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Alfonso: «Io napoletano, tifoso della Fiorentina perché innamorato del viola»

Parte oggi la nostra nuova rubrica “La pecorella smarrita”, ovvero interviste a napoletani tifosi delle squadre avversarie. La Fiorentina è un bell’inizio.

Alfonso: «Io napoletano, tifoso della Fiorentina perché innamorato del viola»

Che Napoli e provincia brulichino di tifosi di Juventus, Inter e Milan è cosa dolorosa e nota. Fama, vittorie e blasone delle tre squadre nazionali hanno affascinato a partire dagli Anni ’50 intere generazioni di tifosi. E il Napoli, senza scomodare Antonio Papa e Guido Panico e la loro “Storia sociale del calcio in Italia”, non è mai a riuscito a incarnare, se non per brevi periodi, l’unico riferimento delle genti meridionali. Tuttavia a queste latitudini, hanno inaspettatamente nidificato anche tifosi di squadre che non ti aspetteresti come Torino, Fiorentina, Lazio, Roma, Sampdoria, Cagliari… esatto Cagliari. Il Napolista si è messo sulle tracce di queste pecorelle smarrite cercando di capire i motivi di questi autentici misteri della fede (calcistica).

«Oh Fiorentina,
di ogni squadra ti vogliam regina,
oh Fiorentina
combatti ovunque ardita e con valor…»

Il cuore di Alfonso Torre, 49 anni, napoletano, dipendente pubblico, vibra, pulsa, batte quando risuona l’inno della Viola, scritto nell’anno di grazia 1931. Un amore sbocciato alla tenera età di cinque anni. Capperi, Alfonso, quindi non sa nemmeno che la Fiorentina ha due scudetti…

«Faccia meno lo spiritoso. Il primo l’ha vinto a metà degli anni Cinquanta, il secondo nel campionato 1968-69 con una gran bella squadra».

In effetti c’erano fior di giocatori: De Sisti, Merlo, Chiarugi, Amarildo, Superchi in porta. Superchi era “figurina” Panini di media difficoltà, se la memoria non inganna. Ammesso che lei sappia chi sono, ormai appartengono all’archeologia calcistica.

«Continui pure a sfottere, intanto con gli scudetti siamo ancora in parità, solo che i vostri sono un po’ più freschi, ma mica tanto? E in panchina c’era il mitico Bruno Pesaola, che a voi dovrebbe dire qualcosa».

Eh già il grande e rimpianto Petisso. Allora, ci spiega il mistero del napoletano folgorato lungo la via Cassia?

«Ai più apparirà strano, non fosse altro che per ragioni di scaramanzia, ma fu galeotto il colore viola. Si, proprio così, mi affascinavano le figurine Panini dei calciatori, pardon “campioni” , della Fiorentina per via del colore. Poi appena ho iniziato a comprendere, o a non comprendere, come mi dicono i miei amici “napoletani”, un po’ di calcio mi sono innamorato di Antognoni, il Capitano, l’unico 10».

Innamorarsi del viola è davvero strano, ma non tutti sono perfetti. Sa che potrebbe essere l’unico tifoso della Fiorentina da queste parti?

«Assolutamente no, siamo più di quanto si possa pensare, ve lo assicuro. E per non andare troppo lontano, anche nella mia famiglia c’è un altro “folle viola” come me, mio cugino Raffaele: insieme soffriamo tanto e gioiamo, un po’ meno, ahinoi, per questi colori da sempre».

Incredibile, siamo già a due tifosi della Gigliata a Sud del Garigliano. Da quando manca dal Franchi? Qual è l’ultima partita che ha visto?

«Da fine agosto scorso, seconda di campionato: Fiorentina Sampdoria 1-2. Ero con amici e appunto mio cugino: nonostante la sconfitta, ci siamo divertiti lo stesso anche perché, a dire il vero, amiamo molto anche l’”altra fiorentina”. Quella che, anziché mettere a dura prova le nostre coronarie, ci fa tanto ma tanto bene, deliziandoci il palato. Un’altra ragione per andare spesso nella bellissima Firenze».

Autentiche pillole di romanticismo gastronomico. Quest’anno avete perso Bernardeschi, Kalinic, Vecino, Ilicic, gente in gamba. Diciamoci la verità: i Della Valle vi hanno fatto le scarpe.

«La scarpe continuano a farle tutte i giorni. In effetti in agosto i Della Valle ce li avevamo sulle scatole, ma è anche vero che i giocatori che vogliono lasciare la magica Firenze vanno accompagnati all’uscio senza rimpianti. Sono però arrivati ricambi di uguale valore con la conferma di Chiesa junior, il nostro orgoglio. E poi Pioli è un signor allenatore. Sappiamo che è un anno di transizione: almeno ci divertiamo a veder giocare i nostri giovani, cosa che negli ultimi due anni non ci capitava quasi mai. Nel frattempo abbiamo raggiunto il Milan dopo un inizio complicato».

Raggiungere il Milan di questi tempi non è un gran risultato. Domenica arriverete al San Paolo per incrociare un Napoli ferito. Che intenzione avete?

«Telefono a Pioli e ve lo dico. Che razza di domanda… La Fiorentina si giocherà la partita con la consapevolezza sia di incontrare una grande squadra che non può sbagliare un’altra partita sia che il lavoro del nostro allenatore comincia a dare i frutti sperati. Siamo in un buon momento e abbiamo messo nel mirino l’Europa League… speriamo bene».

Dicono che i Della Valle resteranno se nascerà il nuovo stadio. Lei che ne dice?

«Ho letto che potrebbe sorgere a Peretola, mi auguro che ciò non avvenga in tempi biblici. Quanto ai Della Valle, non appartengo al partito di chi li vuole via da Firenze: di questi tempi preferisco di gran lunga una solida proprietà italiana a esotici e improbabili salvatori della Patria… quindi me li tengo stretti. Buona partita e forza Viola. E state attenti, non vi vedo molto in forma ultimamente».

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