Le scelte iniziali, i cambi, il minutaggio che va “normalizzandosi”. E alcune variazioni tattiche, il tutto nonostante lo scarso amore per il turn over.

Sfruttamento della rosa
Quando oggi abbiamo scritto dell’organico ampio del Napoli, abbiamo sottinteso un altro tema. Ora ci apprestiamo a sviscerarlo. Parliamo della duttilità di Sarri, dell’adattabilità del suo modello di gioco e delle sue scelte al contesto. O meglio: alla partita, alle necessità che si sono frapposte lungo il cammino verso la vittoria.
L’immagine di Sarri dogmatico è verosimile, ma non è assoluta. Ne abbiamo scritto una volta, era dopo Genoa-Napoli (qui). Allora analizzammo una serie di piccole grandi variazioni che il tecnico del Napoli aveva apportato alla squadra per superare la partita coi rossoblu. Oggi, invece, partiamo dalla formazione e arriviamo ai cambi. E notiamo come ieri sera il Napoli abbia terminato la partita con questi undici, schierati sempre secondo lo schema 4-3-3: Reina; Maggo, Albiol, Chiriches, Hysaj; Allan, Diawara, Rog; Callejon, Mertens, Mario Rui. Precedentemente, lo slot del portoghese era stato occupato da Zielinski (una situazione decisamente più “riproducibile”, nonostante la ruleta di Mario Rui).
Questo si chiama sfruttamento della rosa. Si chiama interpretazione della partita in base a quello che serve. Se vogliamo, l’esatto contrario di quanto fatto per Napoli-Benevento, che ancora oggi ci portiamo dietro quella partita come un macigno, che è stata giocata dai titolarissimi quando avrebbero potuto giocarla le alternative – che però magari abbiamo capito questa cosa, abbiamo pure ragione ma è anche tempo di voltare pagina.
Bella novità
I dati sul minutaggio del Napoli si stanno normalizzando. Certo, c’è ancora un piccolo abisso tra gli undici titolarissimi (l’undicesimo, Jorginho, ha giocato 1183′) e il 16esimo calciatore per tempo passato in campo (Rog, 206′ totali). In mezzo, però, ci sono Zielinski, Diawara, Maggio e Chiriches, in quest’ordine. Il polacco ha superato gli 840′ in campo, Diawara è vicino ai 500′. Non saranno numeri da turn over scientifico, non potrebbero esserlo, ma in qualche modo Sarri è stato coerente con la sua linea. In campionato, priorità alla squadra migliore (perché più in forma) e poche variazioni sul tema. In Champions, maggiore fantasia nelle scelte. E ora arriverà pian piano anche Mario Rui, ieri trattato come un titolarissimo. Risparmiato per Udine. Per il campionato.
È una bella novità, sarà importante nel corso dell’anno. Perché ci saranno altri tour de force, male che vada tra due settimane il Napoli è in Europa League. E quindi ci sarà bisogno sempre di ruotare, di cambiare, di sperimentare. Sarri, anche attraverso i cambi, ha riscritto il risultato di Napoli-Milan (Zielinski) e l’inerzia della partita con lo Shakhtar (importantissimi gli ingressi di Allan e Rog). Ha già dimostrato (ampiamente, con Mertens) di saper far fronte a situazioni di mancanza emergenziale, ora il suo lavoro principale sarà gestire l’assenza di Ghoulam – quindi la crescita di Mario Rui – e il numero risicato di calciatori offensivi. In questo senso, abbiamo già visto Rog esterno a destra e Zielinski dall’altro lato.
Continuiamo così
Considerando le premesse (anche mentali, vedasi l’idiosincrasia di Sarri al turn over comunemente inteso), il Napoli ha imboccato la strada giusta. C’è il discorso-rischio in merito a «chi è fuori dalle rotazioni», come Insigne e Callejon e Mertens (per necessità, quest’ultimo: manca Milik). Se confrontiamo i minutaggi con altri intoccabili, siamo lì: Lorenzo 1688′, José Maria 1655′, Dries 1641′; per Higuain (due partite in meno disputate in generale dalla Juve rispetto al Napoli) è a quota 1445, per De Bruyne (due partite in meno disputate in generale dal City rispetto al Napoli) sono 1483. E poi c’è Messi, che ha giocato per 1620 minuti. Sarri, ieri sera, si rivolgeva a profili così parlando di calciatori esclusi dal turn over. Siamo in linea.