Perché ha inibito la squadra di Sarri, perché ha giocato la partita che voleva giocare. Dalla sua, il Napoli paga una gestione sbagliata di alcuni momenti chiave.
Giocare meglio
La differenza tra Napoli e Juventus, ieri sera, è stata netta ma al tempo stesso minima. Entrambe le squadre, infatti, sono riuscite a riprodurre sul campo il proprio software, vale a dire i propri principi di gioco. Di mezzo c’è stato il gol di Higuain, però. Che sposta la bilancia del risultato dalla parte di Allegri e dei suoi, e dipinge di bianconero anche il giudizio sulla prestazione. Per dirla velocemente: la Juventus “ha giocato meglio” perché ha fatto quello che ha deciso di fare, e “ha preparato meglio la partita” perché quello che aveva deciso di fare ha portato tre punti in classifica.
Nelle dichiarazioni del postpartita, Allegri ha spiegato: «Il calcio è anche nella capacità di individuare e limitare i punti forti della squadra che affronti». Differentemente dal Napoli e da Sarri, la Juventus e il suo tecnico hanno questo tipo di mentalità. Ovvero: giocare in maniera reattiva, modificarsi rispetto alle caratteristiche della squadra avversaria. È un’impostazione decisamente funzionale quando un possibile modello rispetto ai calciatori a disposizione inibisce completamente la squadra avversaria. Ieri sera è successo proprio questo: Allegri ha studiato la partita in modo da rendere (più) arida la manovra del Napoli, prima di tutto. Ci è riuscito, ed ha avuto la bravura (più che la fortuna) di portarsi a casa l’intera posta grazie a un gol “scaturito”, non “costruito”.
Attenzione: in questo caso, con il termine “scaturito”, non si vogliono depotenziare i meriti della Juventus. Anzi, il contrario. La squadra di Allegri è stata programmata per fare certe cose (vedremo dopo quali) e la realizzazione di Higuain nasce da queste istruzioni iniziali. Ma anche dal fatto che il Napoli è questo. Non per numero o qualità dei giocatori, ma per caratteristiche tecniche e tattiche. Quello di Sarri è un sistema chiuso, reso ancora più chiuso dalla mancanza incidentale di alternative (Milik e Ghoulam). Un sistema chiuso che, tra l’altro, ha iniziato la partita senza imprimere subito il necessario ritmo alto.
La Juventus
La partita di Allegri non è stata, semplicemente, scegliere il 4-3-3. Piuttosto, il tecnico bianconero ha individuato i principi di gioco migliori per bloccare il Napoli. Primo: limitare Jorginho. Pjanic seguiva praticamente a uomo il centromediano italobrasiliano, fino alla sua area di rigore.
Primi minuti di gioco
Conseguenza: Jorginho ha giocato comunque 106 palloni, ma è il quarto calciatore per tocchi di una squadra con il 67% di possesso palla al 90esimo. Il frame di sopra non è scelto a caso. Si vede infatti tutto il resto dell’atteggiamento della Juventus, tutta la sua impostazione difensiva, chiara e riconoscibile fin dai primi minuti: linee di passaggio chiuse, densità al centro per spostare la manovra sulle fasce e zero pressing sui portatori di palla iniziali. Questo vuol dire limitare il Napoli.
Sotto, vediamo la traduzione oggettiva di queste considerazioni. Posizioni in fase di possesso palla avversario. I dati del baricentro, non trascritti nella grafica, sono altrettanto indicativi: 63 metri per il Napoli, 36 per la Juventus
In questo modo, il Napoli è stato costretto ad attaccare secondo un copione che non gli appartiene. A fine partita, i cross tentati dalla squadra di Sarri saranno 41. Un numero eloquente, specie se pensi che gli attaccanti a disposizione in organico sono Mertens, Insigne, Callejon, Ounas e Giaccherini.
