Non riusciamo ad aspettare i giovani, a lanciarli in maniera definitiva, siamo obnubilati dal calciomercato e dall’ossessione per il risultato.
Calciomercato
Abbiamo scelto Patrick Cutrone, ma solo perché il Milan è il trend topic di questo fine novembre calcistico. L’esonero di Montella, l’abbiamo scritto ieri, ha molto di italiano. Ma è un problema che va oltre Milano, avremmo potuto utilizzare altri calciatori come chiavi di lettura del fenomeno. Si pensi a Pellegri, Murgia, Scuffet, Locatelli, al fatto che esista una sola eccezione – paradossalmente proprio al Milan -, e cioè Gigio Donnarumma. Il tema è semplice: il lancio dei giovani, l’attesa e la convinzione.
Ecco, secondo noi l’Italia è vittima di un problema giovanile, che si origina dal calciomercato. Anzi, dalla certezza dogmatica che il calciomercato sia il modo per poter fare quei risultati. Risultati che devono arrivare subito, ovviamente. È una cosa di cui parlammo in chiave-Napoli dopo il preliminare di Champions, dopo il 2-0 in casa del Nizza. In quel caso ci “arrabbiammo” con Sandro Sabatini di Premium, ma si tratta di una percezione condivisa. Ecco cosa scrivevamo ad agosto:
Non è solo il Napoli, non sarà solo il Napoli. Ma prendi la partita col Nizza: la squadra domina e (stra)vince anche al ritorno, in trasferta, una partita fantastica. Ciro Ferrara parla di Insigne al Barcellona, Sabatini chiede a Panucci “com’è possibile che una squadra senza acquisti dia una sensazione di miglioramento?”, poi arriva Sarri e gli si domanda di possibili nuovi colpi. Come se il gioco in campo non fosse frutto del lavoro sul campo, ma solo del calciomercato.
Giovani
Da qui è facile tornare al punto uno dell’analisi: Patrick Cutrone. Media gol nel Milan: un gol ogni 120′. Un tempo che si dilata un po’ per André Silva (un gol ogni 135′) e che si espande di quasi tre volte per Nikola Kalinic (un gol ogni 324′). Certo, ci sono mille attenuanti: gli avversari d’Europa League, la diversa esperienza, vuoi mettere un giovane di 19 ani e un centravanti navigato in arrivo dalla Fiorentina?, non vogliamo bruciare il talento. E altre diavolerie del genere.
Sostenere che, almeno per il momento, Cutrone sia meglio di Kalinic non è fantascienza. Pensare che possa essere così non è follia. Invece, il croato è quasi sempre titolare. In campionato, tocca sempre a lui e mai al ragazzino del vivaio o allo stesso André Silva. Per l’attaccante portoghese, in Serie A, appena quattro partite da titolare. Sono dieci, invece, per l’ex centravanti della Fiorentina.
Questione di calciomercato, l’abbiamo detto sopra. Devi difendere l’investimento, anche se non frutta. Kalinic è stato pagato 25 milioni di euro, il portoghese quasi 40. Ma è anche questione di reticenza all’attesa rispetto alla crescita dei giovani calciatori. Torniamo agli altri nomi, a questo punto. A Pellegri, 17 anni da compiere a marzo e il record assoluto di precocità per un gol in Serie A (15 anni e 280 giorni). Poi una doppietta in questa stagione, alla Lazio, in avvio di campionato. Dopo quella partita, altre tre volte in campo da titolare e basta. Mai più schierato da Juric o da Ballardini. Ultima apparizione: Spal-Genoa 1-0, 29 ottobre. Nove minuti da subentrato.
Considerazione
Ecco, c’è questo che non va. C’è che noi non conosciamo, né comprendiamo, il significato della giusta attesa. Per i risultati, soprattutto. Sono bastate tre partite senza gol per panchinare Pellegri, come se un ragazzo che compirà 17 anni a marzo debba segnare subito e sempre, per poter essere arruolabile. È un problema di considerazione generale, di rapporto col gioco. Pensiamo a Paulo Dybala, un fenomeno assoluto che però «è ancora giovane e deve maturare». Parola di Beppe Marotta, ad della Juventus. Pensiamo che Dybala compirà 24 anni l’anno prossimo, e Lionel Messi (a cui è stato paragonato) aveva già vinto tre volte la Champions League alla stessa età. Anche Bernardeschi è ancora parte del gruppo “giovani”, il problema però sta nei suoi 24 anni da compiere tra tre mesi. Marco Asensio, un suo “emulo” nell’organico del Real Madrid, ne compirà 22 pochi giorni dopo.
La nostra non è pura suggestione. Anzi, è un dato puramente statistico. Come dimostrato anche dal Cies, la Serie A è ultima tra le cinque leghe top d’Europa per l’utilizzo di calciatori Under 21. Non ha l’età media più bassa, non ha la percentuali di stranieri più alta, eppure il nostro campionato fa fatica a credere nei suoi giovani. Sopra abbiamo parlato di Cutrone, è il simbolo di questa situazione. Ma anche André Silva è vittima di questo sistema, quindi non è neanche un problema di nazionalità. No, abbiamo proprio difficoltà ad aspettare. E ci rifugiamo nel mercato.
Kalinic è stato pagato circa venticinque milioni, vogliamo far fruttare l’investimento? O magari sarebbe meglio valorizzare Cutrone? Pensiamoci: un calciatore del vivaio, plusvalenza totale, un calciatore costruito in questo modo rivenduto a trenta milioni è una specie di incantesimo per il bilancio. Conviene anche a livello economico, oltre che tecnico (lo dicono i numeri) e di programmazione a lungo termine. Siamo davvero duri a capire, certe volte.