutto sembra essere andato storto. Ma, pensateci un attimo: non vi siete divertiti davvero? Quanto è stato bello esserci, ieri sera al San Paolo? Quanto è stato bello vedere il sorriso dei bambini alla loro prima volta allo stadio di notte? Quanto avete riso con i vostri amici, per una birra di troppo, o per un cappello troppo appariscente comprato su una bancarella, dopo tutti quei chilometri fatti di corsa? Quanto vi ha riscaldato il cuore tenere sotto braccio vostro padre che allo stadio non ci veniva da tanto, troppo, tempo? Il calcio è questo qui e voi ne fate parte, tanto quanto i giocatori che scendono in campo. Che importa se il Napoli ha perso contro uno squadrone, tra qualche settimana avremo un’altra occasione. Ci sarà sempre un’altra occasione. Per vincere e divertirsi davvero.

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