Controllare il controllabile
Allegri è stato eccezionale a controllare quanto gli era possibile. È una scelta che potrà non incontrare il gusto di tutti, ma che ha buone probabilità di rivelarsi vincente. Specie se gli avversari iniziano la partita con marce basse, credendo di poter gestire il gioco. La vera colpa del Napoli, ieri sera, è proprio questa. L’inizio della squadra di Sarri – a differenza della partita col City, ad esempio – è stato molto compassato, come da abitudine nelle ultime uscite. L’idea iniziale del tecnico partenopeo, probabilmente, era quella di aspettare il momento giusto per colpire e intanto di mantenere la partita in equilibrio – in modo da non sovraccaricare calciatori «poco brillanti» (cit. Sarri) o comunque in difficoltà (come Insigne).
Per caratteristiche, il Napoli tende a rimanere molto alto in entrambe le fasi di gioco. Nei primi 25′, la Juventus ha assorbito le manovre della squadra di Sarri con la sua strategia difensiva, però ha anche scelto di tentare sempre l’uscita in palleggio, sfruttando la qualità tecnica dei suoi calciatori.
Da questa situazione di apparente difficoltà in uscita, si originerà una delle 7 conclusioni totali tentate dalla Juventus.
Il gol di Higuain nasce da una situazione similare in fase di attacco posizionale del Napoli. Insigne perde palla in un momento di grosso sostegno offensivo, con cinque uomini a supporto della sua azione. Dybala, trequartista ma soprattutto regista offensivo della Juventus, tiene una posizione tra le linee che mette in disordine il dispositivo iniziale del pressing del Napoli e avvia la transizione. Merito della sua bravura, di quella di Higuain, di un piccolo errore di Koulibaly nella lettura della situazione in area di rigore. Ma, soprattutto, “colpa” di un Napoli non aggressivo come nella seconda parte di gara. Sarri, nel postpartita, darà la colpa alla «mancata uscita iniziale». Il discorso di prima: con l’atteggiamento del secondo tempo, il Napoli avrebbe concesso meno spazio e profondità immediata nella ripartenza a campo aperto della Juventus.
Pochi istanti prima del gol di Higuain. Nel quadrato giallo, Paulo Dybala. La difesa non alta abbastanza del Napoli gli ha permesso di arrivare al limite dell’altra area palla al piede.
Conclusioni
La sensazione finale è rintracciabile nelle parole dei due tecnici, confrontate con le statistiche. La Juventus esce imbattuta dal San Paolo (seconda stagione consecutiva in campionato) grazie a una prestazione di grande attenzione difensiva, Buffon è stato realmente impegnato solo in due occasioni (Insigne da fuori e sul corner successivo), nella ripresa due tiri fuori di Callejon e ancora di Insigne. Le parole di Allegri: «Solo una prestazione di questo tipo poteva portare a un successo in casa del Napoli». Considerando che la squadra di Sarri non perdeva (al San Paolo e in assoluto, in Serie A) dal 25 febbraio scorso, possiamo dire che queste dichiarazioni corrispondono a verità.
Il Napoli, invece, paga la scarsa brillantezza di cui abbiamo già parlato sopra, citando Sarri. Con 21 conclusioni tentate verso la porta di Buffon, nonostante le inibizioni di cui abbiamo parlato, la squadra azzurra conferma che non si tratta di stanchezza, quanto di scarsa precisione in alcuni momenti chiave. L’inizio del match, la parte di predominio territoriale nella ripresa. Leggendo le statistiche degli azzurri, ti accorgi che i 7 tiri di Insigne sono finiti tutti tra le mani di Buffon (5) oppure fuori di un bel po’ (sotto, la mappa); che oltre a Lorenzo, Mertens ha concluso (malissimo) solo 3 volte, con due occasioni create in tutta la partita, e nel giro di un minuto (54′-55′); che Marek Hamsik ha tirato una sola volta verso la porta e ha costruito 2 occasioni, di cui una con un cross forzato.
Nei numeri di sopra, si leggono il calo del Napoli e (ancora) la partita interpretata meglio dalla Juventus. Che ha fermato la squadra di Sarri e ha trovato il gol. Quanto gli è bastato per vincere. Una differenza minima, ma netta.