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Napoli nella top five d’Italia del Tax free shopping. Ora, però, urge una visione

Il turismo di lusso extracomunitario si affaccia in città, ma per questo target non vale lo spontaneismo che funziona con il low cost: occorrerebbe un progetto d’assieme

Napoli nella top five d’Italia del Tax free shopping. Ora, però, urge una visione

Più 36% rispetto allo scorso anno

Cominciamo da una variazione statistica: a Napoli nel 2017 si registra il +36% su base annua dello shopping di lusso dei turisti extra-comunitari, dato che proietta la città tra le cinque destinazioni italiane preferite dai Paperoni asiatici e americani e che le offre, al patto di saperla sfruttare, mani un’opportunità milionaria.

Ecco, adesso passiamo a una premessa metodologica: per tax free shopping si intendono, in estrema sintesi, le compere dei turisti extra-comunitari che, quando fanno acquisti entro i confini UE, hanno poi diritto al rimborso dell’Iva. Il tax free shopping è un indicatore molto interessante: le pratiche di rimborso permettono di tracciare l’attitudine alla spesa del pubblico più facoltoso, cioè quello dei turisti di lusso (per lo più cinesi e russi, ma anche taiwanesi, statunitensi e coreani).

È presto per esultare

Ora, veniamo a noi. Durante il convegno annuale di Pambianco, agenzia di consulenza per le imprese della moda, la società Premier Tax Free ha presentato il report sull’andamento nel 2017 di questo benedetto turismo di lusso. Un fenomeno molto ghiotto, dal momento che lo scontrino medio staccato dall’abitante abbiente di Pechino che si concede qualche regalino durante un viaggio nel Vecchio Continente è di oltre 850 euro (contro le spese medie di 230 euro per gli italiani e di 250 per gli europei benestanti). In Italia ci sono delle città che, in pratica da sempre, s’accaparrano questo mercato: Milano in testa, poi Roma, Firenze e Venezia. Ma l’anno in corso regala una novità: con una crescita del 36% sul 2016, Napoli entra in classifica. Che vuol dire? Che i turisti ricchi hanno cominciato a spendere in maniera più significativa nel capoluogo campano.

È presto per esultare. Secondo Premier Tax Free, Napoli ha una quota del mercato del tutto marginale. Se vuole crescere, deve saper ingolosire il nuovo pubblico che si affaccia alle vetrine di via Calabritto e di via Toledo. Ma, per poterlo e saperlo fare, dovrebbe avere una visione d’insieme.

Il turismo di lusso pretende servizi

Come hanno scritto Virgilio sul Corriere del Mezzogiorno e ancora prima Mossetti su gli Stati Generali, malgrado da sette anni sia governata da una giunta popolare, bolivariana e collettivistica, Napoli ha praticamente lasciato che il boom turistico di questi anni si sviluppasse da sé. Soprattutto, che la città lo recepisse in maniera auto-organizzata. Chi aveva una casa sfitta, ci ha fatto un b&b. Chi aveva soldi da investire, ha comprato case sfitte per farci b&b o ha aperto locali. Gli altri, nel migliore dei casi hanno trovato un impiego, in altri si sono adeguati allo status quo.

Può sembrare paradossale (per gli effetti), ma se il target del turista low cost, che ha un budget di 300 euro per un intero weekend, più facilmente si adatta a un’offerta scoordinata e ai (dis)servizi di una metropoli spontaneistica, quello d’alta gamma, cioè quello che 300 euro li spende in una volta al ristorante, ha pretese. Ci può venire una volta a Napoli con lo spirito pioneristico del cittadino del blocco occidentale che visita Leningrado pronto a esperienze naif, ma poi non ci torna. O non la consiglia. Per accaparrarsi in maniera stabile il suo favore (e il suo portafogli), il Comune dovrebbe impegnarsi per garantire al cinese facoltoso un soggiorno di livello europeo. Sin dalle piccole cose: meno marciapiedi sgarrupati, insomma, per fare un esempio.

La giunta che guida Palazzo San Giacomo, e qui veniamo al paradosso, dovrebbe essere in grado, per rispondere da sinistra a un input di mercato alto borghese, di organizzare la città. I vantaggi sarebbero ampi e, a cascata, per tutti. Ci vorrebbe un governo forte della città, anche solo per scartare coscientemente l’opportunità e non lasciare che si consumi da sé. Ma l’impressione è che un governo forte non ci sia.

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