È l’emblema di una società emblema del disastro gestionale firmato Fassone e Mirabelli. Il migliore, in questo caso, è il pezzo più economico
Il disastro Fassone-Mirabelli
Il Milan batte l’Inter in Coppa Italia. Vince il derby, va in semifinale, apre ufficialmente la crisi dei nerazzurri di Spalletti che sono alla terza sconfitta consecutiva (Udinese, Sassuolo, Milan). E trova un ulteriore motivo per riflettere sui propri errori. La disastrosa gestione firmata Fassone-Mirabelli ha condotto a un calciomercato grandi firme, di quelli che piacciono tanto ai titolisti e ai tifosi pasdaran del “cacciare i soldi”. I soldini il Milan li ha spesi, eccome. Li ha però spesi male. Kalinic, André Silva, Biglia, lo stesso Bonucci. A una giornata dalla fine del girone d’andata, i rossoneri sono al nono posto in classifica, a tre punti dalla Sampdoria che occupa l’ultimo posto utile per agganciare l’Europa sia pure quella minore della Europa League; la Champions è irraggiungibile, a quattordici punti.
L’esonero di Montella
Ha incassato otto sconfitte in diciotto partite; ha subito l’onta del pareggio a Benevento il cui unico punto in classifica è stato conquistato contro il Milan. E ha cambiato anche allenatore. Ha esonerato Montella dopo lo 0-0 interno contro il Torino, partita in cui gli attaccanti hanno sprecato l’impossibile. E con Gattuso hanno racimolato quattro punti in quattro gare. Una vittoria contro il Bologna, a San Siro, e tre figuracce: il pari contro il Benevento, la disastrosa sconfitta di Verona per 3-0 e la mortificazione interna subita dall’Atalanta per 2-0.
Soltanto l’Inter in crisi d’identità avrebbe potuto rianimare il Milan. E infatti l’operazione è riuscita. La serata di San Siro, che regala un sorriso ai depressi tifosi rossoneri, regala un pensiero per Vincenzo Montella l’allenatore precocemente scaricato nell’illusorio tentativo di coprire l’assoluta inadeguatezza di Fassone e Mirabelli che hanno confermato il vecchio assunto che i soldi non fanno la felicità, soprattutto quando non li sai utilizzare.
Tra Kalinic e André Silva
Vincenzino Montella, in queste ore corteggiato da un club come il Siviglia, qualcosina di calcio ne capisce. E non era affatto un caso se più di una volta aveva preferito Patrick Cutrone al centro dell’attacco al posto del deludente Kalinic o dell’ancora misterioso – ma da non scartare anzitempo – André Silva. Montella è stato un centravanti vero e sa riconoscere un ragazzo col fiuto del gol (anche quando non aveva una pagina wikipedia). Purtroppo (per modo di dire) succede anche che i migliori acquisti sono quelli a costo zero. Non c’è nulla di male se un centravanti uno se lo ritrova in casa senza bisogno di ingaggi stratosferici né di una spesa superiore ai trenta milioni.
Siamo in Italia
Ma siamo in Italia. E se ti chiami Cutrone e non hai nemmeno vent’anni, il centravanti titolare nel Milan non puoi farlo. Perché altrimenti cosa dice la gente? Che sei una società di pezzenti? Il giudizio degli altri conta; nella vita come nel calcio. Conta soprattutto quando non sei sicuro delle tue idee. Cutrone il ragazzino – in Italia sei ragazzino finché non hai 65 anni – ha segnato 9 gol in 137 minuti: 2 in campionato, 5 in Europa League (2 nei preliminari) e 2 in Coppa Italia. Ha giocato 1.232 minuti. Kalinic ne ha giocati cento in più di minuti e ha realizzato quattro reti. Una media di un gol ogni 336 minuti. Per Cutrone la media è di uno ogni 137 minuti. Ma cosa vuoi che sia la meritocrazia. C’è il giudizio della gente, dei presunti intenditori, quello che conta decisamente di più. André Silva ha segnato 8 otto gol, ha giocato 1.328 minuti, la sua media è buona, non lontana da quella di Cutrone: un gol ogni 166 minuti. Il Milan si sarebbe potuto regalare una coppia gol under 23. Il condizionale è d’obbligo.
Ricordiamo, tanto per fare qualche esempio, che la media stagionale di Icardi è di un gol ogni 103 minuti, quella di Dzeko di una rete ogni 182 minuti; Higuain un gol ogni 168 minuti, Dybala uno ogni 123 minuti. Il migliore tra i “grandi” è Immobile – altro sottovalutato in Italia – che ha segnato un gol ogni 79 minuti. Alla Lazio è costato appena dieci milioni. Troppo poco. Una figuraccia.